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LA CADUTA DEGLI DEI: BINASCO E PALENZONA

Fabrizio PalenzonaBruno BinascoIl costruttore romano Salini, vincitore dello scontro all’ultimo sangue per il controllo di Impregilo, maggiore impresa italiana nel settore delle costruzioni, con un giro di affari di 2062 milioni di euro all’anno (anno 2010) se non ha messo la ghigliottina in piazza poco ci manca. Le prime teste a cadere nel cesto sono state quelle dei due paladini Binasco e Palenzona. Ambedue nati e cresciuti alla corte di Marcellino Gavio, in una vera e propria simbiosi in cui ognuno dei tre doveva agli altri due il suo stesso esistere. L’indispensabile, insostituibile, fedelissimo Binasco con il delicato e pericoloso ruolo multiplo di consigliere, tesoriere, elemosiniere e nel contempo parafulmine legale, e per questo più volte finito all’attenzione dei tribunali e persino imprigionato in conto terzi. Un po’ come il paggio del nobile delfino di Francia che veniva frustato al posto del futuro Re quando quest’ultimo combinava qualcosa per cui andava punito. Palenzona, anch’egli ascoltato consulente, svolgeva un ruolo più prestigioso sia come mente pensante che come stratega nonché di severo e talvolta brutale pastore del numeroso gregge di onorevoli, sindaci, segretari di partito, assessori e dirigenti indispensabili pompasoldi a favore del gruppo Gavio. Loro territorio di caccia il Piemonte, la  Lombardia e la Liguria notoriamente regioni sotto strettissimo controllo delle società del gruppo Gavio nella rigida spartizione per aree di influenza da parte dei vari costruttori dell’intero territorio nazionale. È un dato ultranoto che in Italia all’interno di ogni singolo feudo a vincere tutti gli appalti sia sempre solo ed unicamente lo stesso gruppo. Operazione possibile solo godendo di adeguata protezione politica da parte dell’intero arco costituzionale visto che i committenti dei lavori sono lo Stato o gli Enti pubblici. È noto a tutti che la politica seguita dalle grandi imprese in Italia è sempre stata di un’efficiente e rozza semplicità: pagare, ma pagare tutti, sia chi comanda che chi è all’opposizione poiché con la bocca piena non si parla e nessuno si lamenta della qualità delle opere realizzate. Palenzona è sempre stato un personaggio abile e deciso fin dall’inizio. Il che gli ha permesso di essere promosso da dominato a dominante soddisfacendo ampiamente la sua congenita ed insaziabile bulimia di cariche. Partito da Sindaco democristiano di Tortona, conquista la Presidenza della Provincia di Alessandria e da lì,raggiunta la velocità di decollo, spicca il volo, sempre con le ali di Gavio, verso ben più prestigiose poltrone nazionali con dirigenze in Unicredit, Mediabanca, Aeroporti romani, più in alto sempre più su fino all’apoteosi finale dell’incoronazione come Presidente dell’Impregilo. Ma è un sogno durato solo tre mesi. Quasi una feroce presa in giro di fargli assaggiare la dolcezza del potere e di sottrargliela crudelmente subito dopo. Convinto di camminare su un prato fiorito, Beniamino Gavio, succeduto al padre alla guida dell’impresa con al fianco i due fedeli consiglieri di sempre, in realtà si stava addentrando in un mortale campo minato. Una volta al potere in Impregilo, l’ingenuo Beniamino anziché rastrellare in Borsa le azioni della sua stessa azienda per garantirsi e consolidarne la maggioranza, si fiondò a comperare i cantieri Benetti nonché a liquidare altri soci come Benetton. Se il giovane Gavio non comprò le azioni c’era qualcuno che si preoccupò di farlo alla grande ed in silenzio. Era Salini,un costruttore romano, molto ben ammanigliato e suo socio ben più navigato dei tre tortonesi rimasti per loro sventura culturalmente dei provinciali convinti che  Roma sia una città come Alessandria, solo più grande, in cui il gioco si controlla facilmente, alternando la frusta ad un pugno di carrube. Ben presto i raffinati, ma feroci romani si resero conto di poter divorare senza alcuna difficoltà i rozzi arrivati dalle  nebbie del Nord. E lo fecero con spietata e fredda lucidità. Una volta rastrellate le azioni necessarie, andarono allo scontro frontale, avendo però la saggia accortezza di arruolare prima in banda come consulenti il meglio che si trova in Italia, a partire dallo studio legale Erede di Milano, a giganti esperti in questi giochi come Massimo  Ferrari ex Consob ed ex Romagest, Larry Kay advisor Rotschild ed altri similari moderni leoni della finanza. Il Gruppo Gavio, con la presunzione propria di chi non ha capito cosa stava capitando, e solito per tradizione a sottovalutare e spregiare ogni forma di cultura, rimase convinto sino alla fine di riuscire a risolvere le cose a proprio vantaggio usando gli uomini ed i muscoli di sempre, mandando sul ring l’ingenuo Beniamino affiancato dai due incanutiti gladiatori Binasco e Palenzona. Come era prevedibile, fu un vero e proprio massacro. Binasco uscì piangendo dall’incontro, Palenzona distrutto ed il giovane Gavio senza più il controllo della società da poco ereditata dal padre. Visto come sono andate le cose è certo che la ghigliottina avrà  per qualche tempo grande lavoro, anche se silenzioso. A tremare, nonostante il caldo estivo, sono i sindaci, i politici, gli onorevoli da sempre incaricati di svolgere il ruolo di pompasoldi e di garanti di lavori e commesse ricevendone in cambio irrinunciabili appoggi elettorali. Si vedrà nei prossimi mesi come andrà a finire e quali altre teste rotoleranno nel cesto. Vae victis.

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