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DA PIERCARLO FABBIO – PDL FORZA ITALIA

SFIDUCIA SI’ SFIDUCIA NO E I MOVIMENTI SCOMPOSTI DEI GRILLINI

Il M5S ha presentato la sua personale mozione di sfiducia alla sindacarossa. I soli consiglieri grillini (tre) non sono che un quarto di ciò che serve per portare alla discussione il documento. Poi, per sfiduciare la sindaca occorrerebbero 17 voti. Per ora si è a -14, che non è una temperatura siberiana, ma poco ci manca. Ora qual è stata l’idea del Movimento? Far movimento, appunto. Neppure è passato loro per la testa di prendere un’iniziativa con il resto dell’opposizione – che se fosse per i grillini dovrebbe probabilmente essere sfiduciata anch’essa in un disegno di dittatura di un solo partito che fa invidia al comunismo più vetero e chiuso – e mediare una convergenza delle altre forze politiche presenti in Consiglio e che, pur minoritarie per effetto del voto amministrativo del 2012, comunque rappresentano una parte di quella popolazione che i seguaci del comico genovese richiamano ad ogni istante. E dunque le firme latitano e il flop rischia di creare condizioni e procedenti tali da non poter più far usare a nessuno questa procedura (si alzeranno domani veti incrociati: tu non l’hai firmata a me e io non la firmo a te). Risultato? Da un potenziale svantaggio, la maggioranza ne ha ricavato un innegabile vantaggio: ora potrà cadere solo per mano di se stessa.
Secondo tempo: giovedì il M5S ha messo in scena quello che doveva essere un processo pubblico alla Rossa: quello che non potremmo fare in aula per mancanza di firme, lo facciamo in mezzo alla gente. Al di là del fatto che la gente era così poca e gli operatori politici così tanti, che l’ordalia non solo non è riuscita, ma non è neppure potuta iniziare, tutte quelle liturgie elettroniche (il tempo che scorre, la multimedialità, lo scattare di tablet più densi dei funghi in un bosco d’autunno) hanno ancor di più evidenziato che non si vive di soli microprocessori, ma almeno di qualche rada idea. Abbiamo dunque capito che al M5S non va il governorossa; il dissesto non doveva essere dichiarato; le bugie sono state tante, le cifre più voilte affermate sono sbagliate,  e che ora la città soffre; avanti così non si può andare. Più denuncia, che proposta: forse non era serata. Ma dopo la prima parte, dove il Movimento ha espresso le sue legittime valutazioni, è andato in scena un inverecondo talk-show, dove la gente – poca – in sala si è messa ad interrogare la sindacarossa su questo e su quello travolgendo gli obiettivi della serata: da imputata, la sindaca – che con mestiere è andata dove era stata invitata – è diventata l’unico punto di riferimento. E se non si fosse messo l’assessore Lombardi con le sue omertà su una discarica di inerti in Fraschetta, la “rita” ne sarebbe uscita anche meglio.
Insomma, da una mozione di sfiducia a tarallucci e vino. Meglio così: il M5S paga la sua inesperienza e la ridondanza con la quale affronta senza confini e limiti le procedure democratiche e della partecipazione e la maggioranza porta a casa una mezza vittoria, anche se pensava di cavarsela almeno con una mezza sconfitta. Gli aedi giornalistici alla Grassano hanno già incominciato ad esagerare paragonando la Rossa a San Francesco. Per loro è stata come una liberazione, dopo 17 mesi di critiche inarrestabili e di nullismo esasperato. Vogliamo almeno dargli le attenuanti generiche? Ma il M5S ci pensi meglio prima di confrontarsi con politici scafati, perché nessuno lo dice, ma la Rossa (PSI) era già assessore con Priano e Veronesi nel 1992, mentre tangentopoli spazzava via quella classe politica e i cittadini consegnavano alla Lega il governo della città. Anzi qualcuno può erroneamente pensare che si tratti di un personaggio nuovo di zecca. Ecco perché la sinistra è così ferrata sul riciclo! E dato che nei grillini non sono in pochi a giungere da quel mondo, dovrebbero sapere quanto è infido il serpente.

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