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ALESSANDRIA: LA MARCIA DELLA FOLLIA

Il potere privo della moderazione e del controllo dato dalla presenza di un’opposizione inesistente, complice o a libro paga, genera la follia del malgoverno, origine della sua stessa autodistruzione. Deus quos vult perdere dementat “Dio fa impazzire chi vuole perdere”. È antico detto giunto a noi in  tutta la sua validità. Ad esempio solo una follia autodistruttiva, più ancora della sola disonestà mafiosa e dell’incapacità amministrativa, può spiegare il comportamento suicida della regione Sicilia che, in brevissimo tempo dalla sua creazione, ha accumulato un debito superiore a quello della Grecia assumendo nel contempo oltre 50.000 addetti. Ossia tre volte quelli del governo degli Stati Uniti che ne conta solo 17.000. E noi abitanti della nordica Alessandria, umile ed ubbidiente feudo di Asfalto II il Vorace Principe di Castelnuovo, incontrastato Timoniere dei nostri destini, Sommo Creatore di sindaci e di onorevoli, Signore assoluto degli appalti, Demiurgo dei pubblici finanziamenti, Sovrano di strade e autostrade, Autocrate di ponti e gallerie, Sultano dei viadotti e Gran Visir delle rotonde, Duca dei trasporti e delle bonifiche idrauliche, Grande Duce ed elemosiniere delle armate dei pubblici funzionari e dei politici,Gran Maestro del dorato ordine degli impuniti e sempre assolti, ecc, ecc,ecc, ecc, non siamo stati certo da meno degli eletti al potere dei figli della solare Sicilia.
La nostra follia, primi ad essere falliti in Italia, è stata del tutto identica alla loro, se non superiore, stessa  l’incoscienza che ci ha portato a precipitare nel baratro senza intervenire in tempo quando ancora si poteva fare qualcosa per arrestarne la marcia (e noi eravamo tra quelli che li avevano avvisati del pericolo).
Stessa è la follia che li ha indotti a ritenere di poter spendere 120 milioni di euro all’anno quando se ne incassavano solo 90.
È la stessa follia che ha fatto credere di poter andare avanti così, facendo debiti all’infinito e vendendo beni pubblici come se non avessero mai fine, rafforzando nel contempo il proprio potere assumendo personale che non serviva, ma votava a comando.
È la stessa follia che ha fatto abbattere sul Tanaro ottimi ponti che non erano da abbattere ed ha impedito nel contempo di costruirne uno utile sul Bormida perché turbativo di speculazioni su terreni edificabili.
È stata pura follia assegnare le massime cariche civili, ed i seggi da onorevole, a pompasoldi fedeli alla dinastia degli Asfalto.
È la stessa follia che ha fatto sì che evaporassero praticamente nel nulla gli oltre 1000 miliardi di lire ricevuti per l’alluvione. È la cifra maggiore mai vista in tutta la storia della città a partire dalla sua fondazione! Il finanziamento più elevato mai elargito in Italia per una catastrofe naturale superiore ai danni realmente subiti! Una montagna di denaro con cui si sarebbe potuto pavimentare la città d’oro e di diamanti.
È pura follia che si siano  lasciate chiudere le aree golenali a monte di Alessandria rettificando nel contempo il  corso del Tanaro fiondando così l’alluvione a valle e trasformando il centro storico in un’area di sfogo delle piene.
È pura follia ritenere che si possa uscire dall’attuale drammatica situazione con gli stessi personaggi e gli stessi programmi che ci hanno portati al dissesto.
È pura follia che, mentre non si sa nemmeno come pagare continuativamente gli stipendi ed attivare i riscaldamenti, Sindaco e Giunta vadano a dire in giro che si deve trasferire l’ospedale, unica struttura che in Alessandria funziona bene essendo tra le prime 10 in Italia, e pertanto andrebbe tutelata e protetta, lì dove sta, avendo disponibile di fianco l’enorme complesso pressoché abbandonato dell’ex manicomio.
È pura follia che massimi membri di Giunta vadano a dire ai convegni (lo hanno fatto all’Acsal) che loro “di politica non capiscono proprio nulla” ed anche che “occorre sostituire la ragione con l’amore” terrorizzando così coloro che li ascoltano, già di per sé fin troppo spaventati mentre si chiedono cosa diavolo sia venuto a fare in Giunta chi si abbandona a siffatte dichiarazioni.

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