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LA LUNGA EPOPEA DEL MALE ALESSANDRINO

Non passa mese senza che politici, imprenditori, finanzieri e pubblici funzionari alessandrini non abbiano l’onore delle stampe sugli strumenti di informazione nazionali. Alcuni di loro fanno ormai parte della leggenda e delle loro gesta i si narra nel fuoco dei bivacchi della seconda repubblica. Primo di loro, nel nome come nella fama, è Greganti, protomartire della tangente, preso con un bagagliaio pieno di contante e rimasto a lungo in carcere senza profferire parola. Lo segue, con pari tacche sul difficile palo della fama, un gentile signore, tuttora in attività, sempre disposto ad andare in galera in conto terzi, facendo di professione “la capra” per dirla con linguaggio mafioso ormai di uso corrente anche nelle scuole materne. Ambedue particolarmente venerati nell’intera area Scrivia. Ve ne è pure un terzo, ma di opposto credo politico, e ciò depone a favore del non settarismo alessandrino, affettuosamente chiamato Nerone dagli amici poiché è diffusa la credenza popolare che abbia incendiato un municipio per cancellare prove a suo carico. Da decenni i demiurghi a cui si deve ogni cosa avvenuta nell’alessandrino sono sempre gli stessi, come sono sempre le stesse le cariche ed il potere che gestiscono poiché, senza potere, le tangenti né si ricevono né si danno. Certo c’è stata qualche new entry per sostituire chi è volato nel più alto dei cieli, probabilmente corrompendone i guardiani all’entrata. Va però a loro merito l’aver democratizzato il male. Alle maxitangenti misurabili a milioni si sono affiancate in parallelo altre più modeste distribuite a pioggia in base ad un’elementare, quanto efficace, filosofia: pagare poco ma pagare tutti anche anticipatamente. All’inizio senza chiedere nulla in cambio per creare un obbligo a cui non si può dire di no. E la cosa ha sempre funzionato benissimo consolidandosi nel tempo fino a creare una diffusa cleptocrazia a copertura di ogni agire. A farne le spese è stato anche il rapporto tra governo ed opposizione ridotto in realtà ad un unico ed obbediente partito subalterno al potere economico. Altra caratteristica alessandrina è il sapere sempre tutto di tutti fin nei minimi particolari. Gli unici a non vedere, non sentire, non capire sono rimasti solo coloro che, istituzionalmente dovrebbero reprimere e combattere questo stato di cose. La loro cecità è arrivata al punto di non vedere nemmeno l’abbattimento, tanto ingiustificato quanto illegale, del principale ponte sul Tanaro ad Alessandria e per di più senza avere il denaro per costruirne uno nuovo. Delirante caso di voracità solo reso possibile da una complicità collettiva, nemmeno riscontrabile nel più profondo sud d’Italia. Fino a quando potrà ancora andare avanti questo gioco a moscacieca al di là della più elementare ragione e giustizia?

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