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ALESSANDRIA: DA CITTÀ MODELLO A CITTÀ IN DISSESTO

di Felice Borgoglio
Alessandria –
Che disastro, questi 20 anni, da un commissariamento per ragioni politiche con 24 miliardi di vecchie lire alla dichiarazione di dissesto della Corte dei  Conti con un buco non ancora definito, ma di oltre 100 milioni di euro con il rischio da scongiurare che nello staff del nuovo Sindaco a cui va tutta la  nostra stima, e l’auspicio che ci tiri fuori da questo pasticcio, ci siano  personaggi che non sono immuni dal precedente fallimento. Una riflessione va fatta ed è necessario cercare le ragioni amministrative e istituzionali che ci hanno condotto in questa situazione. A mio giudizio la  causa maggiore è il passaggio di fatto da un modello democratico ad un  modello monocratico, (il sindaco potere assoluto, la sanità manager senza  consigli di gestione, ecc.) un eccesso di individualismo a danno dei soggetti collettivi e plurali, la sparizione di fatto dei partiti come soggetti di partecipazione democratica. Tutto vive sul consenso immediato, manca una visione del futuro, si è passati da ideologie rigide a politiche senza idee e valori di riferimento, così non si va da nessuna parte, ci possono essere solo gratificazioni  personali dei singoli ma viene a mancare un’idea di città. Cosa fare? La prima condizione è che i cittadini prendano coscienza che senza la loro partecipazione alla vita collettiva la democrazia rinsecchisce come i vasi che sono per la città, per questo è necessario ricostruire i luoghi della  partecipazione, soggetti collettivi che non siano sepolcri imbiancati come gli attuali partiti: è necessario passare da contenitori che sono solo comitati  elettorali a soggetti che fanno della discussione e dell’elaborazione di  progetti la loro ragione di vita. Un gruppo di cittadini di fede socialista a fronte della situazione che si è  determinata nel nostro comune, memori della tradizione e della capacità innovativa che il partito socialista italiano ha  rappresentato nella nostra città e nel paese, ritengono di fare un appello ai tanti socialisti dispersi a ritrovare le ragioni dello stare insieme per ridare alla città quella progettualità indispensabile per uscire da questa situazione di crisi. Non è che i socialisti in questi 20 anni non siano stati presenti, lo sono stati in termini individuali e questo non ha consentito di evitare il disastro, dobbiamo ricostruire quel cervello collettivo che è stato il Psi perché solo in questo modo  riusciremo a trasformare gli attuali partiti macedonia in soggetti con identità definita. Questa è una situazione paragonabile dal punto dei dati economici e di valori paragonabili agli anni 45-46 e come allora  bisogna mettere assieme quanti hanno voglia di ricostruire su dei valori la propria comunità, gli anziani con la loro  esperienza, i giovani con la loro esuberanza, le donne con la loro diversa visione del mondo, convinti che l’Europa è la  nostra nuova nazione e nella convinzione che sino a quando ci saranno diritti civili da garantire, diseguaglianze e povertà, il socialismo è l’unica strada percorribile.

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