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LE ORIGINI DELLO STATO PONTIFICIO, OVVERO: LA GRANDE MENZOGNA

I LONGOBARDI

di Carlo Grossi
(seconda puntata)

Non ostante che vi avesse riportato le aquile imperiali, il governo bizantino, è stato, per l’Italia, una dominazione straniera, una delle peggiori subite nella sua lunga e tormentata storia: cionondimeno il Liber Pontificalis della Curia Papale Romana esultava dicendo che erat enim tota Italia gaudens “poiché tutta l’Italia era contenta”. Che lo fosse veramente non lo giureremmo, perché è probabile che l’ottimistica espressione sia stata una servile piaggeria dei preti nei confronti del vincitore, ma anche se avesse, in tutto e in parte, risposto a verità, è da credere che motivo di tanto gaudio fosse soprattutto il sollievo per la fine di quella terribile guerra, non diverso da quello con cui, nel 1945, gli italiani, tra le macerie delle loro case distrutte dai bombardamenti, esultavano per la fine degli incubi del conflitto. Comunque, vera o supposta, tanta esultanza è durata poco, perché, solo una quindicina d’anni dopo, nel 568, sui valichi delle Alpi Giulie si affacciavano i Longobardi guidati da Re Alboino che dalla lontana Scandinavia — Populorum Fucina, come allora era detta – dopo una sosta in Pannonia, scendevano in Italia, a loro volta per stabilirvisi come in una nuova patria, avendo quindi anch’essi al seguito donne, vecchi, bambini, cariaggi, etc. L’evento ha scatenato un’ondata di terrore: i Longobardi, in verità, non godevano di buona fama essendo tra i barbari meno evoluti ed in Italia erano già noti, perché alcuni vi avevano combattuto nella guerra gotica, come mercenari dell’impero: per di più, il loro cristianesimo, ancora semipagano, era volto all’eresia ariana, tanto che il Vescovo di Milano, poco coraggiosamente, riparava a Genova, che, protetta dalla potente flotta bizantina, era rimasta imperiale, e ha concluso il suo episcopato nella città ligure, deve hanno poi risieduto vari suoi successori, regolarmente investiti nella Diocesi Ambrosiana, ma che Milano non l’hanno mai vista. I Longobardi hanno presto occupato tutto il Nord Italia, anzi si sono spinti anche al Centro Sud, dove però non è arrivato anche il popolo minuto, perché la loro immigrazione in esso si è limitata ai duchi, agli uomini d’arme e loro seguito, e familiari, poi assorbiti dalla popolazione locale rimasta latina. Dal punto di vista politico le conseguenze del loro insediamento sono state enormi, producendo una vera rivoluzione, nel senso etimologico del termine, e da esso può veramente dirsi iniziata in Italia l’età medioevale. Con la conquista longobarda infatti ha avuto fine l’unità politica della penisola, in atto dalla conquista romana della Gallia Cisalpina, mantenuta anche con l’impero e poi con Odoacre, Teodorico e l’Impero d’Oriente: presto vi sono state due italie, ossia l’Italia dei Longobardi al nord, la Longobardia, e l’Italia dell’Impero Romano d’Oriente, appena a sud, la Romania, nomi che le regioni in cui erano le rispettive loro capitali Pavia e Ravenna, portano ancora oggi i loro nomi contratti in Lombardia e Romagna.

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