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IL PENSIERO DI LOCKE, IL PADRE DEL LIBERALISMO

Contro la globalizzazione selvaggia che serve solo ad arricchire pochi spudorati criminali finanziari a danno di tutti gli altri, per la massima dignità dell’uomo e libertà dei popoli, per il benessere di tutti. Viva la Libertà.

Seconda Parte
Locke si aggancia contemporaneamente all’ illuminismo e al razionalismo seicentesco: pensiamo a quando Cartesio sostiene di dover abbattere l’antico edificio del sapere per costruirne uno nuovo. Ma pensiamo anche al tribunale della ragione istituito da Kant . Tuttavia, pur avvicinandosi ad entrambe le correnti di pensiero, Locke sembra maggiormente aderire all’illuminismo e pare saldamente proiettato nel XVIII secolo. Infatti, secondo la teoria cartesiana, nella nostra mente ci sono aree bianche (cose di cui si ha conoscenza evidente), aree grigie (cose di cui si ha conoscenza dubbia) e aree nere (cose di cui non si ha la minima conoscenza). Riducendo tutte le aree grigie in nere o bianche a seconda del tasso di conoscibilità, il risultato sarà che si avranno cose di cui si ha conoscenza certa e cose di cui no, ma cose di cui si ha conoscenza incerta non ce ne sono più (le aree grigie). Con Locke non viene meno il razionalismo seicentesco, ma é più maturo, manca in lui quella ingenua tendenza a razionalizzare disperatamente ogni cosa. Egli ammetterà, accanto alle aree nere e a quelle bianche, anche quelle grigie, ossia le cose di cui non si ha certezza totale. Ecco allora che nell’ ambito stesso della ragione si troverà sì il bianco, ossia cose di indubitabile certezza, ma anche il grigio, ossia cose non del tutto indubitabili. Anzi, il bianco sarà davvero limitato rispetto al grigio che, invece, finirà per coprire la maggior parte delle cose. Locke tuttavia non teme l’inconoscibile, tanto temuto da Cartesio, proprio perché anche lì la ragione, sebbene non possa dare certezze assolute come quella del “cogito ergo sum”, potrà comunque dire la sua. Locke si avvicina al grande Pascal, vero liberale del cuore, quando afferma che “Anche il cuore ha le sue ragioni che la ragione non conosce affatto”. Pascal da quindi un senso all’area grigia dell’essere attribuendone la comprensione al cuore, all’istinto, esattamente come teorizza Locke. Non ci sono quindi solo cose di cui abbiamo certezze e cose di cui non sappiamo assolutamente nulla, ma compaiono anche cose di cui si ha una vaga conoscenza e sulle quali la ragione può illuminarci solo come una candela, senza però risolverle completamente. Ed é proprio con Locke che si introduce la sfumatura di significati tra la parola razionale e quella ragionevole: razionale è una conoscenza alla Cartesio, inconfutabile, trasparente ed evidente: “Penso dunque sono”. Ragionevole è quella di Pascal: “Anche il cuore ha le sue ragioni che la tagione non conosce affatto”. Ecco che il campo di applicabilità della ragione spazia anche nelle aree grigie, ossia nelle questioni su cui non abbiamo certezze, laddove la ragione può dare indicazioni che non saranno razionali ed evidenti, ma tuttavia saranno ragionevoli. Qui Locke, mutuando il pensiero pascaliano, dà un istinto conoscitivo alla ragione: “Prendo questa decisione perché me lo dice la ragione”. Non si tratta d’una scelta sicura, ma é la migliore che la ragione possa fornirmi, e lo fa attraverso l’istinto, il cuore. Secondo Locke quindi la ragione non é onnipotente. Col ragionamento lockiano si viene a perdere una buona parte dell’area bianca di Cartesio e si acquisisce l’area irrazionale di Pascal, ottenendo aree grigie su cui si può lavorare con la ragione per operare in modo ragionevole e non razionale. Una volta chiarito il problema che per prima cosa bisogna indagare sui limiti della ragione, Locke intraprende una sfilza di ragionamenti gnoseologici.
Per poter raggiungere una conoscenza certa di un fenomeno e venirne a capo Locke si rifà a Bacone richiamando la teoria della pars destruens e della pars costruens.

