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GIORNATA DELL’AMBIENTE 21 – ALL’INQUINAMENTO (DI ARIA E ACQUA) SI DEVE RIMEDIARE LOCALMENTE

Nonostante l’evidenza dimostri il contrario, le autorità “mondiali” (l’ONU, purtroppo) si ostinano a considerare “globali” tutte le crisi, da quelle energetiche a quelle economiche, col risultato di fare sprecare enormi risorse a tutti i Paesi associati, compresi quelli non interessati dalle crisi né passivamente, né attivamente (non contribuendo a provocarle). La Terra è tanto grande, come si è visto, la popolazione così numerosa, la geografia fisica e politica così complessa che non si può concepire che i problemi, pur con nome uguale, siano anche uguali nella sostanza e soprattutto che abbiano la stessa origine (naturale o antropica). È appena ammissibile parlare di cooperazione globale fra i popoli (cioè “pace”, o almeno collaborazione), ma è assurdo pretendere che risolvendo un problema, di qualunque tipo, in un Paese si possa applicare lo stesso rimedio anche in un altro. Invece, ecco il risultato della riunione dell’IPCC dell’aprile 2014 a Berlino per presentare la terza (ultima) parte del 5° Rapporto sul Clima: Raccomandazione di ridurre a zero ovunque le emissioni di “gas serra” (ritengo solo quelle di origine antropica…) entro il 2100!
LIBERTÀ DI RESPIRARE
Avendo visto che il “gas serra” principale è il vapore acqueo, questa ennesima castroneria equivale a impedire a tutti gli esseri viventi di respirare (il Corriere della Sera ha diffuso la notizia il 14/4/2014 nell’articolo di un’apparentemente fanatica ambientalista: Monica Ricci Sargentini). Il solito IPCC ad ogni riunione le spara sempre più grosse per conservarsi il fruttuoso incarico per anni persino dopo la fine del mondo da essi stessi profetizzata. Ma anzitutto nessuno spiega come si misuri con la precisione del decimo di grado la temperatura media della Terra (non basterebbe questo solo argomento a stroncare le fantasticherie dell’IPCC?); inoltre la mappa delle stazioni meteo pubblicata nel mio articolo precedente (fonte: un articolo recente del colonnello Giuliacci) mostra che esse non solo sono poche, ma anche situate nelle regioni più popolose e industrializzate (più facili da raggiungere e con netta caratterizzazione antropica), mentre le mappe pubblicate dal Corriere per dimostrare l’evoluzione della temperatura nei prossimi secoli concentrano l’attenzione proprio nelle zone dove le stazioni meteo praticamente non esistono (calotte polari e zone desertiche, p.es.).
LA CANZONCINE IDIOTE DI MILLY MORATTI
Mai si è visto un articolo scientifico (?) tanto idiota, il quale prevede, entro il 2100, “inondazioni, incendi, cicloni, desertificazione, aria irrespirabile”, parole che ormai non pronunciano più neanche i fanatici delle squadracce di Milly Moratti, che anni fa si infiltravano nelle scuole, facendo cantare agli scolari canzoncine di propaganda ambientalista, trattandoli come i poveri selvaggi dell’Africa nera (o come i fan di Matteo Renzi). E i bambini cantavano come scimmiette (e tali resteranno, con questo genere di trattamenti), e i genitori, invece di indignarsi, approvavano e firmavano per i quattro referendum (non ne bastava uno?) che chiedevano alle autorità restrizioni ancora più rigide per la pulizia dell’aria lombarda; e i sempre più numerosi comitati (in testa a tutti Ciclobby) e Legambiente tanto hanno fatto che si paventa per maggio il ritorno delle famigerate “domeniche a piedi”, che ogni assessore promette di abolire per sempre, ma poi prontamente ripristina dopo avere constatato la propria incapacità a risolvere i problemi.
