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GIORNATA DELL’AMBIENTE 31 – IL RISPARMIO ENERGETICO

Seppure con molto imbarazzo, mi sarebbe piaciuto poter attribuire la lunghissima permanenza nella “mia” rubrica del capitolo 30 di questa lunga “tirata” sull’ambiente ai miei numerosi acciacchi fisici o “informatici”, la pubblicazione contemporanea su questo stesso giornale di altri articoli a mia firma (due o tre con pseudonimi) mi smentirebbe, dimostrando che ero sufficientemente vitale e che avevo accesso ai mezzi di comunicazione. Quindi giustifico il fatto, scusandomene, con la mancanza di “ispirazione”, condividendone così la colpa con l’“opinione pubblica”. Infatti ognuno avrà notato che da parecchi mesi, o oltre un anno, l’attenzione del “popolo civilizzato” (cioè della parte settentrionale dei continenti, oltre all’Oceania) si è spostata sull’economia piuttosto che sull’energia e l’ambiente (si parla ancora di inquinamento, ma in modo meno preoccupato, e di sovrappopolazione, ma in funzione dell’economia): solo pochi fanatici, o coscienziosi, a seconda dei punti di vista, continuano a interessarsi di risorse per l’ambiente e non per le banche. Un elemento su tutti prevale nei discorsi delle “autorità della comunicazione” e quindi anche nel popolino che si crede così di essere trattato “democraticamente”: la necessità di “tornare a consumare” per aumentare i vari PIL e per ridurre i vari “spread”, mandando a carte quarantotto tutti gli sforzi che negli ultimi anni si sono fatti, a volte per motivi contrapposti, per indurre le suddette autorità e il suddetto popolino a “risparmiare”. Insomma, adesso, colpevole delle (per fortuna sempre future) catastrofi globali non è più chi spreca le risorse, spassandosela, ma chi non fa bisboccia, disertando ristoranti, boutique, navi da crociera, alberghi a cinque stelle, autosaloni, prime di spettacoli, vacanze nel Pacifico, a Parigi e Londra, eccetera.

EVVIVA! TORNA L’INFLAZIONE!
Si celebrano sì le consuete Giornate Mondiali ex-ambientaliste, come quella della Terra, dell’Acqua, della Protezione della Biodiversità, del Risparmio di Elettricità (salvo poi organizzare manifestazioni di protesta di diverso genere esprimendosi con l’illuminazione “a giorno” di quegli stessi monumenti che vengono spenti una volta all’anno in favore dell’Ambiente), della Mobilità Sostenibile (largamente compensata da faraonici raduni di auto d’epoca, di Ferrari, di Lamborghini, ecc.), ma il giorno successivo torna in prima pagina la necessità di “consumare”. E si fa festa non tanto per le rare buone notizie sull’occupazione, o per l’aumento dei ghiacci polari (che piuttosto si cerca di negare), quanto per i piccoli aumenti dell’inflazione, o della produzione o delle esportazioni. Recentemente, per motivi misteriosi, a parte qualche inciampo della Grecia e altri vacillamenti minori, il timore di deflazione sta diminuendo: aumenta l’inflazione e si festeggia! Chi si ricorda di quando si piangeva (e si falliva, grazie agli speculatori) perché l’inflazione era salita a +12%? Recentemente era scesa addirittura sotto lo 0% e si piangeva ugualmente, ma poi è tornata positiva di un decimo di punto e si canta vittoria; beati i finanzieri che riparlano, in Italia, di “ripresina” e negli altri Paesi di netta ripresa. E perciò, usciti dalla crisi economica, perché lo dicono Padoàn o Draghi e non perché la gente comune abbia motivi nuovi per percepirlo, si può tornare ad affrontare, ma con maggiore serenità e minore apprensione, quei problemi che avevamo lasciati in sospeso o addirittura dismessi già oltre sei mesi fa, e che vertevano, in fin dei conti, sul “risparmio dei risparmi”, ossia quello energetico, che ormai veniva ipocritamente chiamato “cambiamento dello stile di vita”.

