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SULLA CRAL PESANO LE SCELTE DI PAOLO FILIPPI

da www.lospiffero.com
Pubblicato Giovedì 06 Settembre 2012, ore 9,17

Alesandria – Un mese e una manciata di giorni per scoprire le carte del presidente della Provincia di Alessandria Paolo Filippi: lascerà anzitempo Palazzo Ghilini per candidarsi al Parlamento, oppure svanirà il suo sogno di vacanze romane? Ma il 10 di ottobre, data fatidica indicata dallo stesso Filippi su facebook come il giorno in cui gli interrogativi che agitano la politica alessandrina troveranno risposta, è anche una sorta di giorno del Giudizio. E per gli equilibri politici e di potere in riva al Tamaro un vero e proprio terremoto. C’è ben altro, insomma, oltre al duello ingaggiato da tempo con il ministro della Sanità Renato Balduzzi per un posto a Palazzo Madama, dietro la possibile discesa in campo del presidente della Provincia. 
C’è, tanto per citare uno dei santuari del potere politico-economico del territorio, il rinnovo degli organi della potentissima Fondazione Cassa di Risparmio di Alessandria. È fissato per il mese di aprile, periodo in cui se Filippi a ottobre si dimettesse a reggere la Provincia sarebbe un commissario prefettizio. Quindi proprio al funzionario e non alla politica spetterebbe la nomina dei due membri del Consiglio Generale che lo statuto della Fondazione attribuisce alla Provincia. E visto che alla prefettura spetta di diritto la nomina di altri due membri del Consiglio Generale (uno spetta al vescovo, tre al Comune) ci si troverebbe nella paradossale situazione di avere un peso maggiore della burocrazia rispetto ad oggi sulla politica nel maggior centro di potere territoriale. Ma soprattutto tale eventualità lascerebbe a bocca asciutta più di un politico in attesa di adeguata (e remunerata) sistemazione dopo l’onorato servizio negli organismi elettivi. E se si tiene conto che è il Consiglio Generale della fondazione a designare i membri del consiglio di amministrazione, la situazione si fa ancor più ingarbugliata. 
Accetterà la politica di correre il rischio di perdere una buona fetta di potere esercitabile attraverso i suoi uomini nella Fondazione? L’abbandono anzitempo di Palazzo Ghilini da parte Filippi, inoltre, rimanderebbe a casa personaggi come l’ex onorevole Pd Lino Rava (attuale assessore) assai restio a rimanere senza una poltrona dopo aver poggiato le terga sui velluti di Montecitorio, o al lavoro come nel caso nel presidente del consiglio provinciale Giovanni Barosini (Udc) che tornerebbe al suo posto di funzionario del ministero dell’Economia, o nel suo ufficio di sindaco a Volpedo nel caso di Giancarlo Caldone, macchina acchiappavoti (dai tempi del Psi) di Sel. 
Ovvio che siano molti a voler evitare lo tsunami che le dimissioni anticipate di Filippi finirebbero per provocare nella politica alessandrina. Lui, per ora, gioca sui pronostici circa le sue decisioni. Che, indiscutibilmente, dipenderanno innanzitutto dal sistema elettorale che sarà adottato per le consultazioni politiche. E pure in questo caso Filippi potrebbe risultare “anomalo”. Agli osservatori attenti non sfugge che se passerà la linea prevalente nel Pd, per il presidente della Provincia le chances sarebbero ridotte al lumicino: la nomina di Balduzzi, da parte della nomenclatura del partito, pare scontata. Se invece si votasse con le preferenze, il vantaggio sul territorio di Filippi rispetto al ministro appare più che probabile. 
Nell’attesa della decisione del presidente della Provincia e della scelta del sistema elettorale, il milieu dorato, silenzioso ma iperattivo, dei democratici alessandrini potrebbe riservare altre sorprese: se per l’ex assessore regionale e segretario provinciale Daniele Borioli resta (dopo il posto, poi sfumato in Sagat dei mesi scorsi) un probabile futuro nel sottogoverno delle aziende legate al suo settore d’elezione (trasporti e logistica), un punto interrogativo resta accanto al nome di Federico Fornaro, vicesegretario regionale e uomo con non pochi contatti capaci di sostenerne un’avventura romana.

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