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LA FURBIZIA È L’ARTE DEI CIALTRONI

Poiché sovente ci capita di recarci oltre i patri confini e non è nostro gradimento l’essere considerati cialtroni per il solo ed unico fatto di essere italiani, ci permettiamo di invitare il professor Mario Monti, per il momento ancora capo del governo, a rileggere la storia di Attilio Regolo ed a trarne adeguate conseguenze. Correva l’anno 246 A.C., il console romano Marco Attilio Regolo, dopo una serie di vittorie contro i Cartaginesi, fu sconfitto e fatto prigioniero presso Tunisi. I Cartaginesi gli proposero di tornare a Roma allo scopo di invocare la pace, con il patto d’onore, stipulato sulla parola, che sarebbe tornato  a Cartagine se non l’avesse ottenuta. Regolo andò a Roma, ma anziché chiedere la pace invitò a continuare la guerra. Dopo di che, resistendo ai pressanti inviti di parenti ed amici, tornò a Cartagine per non macchiare di infamia la parola data da un console di Roma. Ed i Cartaginesi lo uccisero in modo crudele. Ci rendiamo perfettamente conto che parlare di onore e dignità in Italia, in cui l’unico mercato fiorente è quello dei deputati e senatori, e i governi cadono per contanti, dopo cambi di schieramento  alla Scilipoti, e le piacevoli prestazioni di alcune fanciulle sono  pagate con denaro pubblico facendole eleggere a cariche di Stato, mentre si permette ad un ricco proprietario di giornali e televisioni di insultare la magistratura nel tentativo di evitare gli esiti di un processo, è come andare a fare l’apologia della castità in un bordello. Ma all’estero non è così. Mancare alla parola data, e per di più garantita dall’onore di una nazione, è la peggiore infamia possibile. L’Italia, sul suo onore, aveva assicurato di restituire i due maro’, peraltro trattenuti in albergo anziché in galera, e lasciati liberi di tornare in Italia con la scusa di votare. Straordinaria gentilezza e disponibilità internazionale mai vista prima d’ora in nessun paese. Qualsiasi scusa furbastra si inventi, non esiste motivo al mondo per non mantenere la parola data. “Pacta sunt servanda”. Così hanno scritto i giornali di tutto il mondo e di ogni tendenza, nessuno escluso.  L’aver fatto i furbi, anche in passato, è stato pagato dall’Italia assai duramente! Possibile che Monti non lo sappia? Ci permettiamo di ricordarglielo. Durante le nostre modestissime imprese coloniali firmammo con gli etiopi il cosiddetto Patto di Uccialli in cui si diceva che l’Etiopia “avrebbe potuto rivolgersi all’Italia per la sua politica estera”. Poi facemmo i furbi e cambiammo “avrebbe potuto” in “avrebbe dovuto”. Gli etiopi, popolo coraggioso e di antica civiltà, anche se molto diversa dalla nostra, la presero molto male, e quando le truppe italiane avanzarono nei loro territori per imporre con la forza il cambiamento, le fecero letteralmente a pezzi. Ma l’esperienza a quanto pare non è stata ancora oggi capita. Non si è nemmeno compreso che l’India, grande Paese, che da poco si è liberato dal giogo coloniale, è estremamente sensibile quando c’è di mezzo la propria dignità ed indipendenza. Inoltre Sonia Gandi è italiana. Di cognome si chiama Maino ed è di Torino. Sicuramente ci sarebbe stata favorevole se il rapporto con l’India fosse avvenuto con delicatezza diplomatica evitandole pesanti attacchi da parte dell’opposizione nazionalista proprio a causa della sua origine italiana. L’Italia si è invece comportata rozzamente, specie sulla stampa di destra, con  furbastra brutalità d’altri tempi. E così, mentre la civile comunità europea ha respinto ogni nostra assillante richiesta d’aiuto, chiamandosi fuori dalla diatriba, noi non sappiamo più come uscirne visto gli enormi interessi economici che abbiamo in India e che rischiano di finire in fumo.

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