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PALENZONA POTREBBE “CADERE” PER L’ARTICOLO 36

Fabrizio PalenzonaL’articolo 36 della manovra di Mario Monti esclude gli incarichi multipli a meno che non ci sia rapporto di controllo tra le società interessate. E il nostro Palenzona di incarichi ne ha veramente tanti, forse troppi.

Milano (m.c.) –
Poltrone in bilico nelle stanze buone della finanza a Milano. Ennio Doris Il fondatore e principale azionista di Mediolanum fa parte del consiglio di Mediobanca in virtù della partecipazione al patto di sindacato dell’istituto, il nostro Fabrizio Palenzona Vicepresidente di Unicredit, siede anche lui nel consiglio di amministrazione di Mediobanca in rappresentanza del gruppo di piazza Cordusio, Dieter Rampl Il presidente di Unicredit ha un posto nel Cda di Mediobanca, Giovanni Bazoli Il presidente del consiglio di sorveglianza di Intesa Sanpaolo siede anche nel consiglio di sorveglianza di Ubi Banca in rappresentanza di Mittel. Altro che conflitto di interessi, questa è una vera lobby interbancaria dominata dal superbanchiere-politico di Pozzolo Formigaro Fabrizio Palenzona. Ma i tempi in cui si poteva fare più o meno quel che si voleva paiono destinati al tramonto. Monti, il ferreo garante della concorrenza perfetta, colui che ha costretto a “Canossa” Bill Gates, vigila e sanziona. Infatti una norma quasi inosservata inserita nella manovra del governo vieta i doppi incarichi di consiglieri e amministratori in società finanziarie concorrenti. La norma è infatti potenzialmente dirompente: potrebbe costringere Giovanni Bazoli a scegliere – con esito ovviamente scontato – tra il consiglio di sorveglianza di Intesa-Sanpaolo e quello di Ubi Banca. O potrebbe mettere di fronte a un aut aut i numerosi consiglieri Unicredit – dal presidente Dieter Rampl al vice Fabrizio Palenzona, a Carlo Pesenti – che siedono pure nel Cda di Mediobanca. Per questo banche e assicurazioni hanno messo al lavoro i loro esperti legali per cercare di capire meglio la portata della novità. In effetti l’articolo 36 della manovra, inserito nel testo tra sabato e domenica, e intitolato “Tutela della concorrenza e partecipazioni personali incrociate nei mercati del credito e finanziari”, che impone il divieto “ai titolari di cariche negli organi gestionali, di sorveglianza e di controllo e ai funzionari di vertice di imprese o gruppi di imprese operanti nei mercati del credito, assicurativi e finanziari di assumere o esercitare analoghe cariche in imprese o gruppi di imprese concorrenti”. Che cosa si intenda per concorrenti lo spiega lo stesso articolo 36 al secondo comma: “le imprese o i gruppi di imprese tra i quali non ci sono rapporti di controllo ai sensi dell’art. 7 della legge 10 ottobre 1990, n.287 e che operano nei medesimi mercati del prodotto e geografici”. La norma è applicabile in casi come quello di Bazoli – che siede nei consigli di sorveglianza di due banche diverse – e potrebbe incidere a fondo nel rapporto che lega Unicredit, primo azionista di Mediobanca con l’8,74% del capitale, all’istituto di piazzetta Cuccia. Rampl, Palenzona e Pesenti sono infatti tutti e tre consiglieri in entrambe le banche. Ma Unicredit, che partecipa a un patto di sindacato di recente rinnovato che controlla il 45% del capitale di Mediobanca e che presenta la lista di maggioranza per il rinnovo del Cda, controlla o meno piazzetta Cuccia? Di sicuro non esercita un controllo diretto; ma forse si può ipotizzare un controllo congiunto assieme agli altri pattisti. La stessa situazione, peraltro, riguarda anche Ennio Doris, presidente di Mediolanum, che esercita attività bancaria ed è nel patto di sindacato Mediobanca, che è anche consigliere d’amministrazione di piazzetta Cuccia. Nessun effetto pare invece esserci sulle partecipazioni incrociate in consigli di società controllate o di diverso settore. Dunque, l’ad di Mediobanca Alberto Nagel potrà restare nel cda della compagnia assicurativa Generali, così come nel board di Trieste potrà rimanere Francesco Gaetano Caltagirone anche quando sarà reintegrato nel consiglio di banca Mps.

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