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BUZZI LANGHI E LE DUE ANIME DELLA LA LEGA

Il figlio della Calvo è allineato a Cota che segue Bossi, mentre Tino Rossi segue Maroni. Anche la Lega di Alessandria è spaccata.

Davide BuzzilanghiRoberto Cotadi Andrea Guenna
Alessandria –
La vicenda che vede il consigliere comunale leghista Davide Buzzi Langhi (figlio di Francesca Calvo mancata nel maggio del 2003, il primo ed unico sindaco leghista di Alessandria) oggetto d’una metamorfosi che lo ha fatto diventare assessore a Commercio, Cultura e Turismo nell’asfittica Giunta del traballante sindaco Piercarlo Fabbio, sta facendo discutere. Non si capisce infatti come sia possibile che Buzzilanghi abbia accettato l’incarico da Fabbio dopo che lo stesso Fabbio gli aveva licenziato in tronco tre amici di partito, gli assessori leghisti Gian Paolo Lumi, Evaldo Pavanello ed Ugo Robutti poco più di un mese prima. Tutta la vicenda presenta aspetti molto controversi e rispecchia lo stato confusionale in cui versa la povera Lega Nord anche dalle nostre parti. Andando al consiglio comunale del 30 dicembre, l’atteggiamento di Buzzilanghi, che ha deciso di rimanere in aula in contrasto coi suoi colleghi di partito che sono usciti, ha una sola spiegazione che poggia le sue motivazioni sull’accordo preventivo con Fabbio che aveva bisogno del numero legale in totale assenza di opposizione in aula. E Buzzilanghi è stato determinante per consentire questo duplice risultato. Fabbio infatti aveva bisogno di procedere alla votazione dell’emendamento all’approvazione delle correzioni di bilancio richieste dalla Corte dei Conti e per fare questo era disposto a pagare un prezzo. Quale? Quello di un assessorato. Ma l’assessorato che ha ottenuto il figlio della Calvo non si spiega, a tre mesi dalle elezioni e con la spada di Damocle del commissariamento sulla testa, se non per il fatto che aveva ed ha bisogno di visibilità in previsione di un prossimo passo decisivo per la sua carriera politica. Il piano di Buzzilanghi appare ora abbastanza chiaro e si realizza in tre fasi: uscire dal mucchio, avere nuova visibilità ottenendo, per esempio, un assessorato, uno qualunque, non importa quale; puntare diritto alle elezioni come capolista e candidato sindaco della riesumata Lista Calvo; tendere al risultato massimo possibile facendo leva sulla figura della madre ancora molto rimpianta dai leghisti, mettendo così in crisi il resto della Lega Alessandrina e garantendo voti al PDL di Fabbio. Ma per fare tutto ciò Buzzilanghi non poteva e non può essere da solo, e doveva e deve contare su appoggi sicuri e forti che ha trovato nel governatore leghista del Piemonte Roberto Cota ed in Ugo Cavallera del PDL. Nella Lega è quindi spaccatura: ci sono i bossiani vicini al PDL che fanno capo a Cota ed i maroniani che fanno capo a Tino Rossi. La situazione appare piuttosto ingarbugliata perché se le cose stanno come sembra, la Lista Calvo farà campagna in appoggio al PDL e la Lega, a meno che non abbia la faccia di bronzo accettando l’alleanza con Fabbio e Buzzilanghi, ad Alessandria dovrà fare campagna a sé col rischio di perdere un sacco di voti.

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