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ARTE, TRADIZIONE E GASTRONOMIA PER GIO’ POMODORO

Una famosa opera d'arte di Gio' PomodoroAlessandria – Si inaugura mercoledì 7 dicembre una fra le più importanti mostre antologiche dedicate allo scultore marchigiano Gio’ Pomodoro. L’evento dal titolo “Gio’ Pomodoro. Il percorso di uno scultore: 1954-2001”, che terminerà il 30 aprile 2012 , si snoda in un vero e proprio museo diffuso nell’incantevole territorio dell’alto Monferrato. Ville, Palazzi storici e Musei diventeranno, nei mesi dell’esposizione, un circuito senza eguali dove compiere uno fra i più esaustivi viaggi fra le opere del grande Maestro della scultura internazionale. Si parte dalla città di Alessandria per un percorso che tocca le più suggestive e peculiari città della provincia: Acqui Terme, Novi Ligure, Valenza, Tortona e Casale Monferrato. Nel circuito, che vede coinvolte ben nove sedi espositive, saranno esposte 173 opere, e si propone quale viaggio conoscitivo nella poetica e nell’estetica dei monumentali e straordinari capolavori di Gio’ Pomodoro, la cui radice intellettiva, matematica e filosofica, ha lasciato un patrimonio artistico-concettuale riconosciuto ed apprezzato in tutto il mondo. La manifestazione è promossa dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Alessandria, dalla Provincia di Alessandria, dai Comuni di Alessandria, Acqui Terme, Novi Ligure, Tortona, Casale Monferrato e Valenza. Contribuisce in maniera significativa anche il Museo Gori e Zucchi della UNOAERRE di Arezzo poiché, nella sede dell’oratorio della Chiesa di San Bartolomeo di Valenza, verranno esposte 45 preziose ed uniche sculture gioiello realizzate da Gio’ Pomodoro. La rassegna è curata da Marco Meneguzzo e da Giuliana Godio di Arte Futura. Testi in catalogo di Marco Meneguzzo, Giuliano Centrodi, Isa Caffarelli e Giuliana Godio. Questa straordinaria manifestazione si propone altresì come percorso attraverso le eccellenze del territorio alessandrino. Ognuna delle sedi espositive è già di per sé un luogo di interesse storico-artistico, così come ognuna delle città offre giacimenti eno-gastronomici d’eccellenza. Si potrà compiere dunque, attraverso il circuito dell’antologica dedicata a Gio’ Pomodoro, un viaggio completo nel segno del più piacevole dei percorsi turistico-culturali. Ed è proprio così che si vuole intendere questa manifestazione, un omaggio a coloro che amano cogliere le essenze dell’arte e della cultura e le uniscono alle tradizioni di un territorio per coglierne l’universo. Il viaggio inizia dalla Città di Alessandria dove, a Palazzo del Monferrato, raro esempio di connubio fra Barocco ed Espressionismo e caratterizzato da una singolare e solenne compostezza architettonica, saranno esposte, oltre all’opera monumentale “Grande Ghibellina”, 12 sculture in bronzo, pietra e marmo e una importante serie di acquerelli; nella Galleria Carlo Carrà di Palazzo Guasco, aristocratico edificio di impianto settecentesco del casato dei Marchesi Galiarati di Solero, saranno esposti “I Luoghi” di Gio’ Pomodoro, 5 sculture in pietra e bronzo e una serie di tavole progettuali su carta. A Palazzo Cuttica, oggi sede del Museo Civico, dove si conservano i documenti della celebre battaglia dell’epopea napoleonica combattuta a Spinetta Marengo, e in epoca napoleonica residenza dei Generali Chasseloup e Despinois e sede della Prefettura di Marengo, troveranno spazio 9 sculture di piccole e medie dimensioni e 10 importanti opere su carta, oltre all’opera monumentale “Sole deposto” installata all’ingresso del palazzo. Nel cortile della sede della Camera di Commercio sarà installata la scultura monumentale in bronzo“Colloquio col figlio”. Novi Ligure (Al) ospita un corpus piuttosto importante di opere della serie “Tensioni” e “Soli”. In mostra, 23 sculture e 17 acquerelli. La sede è quella del Museo dei Campionissimi, un sito che raccoglie e racconta una delle pagine più belle e coinvolgenti della storia recente del nostro paese, e rende omaggio agli eroi del pedale: Costante Girardengo e Fausto Coppi. A Valenza (Al), città nota in tutto il mondo per la storica tradizione orafa, trova luogo nell’Oratorio della Chiesa di san Bartolomeo, il monumento più antico della città, una significativa, raffinata e preziosa, serie di 45 gioielli-scultura di Gio’ Pomodoro. Le opere saranno esposte nelle teche che hanno ospitato gli stessi gioielli al Petit Palais di Parigi. Un altro gioiello di questa manifestazione è la Villa Ottolenghi di Acqui Terme (Al), questa magnificente dimora merita una davvero un viaggio: essa è l’unico esempio in Italia di stretta collaborazione in epoca recente fra architetti, pittori e scultori, i quali hanno dato vita ad una dimora padronale caratterizzata dalla presenza di importanti opere d’arte. Vi