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ALESSANDRIA: QUANDO IL DROGATO SCORRAZZA NEL PARCO, DOVE SONO I VIGILI?

Il modo in cui sono gestiti i giardini pubblici costituisce un valido parametro per valutare la civiltà di una città. Sotto certi livelli di cultura non si è in grado di capire il ruolo fondamentale svolto dai parchi urbani sulla qualità della vita, non solo riguardo al tempo libero, ma anche favorendo il ricambio dell’aria e l’abbattimento delle polveri. I giardini pubblici urbani sono una conquista relativamente recente. Risalgono alla rivoluzione francese ed all’affermarsi della cultura liberalborghese che diede in uso agli abitanti delle città i parchi fino ad allora riservato privilegio della nobiltà e del clero. Quando Alessandria era nota per la buona amministrazione, i suoi giardini ed i suoi viali, ottimamente tenuti, erano citati ad esempio ogni qualvolta si parlava della città. I parchi urbani in tutti i paesi civili sono sempre stati aperti, volutamente privi di recinzione alcuna. Il motivo è assai semplice. La loro visibilità totale contribuisce a difenderli da presenze inopportune specie se vi si associa una leggera e civile sorveglianza da parte della polizia urbana. E così era anche ad Alessandria ed i vigili incaricati con eleganti divise  all’inglese, scelti tra i più robusti, senza esibire manganelli tonfa, manette e pistole in bella vista alla Rambo, facevano il loro mestiere con grande efficienza, stimati dall’intera città. Non mancavano, peraltro, lettere al sindaco da parte di “benpensanti”, in realtà nemici dei parchi in nome di un’arcaica morale d’altri tempi. Con i loro strali, i difensori della virtù cercavano di combattere le più subdole e nascoste  trappole del demonio: le panchine! Come si premuravano di spiegare con accorate parole “sulle panchine, specie di sera, si pecca, inducendo incaute giovinette a sulfuree tentazioni”. Più laiche erano le lamentele della parte più pavida dei nemici dei parchi contro gli ubriachi accusati di aggirarsi tra i giardini parlando con i lampioni e, orrore nell’orrore, dormire, per di più russando, sulle indecenti panchine. La soluzione proposta era unitariamente una sola: togliere le panchine estirpando così il male fin dall’origine. Lettere di questo tenore arrivavano ancora agli inizi degli anni 60 del secolo scorso, ma nessuno vi faceva caso poiché, a differenza di quanto oggi avviene, non si dava alcuno spazio ai citrulli. L’incivile sottocultura, propria di questi ultimi anni, se da un lato ha portato al fallimento il Comune di Alessandria dall’altro ha causato un gravissimo arretramento nella gestione del verde pubblico. Mentre si sono spese cifre elevatissime per acquistare effimere rose immesse nelle aiuole spartitraffico con effetti cimiteriali, il giardinetto di villa Guerci è rimasto chiuso ed inagibile, quello dell’Ospedale militare, celato dal suo originario muro di cinta, come quello della ex Borsalino che, aperto proprio da chi scrive queste note, è stato stupidamente recintato in un secondo tempo. Proprio per l’essere chiusi hanno finito di divenire ricettacolo di drogati e di personaggi marginali. E i Vigili, anziché occuparsi come un tempo dei giardini, cosa fanno? Sono mandati a fare più multe possibile per rimpinguare le ultra vuote casse comunali, a dare eroicamente e con supremo sprezzo del pericolo, la caccia alle puttane o ad allenarsi al tiro al poligono, come se stessero per partire per il fronte con spese per munizioni pari a quelle sufficienti per una piccola guerra. E così Alessandria continua a subire nel tempo le conseguenze delle personali velleità di alcuni assessori delle giunte passate associate alla infantile sottocultura, propria dei telefilm polizieschi americani di infimo livello. Si sperava che, con la nuova Giunta, le cose cambiassero, ma non è così! Tutto continua inesorabilmente come prima, dimenticando che Alessandria ha bisogno di vigili urbani, accettati e ben visti dalla cittadinanza e non di difensori della virtù all’uso talebano dalla mira infallibile.

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