TRAFFICO E INQUINAMENTO NON SONO CONSEGUENZA L’UNO DELL’ALTRO
Eppure tali fallimenti sono chiaramente dovuti a un’unica causa: traffico e inquinamento non sono per niente, come si è inculcato nella mente della gente, la medesima cosa. Basta riflettere che in una città come Milano anche se tutti gli autoveicoli fossero elettrici, a idrogeno o a GPL il traffico sarebbe identico e i cittadini, pur respirando aria più pulita, trascorrerebbero ore e ore in coda, specialmente alla ricerca di un parcheggio, e le aziende (e gli uffici pubblici) perderebbero giorni e giorni di lavoro esattamente come è successo finora, con i medesimi ingorghi, tamponamenti, strombazzamenti, risse fra automobilisti esasperati, e pericolosi ciclisti canuti, sordastri e mal vedenti che svolazzano spensierati tra gli ingorghi (e tra i pedoni) su e giù per i marciapiedi; e con un sacco di multe per… divieto di sosta, cioè a chi al traffico cerca di non contribuire.
Sperando sia chiaro, da questa lunga tirata, che ci vuole un’autorità addetta al Traffico e un’altra, separata, addetta all’Inquinamento, non dimentichiamo di aggiungere che per ottenere veicoli “puliti” occorrono materiali speciali (fosse anche solo per rendere i veicoli più leggeri) e infrastrutture dedicate (prime fra tutte i sempre sbandierati e mai installati distributori, p.es. di corrente elettrica), dotate di misure di sicurezza mai viste prima (ricordare i recenti disastri di treni adibiti sventatamente al trasporto di GPL, ma anche il maggior pericolo per esplosioni di idrogeno, da non escludere anche in caso di urto non troppo violento fra veicoli). Le due distinte autorità non dovrebbero lavorare in sinergia, perché i problemi rispettivi potrebbero richiedere soluzioni contrastanti.
L’ANIDRIDE CARBONICA NON INQUINA
Ci si convinca che Inquinamento NON È CO2: tutt’altro! la CO2 (meno del 5% in volume e del 7% in peso nell’aria normale), è stata presa come “misura” della combustione (per trasporti, riscaldamento, generazione di elettricità) di carburanti fossili, un po’ come gli “ottani” per l’efficienza e tempestività dello “scoppio” nei cilindri (a proposito: chi saprebbe spiegare che cosa è l’”ottano”? Fisicamente non esiste!) L’Anidride Carbonica, la vituperata CO2, è un gas innocuo per la salute animale, non è tossico né combustibile, ma è “pesante” e non libera ossigeno e quindi non favorisce la respirazione, ma è indispensabile alle piante; passa direttamente, abbassandone la temperatura, da gas a solido (“ghiaccio secco”), e viceversa “sublima” da solido a gas, con le arcinote applicazioni per creare facilmente nuvole di “fumo” negli spettacoli teatrali: il vapore acqueo dell’ambiente condensa intorno alla gelida CO2. Invece SONO inquinanti, cioè dannosi all’organismo, fra molti altri: l’ossido di carbonio (CO, quello che avvelena i poveracci che accendono un fuoco in ambiente chiuso), che per legge fisica è sempre associato in percentuale fissa alla CO2, secondo la temperatura della miscela; e poi l’ozono (irritante), gli ossidi di azoto (tossici), ossidi e acidi solforici e solforosi (tossici), ossidi di piombo (ultratossici), diossina (tossica e cancerogena), che è il prodotto di combustione di materie plastiche e rifiuti. L’elenco è lunghissimo, perché numerosissime sono le sostanze soggette ad essere bruciate e quindi a finire nell’aria, ma ci si può consolare perché per tutti i prodotti di combustione dannosi si può installare un filtro, eventualmente solidificando o liquefacendo alcuni prodotti che escono in forma gassosa dalla combustione.
