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LA MAGIONE TEMPLARE DI MILANO

Ma il più famoso è senz’altro quello di Porta Romana. Ancora oggi infatti esiste la “via Brolo” e la piazzetta di “san Nazaro in Brolo”, con relativa chiesa, zona ormai la più probabile documentata del loro insediamento originale.
Ospedale Maggiore di Milano, Giulini – Stampa tratta da Memorie spettanti alla storia, al governo e alla descrizione della città e campagna di Milano nei secoli bassi
La costruzione che realizzarono fu all’inizio una modesta casa, successivamente si trasformò in una Mansione, una vera e propria Commanderia Militare, comprendente la cappella, Santa Maria del Tempio posta tra le attuali vie Santa Barnaba e Commenda, fuori dalle mura tra Porta Romana e Porta Tosa. Comunque posta tra le principali vie d’accesso alla città e in grado di schierare con rapidità la Cavalleria in un ampio raggio d’azione. Le precettorie, le “grangie” e gli “hospitalia” dei Templari erano decorate inizialmente con la “doppia croce patriarcale”, dopo la metà del XII secolo, la “croce patente” con bracci triangolari aperti in fuori.
Ad ovest di Milano è stata recentemente scoperta, nella chiesa di San Giovanni Battista a Cesano (l’antica Capo Pieve di Cascina Linterno) una tomba del XII secolo con le pareti dipinte con “croci patenti rosse”. La tomba è stata rinvenuta già violata ma il riferimento immediato va ad un personaggio molto importante collegato ai Templari. Tombe analoghe si trovano solo nel Duomo di Monza e nella già citata Basilica di San Nazaro Maggiore in Brolio, adiacente alla precettoria templare di Santa Maria del Tempio in Brolo.
Attorno a Milano, l’Ordine del Tempio aveva inoltre terre coltivate, boschi, cascine, botteghe, officine, mulini e mandrie e teneva mercati e fiere, in giorni o festività fisse. Secondo alcuni anche l’odierna via Larga si chiamava contrada del Brolio. Si racconta che in tal luogo, in epoca romana, i sacerdoti se ne servissero per i loro incantesimi e i giovani per le esercitazioni militari. Nei primi tempi cristiani e quando la chiesa cominciò ad acquistare, esso passò in proprietà del vescovo milanese, o meglio, patrimonio di s. Ambrogio.
Nel 1301 gran parte del Brolo apparteneva all’arcivescovado, come è provato da una concessione fatta dall’arc. Francesco de Parma ai frati dell’ospedale del Brolo di 3 pertiche di terra per costruire un cimitero.
Non deve stupire se il Brolo si chiamasse “di sant’Ambrogio”, perché in quel periodo, i militi, i castelli, i beni di sant’Ambrogio, erano tutte quelle cose che appartenevano al patrimonio del “patrono della chiesa milanese”, e quindi dell’Arcivescovado di Milano.

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