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L’ITALIA CHE HA SCAMBIATO GALILEO GALILEI CON VANNA MARCHI

Nel paese di Pinocchio in cui un processo per mafia durato 11 anni è stato annullato, ricominciando tutto daccapo, si suppone per altri 11, a parlare di giustizia e correttezza processuale c’è il rischio, per non dire la certezza, di passare per inguaribili illusi un poco cretini. Siamo indotti ad avventurarci su questo periglioso terreno minato dall’alluvione di falsità e menzogne che ha progressivamente invaso la conoscenza ambientale e l’ecologia, spesso ridotte ad essere un comodo rifugio di canaglie protetto da invalicabili recinti di irrazionalità, ignoranza e superstizione. Questa vera e propria prevalenza della menzogna è stata resa possibile dall’azione sinergica di alcuni fattori determinanti. Prima di tutto la scuola italiana che non dà un’impostazione razionale e scientifica alla conoscenza e continua a seguire sopravvissute teorie gentiliane releganti la scienza in secondo piano, in zona d’ombra, con agire autolesionista per un paese industriale moderno. In questa nostra bizzarra epoca storica, che pare aver scambiato Galileo Galilei con Vanna Marchi, non poteva mancare l’apporto degli strumenti di informazione con annessi giornalisti. Durante i processi poiché, giustamente, i giudici non possono rilasciare interviste ed i giornalisti qualcosa devono pur scrivere, finiscono di rivolgersi agli avvocati per informazioni a cui è concesso di dire qualsiasi cosa in favore degli imputati. E lo fanno alla grande con la massima fantasia ed irrazionalità ben sapendo di essere spesse volte vincenti proprio per l’ignoranza reale dell’italiano medio, anche se dotato di diploma o laurea. E così la menzogna ripetuta all’infinito su giornali e televisione diviene verità spesso condizionando collegi giudicanti, giurie, nonché l’opinione pubblica a livello di massa. Ancora peggio capita quando il dibattito riguarda problemi di importanza nazionale, come quello sul nucleare, sull’alta velocità, sul controllo dell’acqua e dell’energia. In questo caso ad incrementare la falsa informazione e l’inganno sistematico il denaro corre a fiumi ed i proprietari dei giornali (perché sono i soli che contano nel decidere la politica dell’informazione) non sono tutti come Diogene o Catone il censore. Riguardo a quanto detto, un piccolissimo esempio tratto dal microcosmo della stampa locale. Il titolo sparato con grande strombazzo relativamente ad un processo di inquinamento acque: “Gestori di acquedotti esenti da informare l’ASL” non l’ha detto il Tribunale citando la legge, bensì il perito dell’imputato! Capito il gioco?

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