LA SCIOCCHEZZA DELL’EFFETTO SERRA
Perciò occorre che l’autorità per l’Inquinamento si preoccupi veramente dei polmoni e del sangue (e degli occhi) dei cittadini, cioè sappia (e lo sappiano anche i cittadini, e i medici, che, a volte, ma raramente, hanno la curiosità di imparare) che l’aria “pura” è, sempre per “legge fisica”, per tre quarti del volume azoto inerte e meno del 20% (un quinto) ossigeno (mentre l’ossigeno, quando è puro, come negli ospedali, brucia i polmoni e il cervello, e perciò va dosato con estrema cura). E sappia che l’inquinamento che mina la salute dei cittadini non ha niente a che vedere col cosiddetto “effetto serra” (vapore acqueo e CO2) e che la maggior parte dei materiali “verdi” si ottiene dalla lavorazione di materie prime che, oltre a consumare un sacco di energie “fossili”, emettono scorie di lavorazione gassose o solide che sono dannose all’organismo umano, come è il caso delle scorie provenienti da tutti i tipi di processi industriali (e spesso anche alimentari). Allora, quando si sentono quei cretini che propongono diavolerie (di solito costose, per assicurare profitti per sé e per i venditori) per “abbattere le emissioni” e “fare del bene all’ambiente”, li si additino all’opinione pubblica onesta come truffatori senza scrupoli, che ad arte spaventano il pubblico col fantasma di catastrofi geologiche e climatiche “globali” fra 20 o 50 anni, ma non lo avvertono dei veleni che gli somministrano oggi sotto altra forma e che lo annientano nel fisico.
UNA QUESTIONE DI PESO
Le tonnellate di CO2, che “si immettono nell’atmosfera” anche ad ogni respiro, fanno male all’organismo perché contengono ossido di carbonio e non perché contribuiscano all’effetto serra; e fanno male, ovviamente, fino a che si trovano a altezza d’uomo. Resto sempre poi con la curiosità di che cosa pensi l’uomo della strada di questi miliardi di tonnellate tirate in ballo continuamente, come se l’ossigeno (e l’azoto) non pesassero niente, mentre a parità di volume l’ossigeno pesa circa 3/4 della CO2 e l’azoto pesa poco meno dell’ossigeno. L’aria al livello del mare “pesa” 1 atmosfera, cioè “comprime” ogni parte del terreno quanto una colonna d’acqua di circa 10 metri di altezza (è la definizione scientifica di Bar. Di questi 10 metri d’acqua equivalenti solo 70 cm equivalgono ad anidride carbonica, contro i 2-3 metri equivalenti all’ossigeno e i 5-6 metri equivalenti all’azoto; desidero ribadirlo: ogni pezzo di superficie terrestre, in qualunque posto della terra ci si trovi, è “pressato” dall’equivalente, in aria, di circa 10 metri di acqua, che noi, che non abbiamo viaggiato nello spazio, non percepiamo, come non percepiamo la strabiliante velocità con cui continuamente ruotiamo attorno all’asse terrestre (all’equatore sono 40000 km in 24 ore, ossia 1660 km all’ora (alle nostre latitudini circa la metà, facendo i calcoli “a mente”, come ho fatto in tutti questi articoli per dimostrare che sono alla portata di qualsiasi babbeo che sia solo capace di non farsi infinocchiare dai Verdi).
Naturalmente fra gli inquinanti molto nocivi che vanno trattati con particolare attenzione ci sono quelli “da traffico”, che tratteremo nei prossimi capitoli per motivi di spazio (e per non mettere troppa carne al fuoco), ma che non devono essere confusi con i problemi di circolazione (stradale o ferroviaria o aerea) che dal “traffico” derivano.
