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TELERISCALDAMENTO AD ALESSANDRIA: CERCHIAMO DI CAPIRCI QUALCOSA

Alessandria (Henry Jekill) – Sul teleriscaldamento la questione sembra una disputa commerciale inquinata anche dalla politica.
Vediamo anzitutto se ho capito io: ci sono ad Alessandria circa 700 proprietari di edifici ad uso abitativo e commerciale che vedrebbero volentieri il teleriscaldamento nella loro proprietà perché le bollette del “gas” (meglio adesso dire “acqua calda”) si ridurrebbero del 30%, l’immissione di inquinanti nell’aria si ridurrebbe del 22% (come faranno a calcolare con tale precisione un dato così aleatorio?), un “canone” pagato dalle società costruttrici servirebbe ad abbellire i quartieri già serviti da questo “servizio ecologico”.
Se è così, dove sta il trucco?
I miei amici che hanno dovuto montare le termoelettrovalvole su ogni termosifone giurano su un risparmio di 1000 euro all’anno (il 50%) per famiglia, ma ammettono che era col vecchio sistema che sprecavano soldi, perché per accontentare tutti si teneva l’appartamento più fresco del condominio alla temperatura di legge (facciamo 21°), e così gli altri raggiungevano anche i 25° in ogni stanza e aprivano le finestre anche di notte. Io non ci credo comunque, ma è pur vero che un piccolo vantaggio (magari temporaneo) l’avranno avuto; si verificherà in seguito il costo delle manutenzioni e dei guasti di vario tipo, con i relativi disagi per gli utenti. 
Ad Alessandria il trucco potrebbe consistere nel fatto che il 30% di risparmio promesso riguardi solo la quota-consumo, restando invariate imposte e accise, come è d’uso quando si fanno i contratti promozionali di gas e luce sul “libero mercato”: in tal caso la bolletta scende anche meno del 5% (ma quando l’utente se ne accorge, ormai il contratto è firmato da qualche trimestre).
Sta di fatto che, se non è in discussione l’installazione e l’uso del teleriscaldamento, come adesso mi sembra di capire, si può solo criticare l’impianto di generazione del calore e il tipo di combustibile usato; per chi ci crede, si può parlare anche di inquinamento atmosferico, e in questo caso è vero che il metano è quello che produce meno CO2 (e meno derivati solforosi o azotati), ma perfino ogni  caldaietta autonoma già usa il metano da decenni.
In ogni caso l’aspetto “disinquinamento” è del tutto trascurabile mentre è certamente vero che il metano sia il combustibile fossile più caro e più soggetto a variazioni di prezzo, e anche di disponibilità nei Paesi, come l’Italia, che sono costretti ad importarlo.
Per il teleriscaldamento conviene bruciare rifiuti non convenientemente riciclabili o, meglio ancora, sfruttare l’acqua calda proveniente da processi industriali, tipo fonderie. E, ripeto, dato che il calore (fino a 1000°) raggiunto da tali combustioni produce abbondante vapore, conviene sempre associare al bruciatore un elettrogeneratore a turbina a vapore, il cui calore andrà per il 40% in elettricità e per circa il 50% in teleriscaldamento: in questo modo si creerebbero più posti di lavoro, anche in termini di indotto, e si aumenterebbe di molto l’efficienza del prodotto della combustione, qualunque sia il combustibile usato.
Troppo difficile per Alessandria? Forse.
E speriamo che non venga in mente a nessuno di comprare all’estero anche il mais (che ha raggiunto prezzi altissimi) per lasciare spazio in Fraschetta a colture che producono “biomasse” e, da queste, metano.
Allora c’è da chiedersi dove e come procurarsi il metano da usare per il teleriscaldamento.
C’è Amag, d’accordo, ma Amag dove lo prende e quanto lo paga?.
L’altra domanda è: sono stati considerati tutti gli altri combustibili che costano meno?
E perché l’opzione della centralina elettrica a ciclo combinato non viene presa seriamente in considerazione?
Può darsi che occorra un piccolo investimento extra e il coinvolgimento di ENEL o chi per esso, ma c’è una convenienza garantita, sicuramente se si confrontano alternative solari o eoliche: pensate un po’, avere “gas” e luce dallo stesso impianto, che deve essere tremendamente affidabile, se non addirittura ridondante, se non si vuole perdere la vivibilità di interi quartieri a causa di un piccolo guasto.
Resta il dubbio di come si alimenteranno le cucine e i sistemi di cottura: rimarrà l’impianto a gas (quindi faranno altri allacci per gli appartamenti perché il caldaione del teleriscaldamento è centinaia di metri più in la), oppure si farà come nei villaggi tedeschi, dove il gas nelle cucine è stato abolito e si usano solo piastre e forni elettrici? 
Le riposte potrebbero essere imbarazzanti, soprattutto per l’amministrazione.

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