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LA LUNGA AGONIA DELLA SINISTRA ITALIANA

di Andrea Guenna – La vicenda genovese non è altro che la prosecuzione di una crisi che da lungo tempo attanaglia la sinistra ligure, in particolare, e italiana in generale. In Liguria da quando è stato eletto il marchese Doria sindaco Pd di Genova, nel partito di Renzi non si è mai smesso di litigare. Non dimentichiamoci la crisi dell’anno scorso quando Giovanni Lunardon, 41 anni, savonese, archeologo e cuperliano, è stato nominato segretario regionale del Pd ligure spuntandola per un’incollatura sull’antagonista Alessio Cavarra, sindaco di Sarzana, renziano, sostenuto dal governatore Claudio Burlando. Lunardon alla fine ha prevalso con 126 voti su 250 spaccando in due il partito. Il governatore della Liguria Burlando contava su Cavarra per spianare la strada a Raffaella Paita, spezzina, verso la poltrona di presidente della Regione. La stessa che qualche giorno fa ha vinto le “primarie scandalo” che hanno determinato le drammatiche dimissioni di Sergio Cofferati. Da una parte Burlando, Paita e i “fascisti amici dei mafiosi” come ama ripetere Cofferati, dall’altra lo stesso Cofferati e la vecchia guardia comunista. Ma non finisce qui perché, nonostante  che la commissione dei garanti abbia deliberato l’annullamento del voto delle primarie liguri in 13 seggi, cancellando oltre 4.000 schede, Sergio Cofferati porterà i verbali in Procura a Genova. Quella delle primaruie del Pd è una brutta storia, fatta di voti comprati ed estorti con le minacce. Voti di gente che col Pd e la sinistra non c’entra niente, come è successo, per esempio, ad Albisola Superiore (sindaco Franco Orsi, ex senatore pdl), dove sono stati segnalate al voto nove persone dichiaratamente di centrodestra. Voti comprati, minacce, condizionamenti. Dai verbali della commissione emerge che nel seggio di Moconesi ci siano stati un pressante controllo del voto e l’interferenza di persone estranee al seggio, appartenenti a liste contrapposte al centrosinistra, che hanno intralciato le primarie stesse. A Lavagna un’elettrice ha detto di avere avuto un’offerta di soldi per votare in un certo modo ancziché in un altro. Voti di fascisti, ma non solo, anche di nigeriani, marocchini irregolari, dominicani accompagnati da un interprete. Insomma, il partito di Renzi assomiglia sempre più ad un’associazione per delinquere, e non sembra sufficiente dire, come ha detto il premier a Cofferati, non si sarebbero conteggiati i voti contestati perché questa storia è una brutta storia, e tale resta nonostante lo stralcio di qualche scheda. Peccato, perché il Pd è l’erede del Partito Comunista Italiano che, guarda caso, avrebbe compiuto proprio oggi 94 anni, essendo stato fondato dai dissidenti socialisti il 21 gennaio del 1921. Ma oggi è anche l’anniversario della morte di Lenin, deceduto a soli 54 anni il 21 gennaio del 1924. Evidentemente gli anniversari non fanno bene al Pd.

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