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RITA ROSSA DICE “NO” AL TERZO VALICO MA IL RETROPORTO È UNA SORTA DI FISSAZIONE DEI BARONACCI LOCALI

Da Luciano Robotti del Movimento No Tav Terzo Valico – Comitato di Alessandria

Alessandria – Tutto partì da una mozione presentata lo scorso 20 agosto dal consigliere Andrea Cammalleri (M5S) ed abbandonata in soffitta per tre mesi. Essa aveva per oggetto la richiesta di moratoria del Terzo Valico e del divieto di conferimento in cava dello smarino carico di amianto proveniente dai cantieri di scavo della galleria.
Nella seduta consigliare del 6 dicembre Rita Rossa ha espresso contrarietà all’opera con un emendamento che di fatto ha soppiantato la mozione di Cammalleri.
La presa di posizione di Rita Rossa e della sua maggioranza non ci stupisce. Sarebbe stato assai difficile spiegare agli alessandrini che oltre a subire le conseguenze finanziare del comune più disastrato d’Italia, avrebbero dovuto respirarsi amianto per i prossimi decenni. Il Terzo Valico è oramai diventato un incubo anche per gli amministratori piddini che, asserviti agli interessi dei poteri forti, non sanno più come arginare  
il malcontento della gente.
Ciò che colpisce sono alcune motivazioni addotte dal sindaco per spiegare la sua presa di posizione: “Per quanto riguarda il Comune di Alessandria, se diventiamo terreno di passaggio dello smarino e se non abbiamo qualche vantaggio nello scalo ferroviario, saremo contrari all’opera. Se rimane questa situazione, con un incertezza complessiva, non sarà concessa nessuna parte del territorio”.
Cosa intende Rita Rossa quando dice “se non abbiamo qualche vantaggio”?
La risposta ce la diede già questa estate compare Filippi (Pd Presidente della Provincia di Alessandria): “Se la Regione Piemonte cambia le carte in tavola, e ci nega 12 milioni di euro di investimenti già stanziati per le infrastrutture pubbliche legate al retroporto, ci sono solo due possibilità: o troviamo gruppi privati che, insieme ad Fs, si fanno carico dell’investimento. Oppure del terzo valico rischiamo di avere solo gli aspetti negativi in termini di impatto ambientale, che non sono inesistenti: sono due piatti di una bilancia, che non può stare in disequilibrio.”
La questione è dunque il retroporto. Una sorta di fissazione dei baronacci locali. Un progetto contestuale al Terzo Valico destinato alla realizzazione di un polo logistico ad Alessandria atto a ricevere e smistare merci che non arriveranno mai.
Un opera demenziale che causerebbe la cementificazione di centinaia di ettari di terra fertile.
Qualora Filippi non ci abbia già pensato, noi il nome di un gruppo privato potremmo suggerirglielo: Gavio.
Chissà mai non possa accadere come con il Terzo Valico i cui costi avrebbero dovuto essere sostenuti dai privati, salvo poi dopo la concessione dei lavori essere accollati sul groppone degli italiani.
Morale della storia: Rita Rossa perfettamente in linea a Filippi ci dice che il Terzo Valico è una fetenzia, ma nel caso in cui Regione e Governo dimostrassero un po’ di benevolenza, questa amministrazione potrebbe anche chiudere un occhio, come la stessa Rossa già fece ai tempi in cui era vicepresidente della Provincia.

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