SE AUMENTA LA CO2 BISOGNA BRUCIARE DI MENO?
Tralasciamo il fatto tragicomico che si è ricominciato a parlare di risparmio dell’acqua in Italia, dopo un autunno e un inverno che di Italia, a causa dell’acqua eccessiva di sempre, ne hanno fatta franare la metà, e riparliamo delle risorse energetiche fossili, che però nel frattempo sono anch’esse miracolosamente aumentate, e non solo grazie allo “shale gas” o allo “shale oil” (insomma “idrocarburi da argilla”, detto in onesto italiano), ma al miglioramento delle tecnologie estrattive e di raffinazione americane, che hanno fatto dell’USA un esportatore (e non più un compratore) del petrolio e ne spostano l’attenzione non più sui venditori medio orientali, mai sui possibili compratori africani. Guerre di religione? Da sempre, fin dalle Crociate, ma anche dai tempi di Alessandro Magno, un criminale pretesto!
Riprendo dunque, ma siamo vicini alla conclusione, i nostri discorsi seri, che intendevano essere didattici, o meglio divulgativi, per distrarre il pubblico dalle influenze superstiziose dei vari maghi con laurea forse autenticamente albanese, che infestano e inquinano le istituzioni pubbliche e ufficiali, come il CNR, per intenderci, e il Parlamento, ovviamente: il figlio di Bossi non è il solo ad averne approfittato, tanto è vero che in Parlamento ci sono attualmente altri ignorantoni che si erano informati prima.
Per scongiurare malintesi, ripeto le conclusioni a cui volevo arrivare con la lunga serie di articoli su energia e ambiente: se è vero (e personalmente ne dubito fortemente, ma non posso negarlo autorevolmente solo perché non sono un “grande” scienziato) che il mondo corre un pericolo mortale a causa delle attività antropiche che consumano a gran velocità le risorse (fossili) e producono cambiamenti climatici provocati dalla CO2 risultante dalle combustioni, ne consegue che per eliminare i due catastrofici rischi basta smettere, progressivamente, di bruciare materiale carbonioso, ottenendo così di centellinarlo e, insieme, di non creare così tanta CO2.

OMBRA DAPPERTUTTO ED ENERGIA INTERMITTENTE
Per accontentare questi ambientalisti “polarizzati”, che da quasi 30 anni ci assillano con le loro lagne (ben retribuite del resto da “sollecitazioni” di tipo mafioso, anche se di origine governativa e eurocomunitaria), i consumatori terrorizzati si sono convinti che fanno male a fare il barbecue con la carbonella ma anche a viaggiare con veicoli a benzina e perfino a metano, e non si accorgono che rischiano così di cadere nel tranello di coloro che vogliono realizzare un doppio profitto: mediante l’aumento del prezzo dei combustibili fossili e, parallelamente, il consumo di nuovi materiali (di cui controllano il mercato essi stessi) per costruire le infrastrutture con cui si realizzano le “fonti” alternative ai “fossili”, cioè, principalmente, torri e pale eoliche (enormi, cioè alte ormai più di 200 m e numerosissime, cioè molte migliaia, ciascuna capace di 3 o 4 MW “di picco”, che significa intermittenti), pannelli fotovoltaici (non più limitati a coprire i tetti, ma a fare ombra perenne a km quadrati di terreni mai più coltivabili) e vegetali speciali, adatti alle produzione di biomasse e non all’alimentazione (provocando carestie e ribaltamenti nell’economia agricola). Così gli insaziabili padroni dell’energia, senza smettere di produrre carburanti carboniosi, ma a dosi calmierate (di calmierare i prezzi non parla nessuno), si troverebbero ad avere almeno altre tre fonti di largo profitto (eolico, fotovoltaico e biomasse), con sacrifici anche significativi dei consumatori che avrebbero la sola contropartita di ottenere temporaneamente un certo numero di posti di lavoro, in Europa assai poco qualificati (installatori e manutentori). Non si parla dell’energia cosiddetta “idrica” perché è l’unica economica e quindi anch’essa osteggiata dagli ambientalisti richiamando ovvii esempi di pericoli, che in Italia si rifanno al disastro del Vajont (altri argomenti a sfavore sono quelli  paesaggistico e anche sociale, dovendo spostare una certa quantità di centri abitati per far posto ai nuovi invasi ed evitare stragi come quella di Longarone e dintorni).

SE IL COSTO SCENDE I PREZZI NO
Non si dimentichi che nessuno si impegna seriamente a bloccare l’attuale produzione di fonti fossili, perché si prevede un vertiginoso aumento della richiesta di energia e le fonti nuove-e-rinnovabili servirebbero solo a coprire la richiesta addizionale dovuta all’esigenza di aumentare il benessere della popolazione esistente e di coprire i bisogni di quella che verrà (che corrisponde a previsioni di crescita astronomiche a partire dai quasi sette miliardi di persone attuali). E si faccia attenzione che ogni volta che si tratta questo argomento (crescita dei consumi o necessità di risparmiare energia) ci si riferisce solo alle intemperanze del consumatore finale (che ai giorni nostri pesano per circa un terzo del totale) e mai alla stupidità dei produttori dei beni di consumo, che, bene o male e tenendo conto delle spese militari e belliche, sempre ignorate, coprono gli altri due terzi. E a chi si chiedono sacrifici, addebitandogli ogni colpa che porta alla catastrofe? Naturalmente al consumatore finale, il quale però non deve far mancare gli abituali proventi ai produttori: l’attuale crisi ha piuttosto insegnato che tali proventi devono aumentare, contrariamente alle leggi del libero mercato (se il consumatore riesce a chiedere meno combustibile fossile, il suo prezzo dovrebbe scendere immediatamente).
Tornando allora all’argomento “risparmio” e dimostrando che noi consumatori non siamo (tutti) fessi, come da secoli siamo trattati, distinguiamo, prima di continuare, due tipi di risparmio:

