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LETTERA ALL’ANNO NUOVO

Caro Anno nuovo, non portarmi assolutamente regali di alcun genere, ma cerca di farmi vivere in un paese migliore, più giusto, libero e civile. Non lo dico per generosità d’animo o per patriottico altruismo, ma per personale egoismo. Solo un citrullo può scegliere, in cambio di alcuni regali, di vivere in un paese che il mondo intero ritiene facente parte dei PIGS. Acronimo delle iniziali di Portogallo, Italia, Grecia e Spagna che, nel linguaggio anglosassone vuol anche dire maiali. Spiace dirlo, ma è così ed è inutile negarlo. Sono paesi in cui la classe di potere in base ad un sedicente e non provato rapporto con la divinità ritiene bizzarramente di poter spendere più di quanto guadagna con bilanci tipo Comune di Alessandria o ospedale San Raffaele.
In nome di questo assurdo comportamento, hanno continuato a spiegarci che bisognava pensare in positivo, che il mitico bicchiere va sempre visto mezzo pieno e mai mezzo vuoto. Il ché è vero, ma solo per chi comanda e domina. Sempre di più i giornali nazionali e talvolta anche la televisione spiegano che, se le cose andranno proprio bene, per una decina di anni l’Italia dovrà tornare a vivere come negli anni 60-70 per ripagare i debiti accumulati. In merito ci permettiamo di avere alcuni dubbi. Per prima cosa l’Italia di quegli anni aveva una classe politica, sia di governo che di opposizione, di livello più che dignitoso. Nessun capo di governo faceva eleggere in Parlamento le proprie amanti mercenarie o era considerato all’estero una risibile e penosa macchietta. Ugualmente nessun capo dell’opposizione viveva come un satrapo tra alberghi di lusso e barche miliardarie o si vantava come una donnetta del costo delle proprie scarpe o, peggio ancora, a cinquanta anni si faceva fotografare vestito da calciatore per evidenziare la propria vigoria. In verità già allora c’era la Mafia , ma limitata in alcune ben precise aree e non diffusa in tutto il paese e non con il dominio assoluto in alcune regioni a sud di Roma. L’Italia degli anni 60, è vero, era un paese ancora povero, ma il nord, la cui cultura industriale era egemone in tutto il paese, era già all’onore del mondo. Due italiani, Fermi e Pontecorvo, avevano contribuito a costruire la bomba atomica e collaboravano con altri nostri scienziati di settore. Nella chimica aveva appena ottenuto il premio Nobel Natta che aveva inventato il moplen. Nelle auto e moto da corsa eravamo tra i primi del mondo ed ugualmente negli elettrodomestici che esportavamo in ogni dove. Pure importanti la moda ed il design industriale. Ugualmente nel cinema l’Italia si era fatta un nome con produzioni qualitative di alto livello. Tramite l’ENI, il nostro paese aveva finalmente conquistato l’indipendenza energetica mentre l’Alitalia volava ovunque. Dal punto di vista sociale, gli anni 60 costituirono poi un’autentica rivoluzione. Le donne si liberarono di secoli di servaggio alla famiglia e alla chiesa, proprio delle culture contadine, conquistando la propria libertà anche sessuale. Per tutti l’auto, appena divenuta conquista di massa, fu un ulteriore strumento di libertà e di movimento che ruppe la paralisi della provincia. Per noi del nord volle dire poter raggiungere in poche ore la Francia, la Svizzera, l’Austria, la Germania e la Jugoslavia. Ossia un mondo infinito con culture più aperte e più avanzate della nostra. Scrivendo queste cose mi accorgo, caro Anno Nuovo, che anche il ritorno agli anni 60 è solo un sogno irrealizzabile. Oggi in Italia le attività che allora ci onoravano nel mondo sono da tempo finite. Il gioco d’azzardo è la terza attività economica del paese e la Mafia la quarta. L’unica cosa che oggi abbiamo da esportare, oltre al vino e alla moda, è il bunga bunga mentre abbiamo i salari tra i più bassi di Europa e gli unici ad essere strapagati sono i giocatori di calcio e le baldracche di lusso. Perciò è opportuno ridimensionare  anche i miei desideri. Andrebbe già bene se i politici rubassero un po’ meno e raccontassero meno menzogne.

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