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TINO ROSSI, POLITICO “WORK IN PROGRESS”

LA CONTINUA METAMORFOSI POLITICA DELL’EX LEGHISTA DI SPINETTA, PRIMA EUROSCETTICO ED ORA EUROTIFOSO E DEMOCRISTIANO! NOTIZIA (INCREDIBILE) USCITA IERI.

di Andrea Guenna
Alessandria –
In Italia vige una strana consuetudine per cui quando un partito non funziona più non si licenziano mai i politici incapaci e responsabili del disastro, ma si rifonda il partito, gli si cambia nome e simbolo e i politici  restano al loro posto. Non solo, perché un altro sport altrettanto diffuso è quello del voltagabbana, per cui i nostri reggitori passano con disarmante disinvoltura da una sponda all’altra dello schieramento. Tra questi anche qualche alessandrino, il più noto dei quali è tale Rossi Oreste detto Tino da Spinetta, 49 anni, nato leghista agli inizi degli anni novanta, con qualche tentennamento già al tempo in cui la sindaca Francesca Calvo si era avvicinata alla Margherita di Rutelli lasciando la Lega (1997). Tornato all’ovile, prima si presentava candidato sindaco nel 2002, stracciato da Mara Scagni, poi entrava in maggioranza con Piercarlo Fabbio nel 2007, ma se ne usciva di nuovo piantando in asso tutti una settimana dopo l’espulsione dalla Lega di Buzzi Langhi, notificata all’interessato e agli organi di stampa il 16 gennaio del 2012. Rossi lasciava il posto al subentrante Davide Autano, 40 anni, perito industriale. Il suo ritiro coglieva un po’ tutti di sorpresa in quanto era un leghista duro e puro, che contava davvero, consigliere comunale della prima ora, europarlamentare e frequentatore delle alte sfere del Carroccio. La storia politica dell’Oreste è lunga un chilometro e densa di avvenimenti. Dopo l’esperienza nei primi movimenti autonomisti, fu eletto per la Lega nel 1990 e da allora sino al 2000. È stato poi consigliere regionale e deputato. Tre legislature a Roma, e nel 2009, con 14.399, voti è divenuto eurodeputato, il primo alessandrino a Bruxelles. All’inizio fedelissimo di Bossi, in un secondo tempo più vicino a Bobo Maroni. Insomma le metamorfosi per lui sono state frequenti e continuano ancora oggi. Infatti l’Oreste, dopo aver mollato la maggioranza di centro destra al Comune di Alessandria, poco prima che la barca finisse contro gli scogli, con un tempismo invidiabile zompava anche via dalla Lega col diffondersi delle prime indiscrezioni sugli strani maneggi dell’entourage di Bossi. È pur vero che lui, l’Oreste, era diventato Maroniano (meglio non rischiare) ma non gli bastava lo stesso perché la sua volontà era quella di allungare il più possibile la sua carriera politica – con quel che si guadagna! – ed in Italia le cose si stavano complicando un po’ troppo. Perché allora non approfittare del fatto che si era anche parlamentare europeo? E voila, una piroetta politica, l’ennesima, e l’Oreste da Spinetta nella seconda metà del 2012 finiva nel gruppo euroscettico Efd, ma, da lontano, sbirciava la Balena Bianca di Bruxelles, il Ppe. Vuoi mettere! il Ppe è il partito di maggioranza relativa all’Eurocamera, cui appartengono, tra gli altri, lo stesso Barroso e Van Rompuy, e 13 premier europei con Merkel e Rajoy. Tutti pezzi da novanta. Lì sì che c’è il potere, quello vero! Molto meglio che quelli sfigati dell’Efd. Ed ecco spiegato perché ora ce lo ritroviamo democristiano ed eurotifoso, avendo aderito al gruppo europarlamentare del Partito Popolare Europeo (Democratico Cristiano). Ma per diventare democristiano bisognava cambiare idea su tutto, e chissenefrega, si cambia! Rossi si è giustificato del fatto di essere passato dal gruppo degli euroscettici (composto per lo più dalla Lega Nord e dagli inglesi dell’Ukip) agli europeisti del Ppe, che si richiamano alla tradizione dei padri costituenti come Schuman, De Gasperi e Adenauer, per ”attuare il progetto sugli Stati Uniti d’Europa”. Aria fritta. Poi ha dichiarato a quei cattivoni dei giornalisti che lo hanno preso con le mani nella marmellata: “Ho deciso di passare dal gruppo Efd al Ppe in quanto, come ho sempre sostenuto durante tutti gli interventi e gli incontri con i gruppi e con le scuole a cui ho partecipato sia al parlamento europeo sia sul mio territorio, non sono un euroscettico ma un eurocritico a favore degli Stati Uniti d’Europa”. Poi con una sfrontatezza di cui devono tener conto i leghisti che lo hanno sempre votato credendo in lui, Rossi ha detto ancora: “Ho scelto il Ppe perché ha linee di pensiero molto simili alle mie ed è il partito che più si riconosce nelle radici cristiane dell’Europa”. Niente male per uno che nei primi anni novanta è sceso in politica per abbattere il sistema democristiano in Italia.

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