  1. Il primo è quello che permetterebbe al consumatore di realizzare solo minime ed illusorie economie sulle bollette e sulle spese di sostentamento in generale, continuando però ad arricchire i padroni di quell’energia di cui si pretende di diminuire il consumo; si noti che il risparmio energetico di questo tipo è a lunghissimo termine, nonostante gli irriducibili Verdi insistano nel lodare Paesi, come Danimarca e Germania, che secondo loro si sarebbero già liberati dalla schiavitù dei fossili (l’unico Paese da tempo solo marginalmente dipendente dai fossili è la Norvegia, grazie alla sua capacità di sfruttare i numerosi “salti” di acqua e varie posizioni favorevoli per l’uso di maree e correnti; e non nomino l’Islanda, che è chiaramente fuori concorso grazie alle proprie numerose riserve naturali di acqua bollente);
  2. il secondo tipo di risparmio, quello vero, è quello che non permette al produttore e al finanziere di aumentare ulteriormente la propria ricchezza, e piuttosto la diminuirebbe, con una sensibile e reale riduzione di consumi e di sprechi: la sostanza di tale risparmio si riduce al sempre invocato e raramente realizzato aumento di efficienza.

 

LA FINTA POLITICA ENERGETICA PER ARRICCHIRE I RICCHI
Chiaramente, essendo il Mondo controllato in ogni suo aspetto da proprietari di risorse e da finanzieri (e da mercanti di armamenti), il secondo tipo di risparmio viene ignorato e si punta tutto, per l’avvenire del Globo, sul primo, ma con la non trascurabile differenza di non permettere al consumatore di realizzare significative economie sulle bollette, trovando di volta in volta incomprensibili e inammissibili pretesti per aumentare le tasse e per non eliminare mai quelle che non avrebbero più ragione d’essere (terremoti vari e antiche guerre coloniali, per esempio).
Eccoci quindi arrivati al “nuovo stile di vita” che da tempo si cerca di imporre (riuscendovi, grazie alla propaganda Verde) al consumatore “civile”, al contrario di quello militare, che non viene mai toccato da questi fastidiosi e quasi sempre assurdi e controproducenti provvedimenti.
Ecco alcuni esempi solamente del nuovo stile di vita, perché la lista completa farebbe riempire decine di pagine (notare che ogni volta che parlo di “costoso” sottintendo un associato extra-consumo energetico, che alla fine potrebbe annullare il preteso risparmio):

  1. trasferirsi in una nuova casa progettata da un archistar secondo i sacri crismi (e i preziosi materiali) dell’ecologia; pare che i migliori progetti siano in Trentino o meglio in Austria: se uno abita a Palermo, provveda ai trasporti necessari;
  2. se ciò non è possibile, adattare almeno la propria vecchia casa ai suddetti sacri crismi, partendo da un bel tetto ricoperto di lucenti pannelli solari (il difficile è tenerli lucenti quando non piove da un pezzo, ma anche ricavarne qualcosa quando piove o nevica anche per poco tempo); evitare anche di avere vicini che fanno ombra; se ci sono, espropriarli e abbattere la causa dell’ombra;
  3. sostituire tutti i mezzi di trasporto privati attuali con mezzi nuovi (fare attenzione allo smaltimento non inquinante e quindi supercostoso di quelli  vecchi), basati su tecnologie che, essendo ancora in fase di messa a punto (per esempio gli accumulatori delle macchine elettriche), costano, nella produzione in serie, un occhio della testa e hanno bassissima affidabilità; naturalmente nel caso di automezzi, per esempio, non si vuole rinunciare (grazie alla pubblicità) a capienza e volume e neanche a velocità da Formula Uno, per esempio auto elettriche che raggiungono i 100 km/h in 6 secondi: a che servono?
  4. sostituire (non si parla più da decenni di modificare col fai-da-te e piuttosto lo si impedisce per legge, imponendo verifiche ufficiali e certificazioni onerose) tutti gli elettrodomestici che non siano di Classe AAA;
  5. scegliere poi solo apparecchi senza la funzione “stand-by” (per non avere “spie” accese quando l’apparecchio non è in uso): questo mette subito fuori gioco tutti gli apparecchi di registrazione (video o audio che sia), che in verità erano già poco graditi al pubblico, e spalanca le porte ai redditizi sistemi “pay per view” o comunque ad abbonamento, sempre più numerosi e piuttosto costosi rispetto all’uso che se ne fa, anche se fanno risparmiare le archiviazioni (ma un TeraByte di memoria ormai è una scatoletta di sigarette).

