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IMPREGILO: È RIUSCITA A FARSI CONOSCERE ANCHE A PANAMA MENTRE CONTINUA LA RISSA CON GAVIO

Il Canale di PanamaIn base al noto principio “chi fa le rivoluzioni a metà si scava la fossa con le sue stesse mani” il vincitore Salini sta cercando di infliggere il colpo di grazia allo sconfitto, ma tuttora turbolento, Gruppo Gavio per porre fine ad una estenuante guerriglia che rischia di destabilizzare l’intera Impregilo. Entrati nella stanza dei bottoni i suoi uomini di fiducia, sostituiti alla storica direzione del binomio Binasco – Palenzona, stanno passando al setaccio i libri  contabili della società alla ricerca di eventuali giochetti tenuti celati dai precedenti amministratori. A quanto è trapelato, due vicende non sono passate tra le sottili maglie dei crivelli, la prima riguarda un giochetto in famiglia  tramite il quale Impregilo avrebbe stipulato polizze per centinaia di migliaia di euro con un broker assicurativo parente di Gavio. Ma questo pare essere poca cosa rispetto alla vicenda, ben più grave, riguardante la Costa Nera Norte, società autostradale che apparteneva ad Impregilo e che fu venduta nel 2006 agli stessi soci della stessa Impregilo, Gavio e Benetton. Mentre Salini e Gavio  disperdono le proprie forze in risse intestine le cose non vanno per niente bene per Impregilo riguardo alla sua più grande, prestigiosa ed importante commessa di tutti i tempi: l’ampliamento del Canale di Panama. Il canale è lungo 81,1 km comprendendo i suoi prolungamenti a mare ed accoglie navi fino a 32 m di larghezza (e per questo va ampliato) ed è formato da sei conche le cui porte sono mosse per caduta d’acqua ed è tagliato tra pareti di roccia durissima. Per questi motivi è considerato una delle meraviglie dell’ingegneria moderna anche se per farlo, chi vi lavorò ne pagò un prezzo durissimo simile alle perdite di una piccola guerra. Tra la realizzazione finale ed i vari fallimenti che la precedettero, vi morirono 21000 francesi e 24000 giamaicani ed haitiani. Certamente i mezzi di lavoro e la tutela sanitaria dei lavoratori oggi sono molto cambiati rispetto al passato, ma ancora sussistono enormi difficoltà di ogni genere che è assai rischioso sottovalutare sotto tutti i punti di vista. E già se ne vedono le conseguenze. Nel primo semestre del 2012 l’Impregilo ha perso 29,2 milioni di dollari ed i lavori sono in ritardo di ben sei mesi. A contribuire al ritardo si è aggiunta anche una pesante controversia con l’Autorità del canale, non certo di facile contentatura, come le regioni ed i comuni italiani con cui solitamente lavora l’Impregilo, che ha contestato la qualità del calcestruzzo rifiutando la fornitura. Inoltre,  secondo le migliori tradizioni italiche dei lavori pubblici, l’Impregilo ha richiesto una revisione dei prezzi in corso d’opera con un aumento di ben 573 milioni di dollari su una commessa di mezzo miliardo di dollari. Ma per il momento Panama, dimostrando di essere un paese civile, e meno corrotto e disponibile dell’Italia, non solo non pare disposto a concederli, ma sembra intenzionato a far valere la penale di 300.000 dollari per ogni giorno di ritardo sui lavori, come stabilito nell’appalto iniziale. Per ora la controversia si è arenata su posizioni inconciliabili ed è probabile che il tutto finisca in tribunale per un arbitrato internazionale. Evento non certo positivo per i lavori dell’Italia nel mondo e per il suo vacillante prestigio.

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