hanno contribuito Marcello Piacentini, Arturo Martini, Fortunato Depero, Venanzo Crocetti. Mentre le meravigliose scenografie del parco della villa sono il risultato dell’opera del famoso architetto paesaggista Pietro Porcinai. Qui sarà esposta la grande opera in bronzo “Due” mentre all’interno della villa troveranno spazio 13 opere fra sculture e acquerelli. Sede del Museo Archeologico e delle Civiche Raccolte Artistiche è il Palazzo Guidobono di Tortona (Al), la facciata di ispirazione gotica tradisce l’originario impianto settecentesco ma gli interni, caratterizzati da importanti decori, rendono questo palazzo nobiliare un luogo davvero suggestivo quale spazio museale atto ad ospitare i bronzi e i marmi di Gio’ Pomodoro. Ulteriore tappa del circuito è Casale Monferrato (Al) dove, nel loggiato della Villa Comunale, sarà ospitata per tutto il periodo della manifestazione la grande opera-capolavoro in bronzo lucido “Folla”. Gio’ Pomodoro, l’umanista. La sintesi della mostra, che trova spazio e si traduce in un vero e proprio museo diffuso sul territorio nella Provincia di Alessandria, percorso esaustivo nell’opera del grande scultore, e perché no, filosofo dell’arte italiana, si ritrova nelle parole del curatore Marco Meneguzzo: “Come artista, Gio’ Pomodoro, si è sempre mosso tra gli assoluti che insieme definiscono la categoria dell’ “umano”: lo spazio e la storia. La scultura è la disciplina linguistica che secondo lui può incarnare meglio il senso dell’assoluto. È per questo che è diventato scultore”. “Ritornare ai fondamentali è sempre stata la necessità della scultura di Gio’- prosegue il curatore – mentre restare nei fondamentali è sempre stata la sua aspirazione. Qual è l’essenza della sua sperimentazione? Sperimentare il basso e bassissimo rilievo, la scultura come pannello, come superficie, esplorare i confini del territorio plastico, provare a forzare i limiti della scultura, imposti non tanto dalle sue qualità intrinseche, quanto da una tradizione scivolata prima nella consuetudine, poi purtroppo nell’abitudine”. “Le prime Superfici in tensione, sono dedicate a questa esplorazione, e si affiancano ad altre esperienze plastiche italiane simili (come quelle di Umberto Milani, di Francesco Somaini, di Emilio Scanavino, dei pannelli ceramici di Franco Meneguzzo, e soprattutto di Pietro Consagra, oltre naturalmente a quelle del fratello Arnaldo)- precisa ancora Meneguzzo- che denotano l’esistenza di un’atmosfera di ricerca plastica di allora, lontana sia dalla figurazione in tutte le sue accezioni, sia dagli eccessi razionalistici e iperprogettuali del concretismo alla Max Bill o alla Bruno Munari. Le tensioni sono il punto di svolta sia nei confronti della materia sia dello spazio, qual è il rapporto fra Gio’ e il suo concetto di scultura? Le tensioni furono salutate come qualcosa di eccezionalmente nuovo, cui contribuì certamente tutto il processo ideativo e realizzativo che Gio’ aveva escogitato. Esse sono l’acme, la sintesi di ciò che era stata la sua ricerca, e di ciò che diventerà il suo sviluppo nei successivi quarant’anni. Qui la materia cede il passo allo spazio, e questo è il primo passo estremamente significativo, perché si definisce una priorità all’interno di quella triade altrimenti indistinta costituita dal tradizionale rapporto tra materia, spazio e forma. In altre parole, l’aver compreso una volta per tutte come trattare lo spazio, quale priorità attribuire agli elementi fondamentali della sua scultura, gli ha dato la forza e la fiducia per poter inserire nuovamente nel linguaggio plastico quegli elementi narrativi che aveva rifuggito solo qualche anno prima: risolto il problema del rinnovamento linguistico, eliminato il repertorio ammuffito della statuaria, affermata ormai la forma e la formula aniconica anche per la scultura, non era più necessario allontanare dalla disciplina plastica quel versante simbolico-narrativo che comunque poteva essere parte sostanziale della scultura, come lo era stato nei secoli passati”. Prosegue inoltre il curatore: “Gio’ Pomodoro definisce lo spazio attribuendogli delle misure e costellandolo di simboli antichi e perduranti, come la colonna, la piramide, la sfera, il cubo. Percorre l’universo, ce lo rende conoscibile e addirittura familiare, come quando i pastori di Piranesi passeggiavano per le rovine dell’antica Roma, tra colonne e vestigia affioranti. È l’umanesimo, il romanticismo di un razionalista passato attraverso la Modernità, che ci consegna misure apparentemente arcane ma decifrabili, per metterci in contatto con l’universo, ma soprattutto con tutti gli uomini che quell’universo hanno costruito”. Conclude Marco Meneguzzo rimandando il lettore all’ampio suo saggio nel catalogo della mostra.

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