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FINISCE AL TAR LA VICENDA DELLA DISCARICA DI SEZZADIO

Sezzadio (AL) – Il Comune fa dietrofront e la ditta Riccoboni insieme alla proprietà dei terreni (Allara-Bioinetti) ricorrono al Tar. È finita così sul tavolo del giudice amministrativo la decisione del Comune di richiedere alla Regione un vincolo di superficie e parimenti alla decisione di sospendere ogni domanda di variazione del piano regolatore. La settimana scorsa lo studio legale Gastini di Alessandria per conto di Riccoboni e Allara-Bioinerti che dovrebbero realizzare la discarica ha scritto al commissario prefettizio Enrica Montagna (nominata in seguito alla caduta del sindaco Pierluigi Arnera messo in minoranza a marzo dal consiglio comunale) per chiedere l’annullamento della delibera del consiglio comunale assunta il giorno prima della caduta del primo cittadino che aveva sospeso l’iter della variante parziale con la quale l’area di cava di Cascina Borio avrebbe dovuto essere trasformata da agricola a estrattiva. I comitati e gran parte della popolazione temono che la realizzazione della discarica favorisca il ricevimento dello smarino del Terzo Valico (oltre 2 milioni di metri cubi in totale) con seri rischi di inquinamento della falda acquifera al di sotto della ex cava. Nella lettera inviata da Gastini al commissario prefettizio si legge che “a fronte del disposto normativo secondo cui “nei Comuni dotati di Prg, qualora la destinazione dell’area sia difforme, l’autorizzazione concessa per l’attività estrattiva costituisce atto d’avvio del procedimento di variante che (…) non è soggetta ad autorizzazione preventiva e deve essere adottata entro il termine complessivo di 90 giorni (…). Il Consiglio Comunale, oltre a non aver provveduto tempestivamente come impostogli dalla normativa (…) ha irritualmente e illegittimamente deliberato “di sospendere ogni determinazione in merito alle richieste di variante di Prg presentate da Allara Spa e Riccoboni spa in attesa di conoscere l’attuale situazione delle aree e lo stato di coltivazione della cava, nonché quello dell’esecuzione delle opere di ripristino ambientale”. Resta forte l’opposizione dei 23 comuni dell’acquese contrari alla discarica che considerano pericolosa per la falde freatica che rischierebbe di essere inquinata, mentre i sindaci si vedranno domani a Palazzo Levi, ad Acqui, per concordare una linea d’azione comune e nominare un rappresentante legale. Con loro scendono in campo anche i comitati di base che, in un comunicato congiunto, scrivono che “da oltre 400 giorni è in corso una Conferenza dei Servizi che avrebbe già dovuto esprimersi circa l’accoglimento o il rifiuto della domanda della ditta Riccoboni Spa per l’insediamento di una discarica di rifiuti cosiddetti non pericolosi”. La falda serve ben 50.000 persone, e potrebbe alimentarne, se necessario, fino a 200.000.

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