 

PICCOLO È BELLO? NON SEMPRE
Il divieto di “stand-by” metterebbe fuori gioco anche gran parte della domotica, che da vari anni è “agli albori” (come la leggendaria Intelligenza Artificiale), ma è costretta così a ripartire da zero. Me la vedo brutta anche per le ormai famose (anche se nessuno ha capito cosa siano) “Smart Grid” di Rifkin, che richiedono un monitoraggio permanente delle condizioni ambientali, per funzionare (automaticamente) come Internet, la cui fine sarebbe parimenti segnata se anche ad esso si applicassero queste regole di risparmio: che ne dirà il santone dell’economia verde basata su piccole reti private sempre attive invece che su grandi centrali pubbliche, anch’esse sempre attive, salvo per le manutenzioni programmate, ma utilizzabili al meglio, cioè efficientissime, se non si addormentano gli operatori dei computer?

  1. sostituire tutte le lampade a incandescenza (e passi: Th. A. Edison, poveretto, ha fatto eccellentemente il suo tempo, ma il progresso non si ferma), ma; subito dopo che tutto il mondo si è dotato coscienziosamente delle amichevoli lampade al neon, il cui prezzo è sceso ai livelli di quelle di Edison, ecco la direttiva Europea che impone di distruggerle, in discarica speciale, e sostituirle subito con le più efficienti e non velenose, ma più costose lampade a LED;
  2. ridurre la temperatura d’inverno (e alzarla d’estate), sostituendo anche in questo caso le vecchie inefficienti caldaie (chi non possiede oggi una nuova caldaia a condensazione?) e i seminuovi condizionatori/deumidificatori (io per fortuna ho comprato solo due ventilatori nella terribile estate 2003 e da allora li ho riutilizzati solo durante tre o quattro stagioni, pur trascorrendo le estati rigorosamente a Milano, e rido dei grossi cassoni fatti installare dai vicini sotto ogni finestra nello stesso anno 2003 e mai più utilizzati pienamente da allora);
  3. fare la spesa a “km zero”, cioè nei prati o presso resuscitati negozietti familiari vicini a casa, o addirittura coltivarsi il proprio orticello anche sul terrazzo, ma sempre stando attenti al consumo dell’acqua; anche a Milano, dove la falda invade le gallerie della Metropolitana e una dozzina di volte all’anno esondano i numerosi puzzolenti fiumi sotterranei che la  attraversano;
  4. abbonarsi a tutte le agenzie di car-sharing e bike-sharing e procurarsi un modernissimo telefonino con le App e il navigatore per pagare, per segnalare che cosa si cerca, dove si ritirano e dove si riconsegnano i mezzi, salvo poi rimediare ai disguidi recandosi nei vari luoghi con la propria macchina (di solito un SUV, comprato per recarsi a Cortina per le settimane bianche);
  5. insegnare ai bambini canzoncine e coretti ecologisti, possibilmente cantando tutti insieme mentre li si accompagna alla vicina scuola elementare comodamente seduti sul suddetto SUV;
  6. usare il più possibile la bicicletta, anche partecipando a tutti i raduni festivi o notturni per intralciare il traffico degli sporchi veicoli a quattro ruote. La bicicletta deve essere usata anche sui marciapiedi, non solo per infilare il portone di casa a tutta velocità, ma anche per ammirare senza scendere di sella la merce esposta nelle vetrine dei negozi;
  7. uscire dai supermercati con sacchi di mercanzia appesi al manubrio e dondolanti pericolosamente nei raggi della ruota anteriore, risparmiando così il costo della consegna a domicilio, ormai offerta da tutti i supermercati a chi non può o non vuole raggiungere il magazzino con un’automobile;
  8. partecipare a tutti i comitati ecologisti, presenziando alle adunate fumandosi una buona sigaretta intanto che si recitano slogan contro l’inquinamento; abbandonare parenti vecchi o malati per partecipare ai raduni e quindi per passare il tempo in mezzo a gente giovane e sana che rialza il morale, terminando le serate in discoteca, fra alcool e droga;
  9. passare le vacanze in alta montagna o nelle meno impegnative isole del Pacifico o dell’Oceano Indiano, con puntatine nei villaggi dei continenti dove vivono i poveretti che fanno tanta compassione e si prestano a fotografie da mostrare ad amici e parenti dopo la salutare vacanza; fare, di conseguenza, il maggior numero possibile di vacanze salutari, compatendo, ma non ringraziando, quei pochi che sono rimasti a lavorare.

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