LA PARS DESTRUENS, ovvero la “parte che distrugge”, consiste nell’eliminare le antiche conoscenze errate, le quali non sono altro che illusioni. Bacone definisce questi errori idola, cioè idoli, e ne distingue quattro tipi:
1. Idola tribus
2. Idola specus
3. Idola fori
4. Idola theatri

1. Gli idola tribus sono gli “idoli della tribù”, ossia quegli errori, comuni a tutti gli esseri umani, per cui non si tiene conto della natura così come essa è ma di come noi la consideriamo (come il marxismo non tiene conto della natura umana); più precisamente, essi consistono nel sovrapporre percezioni intellettive e percezioni sensoriali, in modo da proiettare la natura umana nel mondo naturale.
2. Gli idola specus, o idoli della spelonca, indicano i pregiudizi tipici del singolo individuo, che non riesce a uscire dai propri caratteri soggettivi in modo da comprendere il mondo per quello che esso è. Differentemente dagli idoli della tribù (l’dea tribale e secessionistica della Lega), questi pregiudizi sono dunque puramente individuali, ma sortiscono lo stesso effetto: alterare la comprensione della natura.
3. Gli idola fori sono gli idoli del foro: il foro, la piazza, è il luogo delle conversazioni e dei discorsi (tipico è l’esempio dell’agorà greca), e questi errori si riferiscono ad una forma di comunicazione sbagliata (comizi sindacali, comunisti, populisti, pieni di luoghi comuni e di doppie o mezze verità) che, attribuendo alle cose termini scorretti (ad esempio fortuna, destino o motore immobile), arriva a conclusioni fallaci.
4. Infine gli idola theatri, cioè idoli del teatro, sono le belle favole antiche, le dottrine errate dei filosofi precedenti, che sono ormai radicate nell’animo umano (il teatro di Brecht).

Di tutti questi errori, Bacone ritiene più pericolosi gli idoli del foro, in quanto basati sul presupposto che la ragione sia in grado di dominare le parole, mentre queste in realtà distorcono le facoltà razionali. È dunque necessario fare tabula rasa di tutti i pregiudizi e procedere quindi con un metodo razionale.

LA PARS CONSTRUENS, le tavole. Il metodo conoscitivo postulato da Bacone è un procedimento induttivo, tuttavia sostanzialmente diverso dall’induzione aristotelica: mentre questa consisteva in una pura osservazione dei fenomeni, la procedura baconiana prevede che, oltre ad osservare, si compiano veri esperimenti e si registrino i dati ottenuti. Per questa registrazione Bacone teorizza diverse tavole:
1. Tavola di presenza
2. Tavola di assenza
3. Tavola dei gradi
4. Tavole esclusive

1. Le tavole di presenza hanno lo scopo di registrare in che circostanze si verifica il fenomeno studiato.
2. Quelle di assenza, al contrario, registrano quando il fenomeno non si verifica, nonostante le condizioni siano simili a quelle in cui esso avviene.
3. La tavola dei gradi indica in quale misura accada l’avvenimento studiato.
4. Le tavole esclusive segnalano le circostanze che impediscono il manifestarsi di una situazione.

Una volta compilate le tavole, si raccoglie il materiale e si formula un’ipotesi, da controllare con successivi esperimenti fino a giungere all’experimentum crucis, in cui si incrociano le varie prove per verificare quali siano le correlazioni tra i singoli fenomeni.

Il ragionamento di Locke inizia con una pars destruens, con la quale confuta e distrugge le tesi innatistiche. Smontare le tesi innatistiche significa far trionfare quelle empiristiche di cui Locke si fa portavoce, in quanto, dimostrata contradditoria una delle tue tesi, deve essere per forza corretta l’altra. Questa polemica anti innatista si trova nella prima parte del Saggio sull’Intelletto Umano. Locke quando parla di innatisti ha nella sua mente in primo luogo Cartesio con le sue idee innate (quella di Dio ad esempio ), ma anche i neoplatonici inglesi di inzio Seicento. Va subito detto che per criticare l’innatismo egli si serve di un metodo empirico: infatti non si limita a fare ragionamenti astratti e su concetti generali, ma si rifà a casi empirici a tutti noti per far vedere come certe cose di cui si ha conoscenza siano contrarie all’innatismo. Locke muove contro ogni forma di innatismo, quello delle idee religiose (l’idea di Dio intesa alla Cartesio), le idee logico-matematiche e perfino quelle morali (l’idea di bene e quella di male).

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