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LA MAGIONE TEMPLARE DI MILANO

Nell’antica casa Templare, convenientemente ampliata e adattata al pari della unita chiesetta che venne in seguito chiamata, prima dell’avvento di Ludovico e quindi qui cade la tesi sia stato il Moro a volerne cambiare il titolo, S. Giovanni al Tempio, qui i Gerosolimitani rimasero fino al 1798, cioè fino a che la chiesa venne soppressa e trasformata in oratorio. 1787, sulla nuova guida di Milano così si legge a pag 114: “dirigendo il cammino al borgo di Porta Romana si può vedere la Chiesa di S.Giovanni Battista Commenda di Malta, anticamente de’ Templari..non ha di pregio che esternamente l’antica sua semplicità.”. Le ultime notizie relative alla precettoria di Santa Maria del Tempio si trovano nelle Mappe Catastali del 1881, prima della demolizione avvenuta per la costruzione del padiglione “Riva” e della clinica “De Marchi” del Policlinico. Di tale edificio, detto la “Commenda” oggi non esiste più nemmeno la sede dei Cavalieri di Malta, ma solo la via contigua, sperando che la modernità con la morbosa smania di cancellare il vecchio e il ricordo, nel suo perpetuo divenire, non rimuova ogni glorioso ricordo storico tramandato da chi, prima di noi ha amato e vissuto la nostra bellissima città.
Nel 1291 cade Acri, ultimo baluardo cristiano in Terrasanta. I Cavalieri del Tempio provocano il crollo della torre dove erano asserragliati e rimangono sepolti assieme agli assalitori.
Uno di questi era antenato di Goffredo de Charnay, colui che 40 anni dopo avrebbe reso pubblica la Sacra Sindone. Anche a Milano succede ciò che stava avvenendo in tutta Europa. Papa Clemente V attraverso i commissari Domenicani, sottopose al giudizio dell’Inquisizione, con la tortura e la condanna, i monaci-guerrieri. Il 22 novembre 1307 inizia il loro calvario: una pergamena papale da Poitiers ordina il loro arresto immediato e la confisca dei beni a favore degli stessi Domenicani: da questo si può avere un’idea del “trattamento speciale” a loro riservato. Entrare nell’universo dei cavalieri “senza macchia e senza paura” è un viaggio, come lo intendevano gli antichi Celti, un’esperienza e insieme un percorso all’interno di se stessi, una via mistica alla ricerca della Conoscenza. Forse una ricerca inconscia del Sacro Graal.

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