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LA POLIZIA METTE I SIGILLI ALL’ALLEVAMENTO DI GREEN HILL

Finalmente liberi... per orada La Stampa
Fabio Poletti
Montichiari (BS) –
La loro morte, per diventare belli. Perché alla fine c’è il sospetto che quei 2500 beagle allevati per essere uccisi, servissero pure per la ricerca cosmetica e non solo quella scientifica. «Non fa differenza, basta che fermino il massacro…», dice Sara Gerevini, una degli animalisti che da giorni presidia Green Hill, la collina della vergogna di San Zeno a Montichiari, dove da vent’anni si producono cagnolini destinati ai laboratori di ricerca di mezza Europa. Dopo anni di proteste e di esposti, ieri la magistratura di Brescia ha mandato la Digos e la Forestale a mettere i sigilli all’allevamento della Marshall Farm Inc, la multinazionale americana che ha pure dato il nome a una specie di beagle brevettata a questo scopo.
I vertici dell’azienda sono sotto inchiesta per il reato di maltrattamento degli animali. I beagle venivano tenuti in piccole gabbie – cinque metri quadrati appena per cinque animali – in quattro capannoni, senza possibilità di uscire all’aria aperta, alimentati attraverso un sistema di beccucci temporizzati. Ma c’è di peggio. «Quando un gruppo di animalisti è riuscito a fare irruzione, ha visto che alcuni cani avevano cicatrici sul collo. Il sospetto è che fossero stati devocalizzati…», raccontano sempre gli animalisti, tenuti ai piedi della collina dalla Forestale che passa ai raggi X fino a sera l’intero complesso, cinque ettari protetti da alti cancelli e da una recinzione di filo spinato. Magari non è vero che ai beagle tagliassero le corde vocali. O magari non a tutti, ma il racconto delle guardie zoofile dell’Organizzazione Internazionale Protezione Animali che lo scorso 30 settembre riuscirono a fare un’ispezione è pure peggio: «Per 2500 animali c’è un solo veterinario. Il loro abbaiare è talmente elevato che gli addetti sono costretti ad indossare cuffie insonorizzate».
Marshall Farm Inc smentisce tutto o quasi: «Siamo sconcertati per il clima di persecuzione. La nostra attività non ha altro scopo se non quello di allevare animali destinati alla ricerca scientifica». I 2500 beagle trovati nella struttura per ora rimangono al loro posto. Il magistrato ha disposto che sono sotto tutela di un curatore giudiziario.
Mentre dal mondo politico che fatica ad approvare una legge che recepisca la normativa europea e dal mondo delle associazioni si levano solo parole di sollievo per l’intervento della magistratura. Unica eccezione quella di Silvio Garattini direttore dell’Istituto Mario Negri che difende la ricerca con cavie animali. L’Ente Protezione Animali spera invece che il sequestro sia solo l’inizio: «Green Hill va chiuso per sempre». Legambiente si prende un po’ il merito: «Si sono mossi grazie ai nostri esposti…». Soddisfatto il ministro delle Politiche agricole Mario Catania: «Nostro dovere la tutela del benessere degli animali». E soddisfatti pure politici come l’ex ministro Brambilla del Pdl venuta più volte a protestare a Green Hill e altri deputati di Pd e Idv. Dalla Francia si fa sentire anche Brigitte Bardot animalista convinta: «Finalmente una buona notizia». Ma gli animalisti di Montichiari sperano sia solo l’inizio: «Non ci interessa chi vuole prendersi dei meriti ma che Green Hill chiuda. Abbiamo raccolto oltre 200 mila firme per questo».

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