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QUESTA STORIA QUA

Non è un documentario su Vasco Rossi, che sarebbe stato un po’ stucchevole per la verità, ma un riuscito e gradevole acquarello dell’Italia in cui è nato e cresciuto, vista con gli occhi del rocker di Zocca ma anche dei suoi compagni di strada. Uno straordinario ritratto «dal basso», fatto di foto e filmini di famiglia, di feste campestri e di giochi da adolescenti, di vecchie videocassette gelosamente conservate da amici e parenti. E di registrazioni radiofoniche, perché Vasco ha iniziato facendo il dj. Dagli anni ’60 agli anni ’70 quando ha fondato una radio che avrebbe spianato la strada alla liberalizzazione delle emittenti private in Italia, Punto Radio. Preceduto da un tam tam ossessivo, esaltato e distorto dalle cronache della malattia, «Questa storia qua» di Alessandro Paris e Sibylle Righetti è davvero una bella sorpresa. E non solo per i fans. Vasco Rossi, assente a Venezia, ha inviato un lungo messaggio di saluto: «Eccomi qua per assistere con voi alla visione di questo film che racconta la terra dove sono cresciuto, la sua influenza su di me e sulla rockstar Vasco Rossi. «Post fata Resurgo». È il simbolo della fondazione di Zocca (e quante volte io proprio dai fallimenti ho preso la forza che ho avuto). Zocca, questo microcosmo popolato da un pugno di anime uscite dalla feroce e terribile esperienza della guerra e che ha ricominciato a vivere una vita normale, felice soltanto di essere viva». Proiettato via satellite in 200 cinema d’Italia in contemporanea con l’anteprima veneziana, «Questa storia qua» sarà in sala stasera al Megaplex Stardust di Tortona.

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