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NON C’È PACE TRA GAVIO E SALINI E L’ALESSANDRINO NE SUBIRÀ LE CONSEGUENZE

Piero SaliniLo scontro per il controllo di Impregilo anziché placarsi si è trasformato in Beniamino Gaviouna logorante e corrosiva guerriglia fratricida con nefande ed imprevedibili conseguenze per il futuro dell’azienda stessa e dei valletti politici al suo guinzaglio all’interno dei suoi storici feudi di Piemonte, Liguria e Lombardia. Le prime moderate dichiarazioni del giovane Beniamino Gavio rilasciate a botta calda: “Mi dispiace per quello che è successo. Ma sono sereno. Ho una visione industriale di lungo periodo. Aspetterò mettendomi a fare il socio di minoranza a tutela dell’azienda”, si sono presto dissolte come vapori nel vento sostituite dalla rabbia vendicativa, propria del leone ferito. A onor del vero, conoscendo la selvaggia prassi operativa dei suoi angeli custodi, Binasco e Palenzona, e la loro leggendaria abilità nell’uso della clava, sarebbe stata un’imperdonabile ingenuità ritenere che se ne stessero infrattati a leccarsi le ferite. In particolare, era prevedibile una controffensiva dopo l’accusa lanciata al vincitore al termine dell’assemblea del 17 luglio, di avere rafforzato la propria maggioranza vincente con azioni provenienti da sospette finanziarie delle isole Cayman. Chi è addentro a questi giochi sa cosa vuol dire un’accusa di questa portata e come interessi più le forze dell’ordine che quelle finanziarie. In base al noto concetto che l’attacco è la miglior difesa, il gruppo Gavio affiancato dagli alleati di sempre, Unicredit e Mediobanca, riorganizzate e rinfrancate le proprie truppe, schierate sotto i vessilli di IGLI, la società in suo possesso che tuttora detiene il 29,9% delle azioni di Impregilo, è andato all’assalto della nuova direzione di controllo imposta da Salini nella persona di Claudio Costamagna, messo a sostituire il decapitato Fabrizio Palenzona. A fugare ogni dubbio sulla determinazione dell’attacco è venuta una novella dichiarazione, anch’essa attribuita al giovane Gavio, che cancella ogni possibilità di mediazione.”Quello di oggi è stato soltanto il primo atto di un durissimo scontro che, di fatto, ha già profondamente destabilizzato la società”. In altre parole, vittoria o morte e nessun prigioniero! In merito IGLI, con questa nuova mossa, punta direttamente al cuore del nemico impugnando presso il Tribunale di Milano il risultato stesso dell’assemblea del 17 luglio ritenendolo basato su una maggioranza assembleare retta su informazioni lacunose e fuorvianti e quindi non valida. Raddoppiando il colpo IGLI ipotizza pure che vi sia stato un occulto e preesistente accordo con il fondo di investimento Amber. Proprio quello che, con il suo 7,2% delle azioni, è stato determinante per la vittoria di Salini. Questa situazione di incertezza in cui il Tribunale di Milano può ancora ribaltare l’attuale maggioranza di controllo di Impregilo, sta creando tra deputati, politici, segretari di partito e funzionari delle tre regioni dominate un clima che ricorda l’8 settembre 1943 con gli stessi angoscianti dubbi di allora: con chi schierarsi? Con il re e lo stato monarchico o con i tedeschi e Mussolini? Con Gavio o con Salini? Oggi come allora, sbagliare la puntata in questa cinica partita equivale a giocarsi la testa, specie per chi deve l’intera sua carriera alla più brutale obbedienza al potere economico. Se il cambio del padrone non è mai stato un problema in un paese ondivago come l’Italia che, come insegna la Storia, non ha mai terminato una guerra con lo stesso alleato con cui l’aveva iniziata, c’è un limite a tutto, anche per i maneggevoli ed elastici politici delle nostre parti. Molti che avevano già fatto offerta di sottomissione ai nuovi proprietari romani stanno trascorrendo giorni di inferno ed, ugualmente per motivi opposti, chi aveva prenotato un seggio da onorevole come premio della sua lunga ed umile servitù ai vecchi padroni. Sic transit gloria mundi! Almeno così è in terra mandrogna ove le carriere politiche si fanno per ubbidienza e non per capacità ed intelligenza volte a perseguire il mandato dei propri elettori.

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