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A PROPOSITO DEL TURBOESPANSORE COGENERATIVO

Timeo danaos et dona ferentes, “Temo i Greci anche quando portano doni”
Capita continuamente che alcuni sprovveduti si facciano vendere il duomo di Milano, ma che lo comprino per due volte di seguito convinti di raddoppiare un ottimo affare avviene solo ad Alessandria. Città del profondo sud finita in val Padana per un palese errore dei geologi e decaduta al punto di confondere ladri di polli, impuniti per inefficienza, con leader della politica, della finanza e della tecnologia. In Italia poi, la cui scuola non dà una preparazione scientifica e razionale, ingannare le persone usando menzogne tecnologiche è la cosa più facile del mondo. Il tanto esaltato turboespansore cogenerativo, frutto del genio alessandrino spogliato degli orpelli propagandistici e delle rozze forzature ecotecnologiche, altro non è che l’accessorio marginale ed aggiuntivo di un  generatore elettrico mosso da un grande quanto banale motore diesel di ben 30.000 cm cubi di cilindrata, cuore tecnologico dell’intero marchingegno il cui calore dello scarico viene recuperato per riscaldare il metano che espandendosi, quando se ne riduce la pressione, si raffredda. Del motore diesel si parla il meno possibile nella propaganda ufficiale ed anzi viene fatto passare come accessorio del turboespansore, come dire che il motore di un’auto è un accessorio dell’impianto di riscaldamento. Anche l’energia ricavata dalla differenza di pressione tra il metano della distribuzione nazionale e quella locale avviene tramite una turbina la cui tecnologia risale al 1800 ed è del tutto simile a quella del trapano da dentista. Ma qui c’è il perno gravitazionale di tutta l’operazione. È stato proprio con questo grossolano artificio che si è permesso all’Amag, società di distribuzione dell’acqua e del gas, di entrare nel ricco e dovizioso campo della produzione elettrica in cui abbondano sovvenzioni di ogni tipo e di ogni genere. Se qualcuno pensa che ci sia stata una qualche genialità in questo giochetto tecnologico alessandrino si sbaglia di grosso. Niente di nuovo sotto il sole. Hanno solo riesumato, per la seconda volta e con maggiore disponibilità di mezzi e di appoggi politici, il vecchio e conosciuto Totem, passato a miglior vita qualche anno addietro. Il Totem altro non era che un banale motore da 127, alimentato a gas, unito ad un generatore elettrico il cui scarico fatto passare in un serbatoio d’acqua la riscaldava. La Provincia di Alessandria e l’allora USL comprarono alcune decine di impianti pagati a peso d’oro che finirono a marcire, mai utilizzati, nelle cantine. Per ingordigia e per poter pagare le tangenti adeguate, il motore della 127,  che andava sostituito dopo un certo numero di ore di funzionamento, veniva venduto all’ente pubblico ad un prezzo più alto dell’auto completa, per cui conveniva comperare la 127, utilizzarne il motore e gettare via il resto. Dell’impianto diesel per la generazione di corrente elettrica fatto all’Aulara  non si dice assolutamente quale sia la durata del motore, quanto costi sostituirlo e quanta manodopera richieda l’intero impianto che andrà seguito 24 ore su 24 e non abbandonato al suo destino. In compenso, captatio benevolentiae, per catturare la benevolenza degli ambientalisti e adeguarsi alla moda dei tempi, sarà alimentato con olio di girasole o di colza. Anche questa tecnica spacciata agli alessandrini per nuovissima, in realtà è un metodo di archeologia industriale risalente alla fine del 1800. Il primo motore costruito da Diesel era alimentato da olio di noccioline perché il gasolio non era ancora stato inventato. L’olio vegetale, qualsiasi esso sia, non solo rende il 20% in meno del gasolio, ma nel momento in cui viene utilizzato per alimentare un motore a scoppio o una turbina diviene, per la legge italiana, un carburante e tassato come il gasolio il cui costo all’utente è formato per circa il 75% da accise. Poiché anche un finanziere cieco sa distinguere un motore diesel, se sarà applicata la legge, gli utili tanto esaltati (l’impianto si pagherà in tre anni…) diventeranno perdite. Per fare bella figura si potrà poi sempre manipolare i bilanci, come avvenuto per quelli del Comune e di alcune municipalizzate.

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