ALLA LARGA DAGLI ECOLOGISTI IMBONITORI DI PIAZZA
Tutti i concetti e le nozioni trattate fino ad ora in questo articolo sono probabilmente noti solo a giovani studenti particolarmente attenti (e non distratti e ipnotizzati dagli imbonitori ambientalisti). Tutti gli altri lettori probabilmente li riscoprono dopo gli anni della scuola o non li hanno mai conosciuti e quindi sono entrati nella loro mente solo dopo la deformazione indotta dai nefasti media attuali. Per questo sarebbe bene interrompere ora la “lezione”, ma solo dopo un utile discorsetto sull’amianto, che, fra gli inquinanti, è forse quello che ha fatto e farà nel mondo il maggior numero di vittime. Ed è un tipico esempio di “mala scienza” e “mala informazione”, che dovrebbe insegnare all’Umanità a non confondere i problemi e a stabilire la giusta graduatoria fra le demonizzazioni, che negli ultimi due secoli sono state attribuite secondo criteri tutt’altro che scientifici, bensì demagogici e superstiziosi.
L’AMIANTO KILLER
Ecco infatti l’esempio più lampante di inquinante mortale dell’aria che col “traffico” non ha niente a che vedere: l’Asbesto, o Amianto, non brucia nei motori e nelle caldaie (anzi: è proprio “refrattario”), non produce “effetto serra” (come del resto le polveri sottili), ma è abbondante, si separa facilmente dagli altri minerali e perciò è facile procurarsene: quindi l’hanno usato, per proteggersi da scottature, tutti i nostri vecchi (adulti e bambini, militari e civili, lavoratori e consumatori e perfino riccastri ambientalisti ante-litteram che ne hanno rivestito case, tetti e pavimenti); nel ventennio ’40-’60 chi non ne teneva in casa anche una minima quantità per qualsiasi evenienza? (per esempio riparazioni di ferri da stiro o protezione da forti fonti di calore); era facilmente reperibile in ogni magazzino di fabbriche, si tagliava in “pezze” come fosse stoffa (lo usavano infatti per le tute di piloti, vigili del fuoco, meccanici), lo poteva maneggiare, appunto, anche un bambino (e quanto ne ho maneggiato io stesso, aiutando mio Papà nei lavori di casa!).  Ma può capitare di inalarlo in abbondanza perfino camminando ogni giorno per un romantico sentiero di montagna, lungo il quale uno può fermarsi ad ammirare i “brillantini” sulle superfici delle rocce (è “mica”, stretta parente dell’amianto), ed è un materiale non chimicamente velenoso, eppure “meccanicamente” micidiale, perché formato da microscopici aghi che entrano nelle vie respiratorie e si installano ovunque, fino agli alveoli dei bronchi dove provocano, a volte dopo ben 30 o 40 anni, l’inguaribile malattia, classificata come cancro, che si chiama mesotelioma o asbestosi e che ha ucciso milioni di persone nel 20° secolo e altri ne ucciderà nei secoli successivi.
LA CURA IMPOSSIBILE
Uno potrebbe chiedersi: ma se è una malattia, non se ne troverà un giorno la cura? La risposta è: no, perché non è propriamente una malattia che altera chimicamente le cellule, ma una “ferita” che danneggia irreparabilmente il fisico. Si può guarire dalle radiazioni ionizzanti? No. Si può guarire dall’amputazione di una gamba? No, semmai si può pensare a una protesi. Ma estrarre un ago da un alveolo bronchiale è mille volte più difficile che estrarre un pallino da caccia da un occhio, per esempio; e gli alveoli colpiti dall’amianto inalato sono numerosissimi. Nel 21° secolo l’amianto ucciderà di meno, perché qualcuno si è accorto negli anni ’50 che è un materiale assassino, e perciò se ne è proibito l’uso industriale e commerciale (ma solo dopo decenni gli industriali, e anche i lavoratori e i consumatori, hanno adempiuto gli obblighi di legge), ma nessuno potrà impedire che uccida chi vive nelle vicinanze di giacimenti, specialmente se non individuati dai geologi occupati a prevedere le catastrofi “globali”: insomma, chi vive inconsapevolmente vicino all’amianto (o presso i micidiali sampietrini radioattivi di Roma e dintorni, come si vedrà) rischia il cancro incurabile. Ed è di queste cose che si deve occupare un assessore o un ministro per l’ambiente, altro che di traffico o effetto serra (alias “cambiamenti climatici”).

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