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IL BUSINESS DEI MIGRANTI E LA DANZA SULLA TOLDA DEL TITANIC

È un gravissimo difetto del vostro modesto cronista, ma non gradisce essere trattato da imbecille, specie se a farlo è chi non gode da parte sua alcuna stima. Quando vengono a raccontarci che aiutiamo gli immigrati per motivi umanitari ci sentiamo brutalmente presi in giro. Ma non siamo noi che, senza dichiarare la guerra, abbiamo però attaccato o siamo stati complici  con chi ha fatto 100.000 morti nella ex Jugoslavia, oltre 300.000 in Iraq, altri 200.000 nella guerra tuttora in corso d’opera in Siria nonchè 500.000 in Afganistan e per concludere  100.000 nella piccola Libia ed ora li sta facendo anche nello Yemen?  Sono questi dati che abbiamo ricavato dai principali quotidiani italiani (Stampa, Corriere della Sera, Repubblica) abbastanza rispondenti al vero. Per di più abbiamo destabilizzato questi paesi, in cui certo non vigeva una perfetta democrazia, ma regimi in ogni caso superiori a quello dei Talebani che l’Occidente ha inventato, armato, addestrato e finanziato senza alcun risparmio di mezzi fino a farseli scappare di mano in preda ad ideologie del passato. Se contiamo i morti e le distruzioni effettuate in guerre neocoloniali in questo ultimo mezzo secolo, il tanto deprecato colonialismo ottocentesco dei nostri nonni, proprio dell’Inghilterra, della Francia e dell’allora Germania imperiale, al confronto è stato quasi niente, per non dire una modesta passeggiata. E almeno il colonialismo tradizionale ha avuto il vantaggio di portare conoscenze culturali e scientifiche ed un minimo di giustizia, prima  del tutto ignorate in molte aree del pianeta. La Cina, oggi prima potenza industriale del mondo, che ha scavalcato gli Stati Uniti, non sarebbe diventata ciò che è diventata senza l’apporto delle ideologie europee. Ugualmente il Vietnam, che subì una fortissima influenza dalla presenza dei francesi. In Italia, ad esempio ,ignoriamo del tutto che Ho Chi Minh, nome del fondatore del Vietnam moderno, nella  lingua vietnamita vuole dire “illuminista”. Il che dice tutto più di un lungo discorso. Se abbiamo fatto venire in Italia oltre quattro milioni di immigrati clandestini è perchè qualcuno ne ha tratto guadagni più o meno confessabili. Questa è la verità. E la nostra cecità a riguardo è di un cinismo e di una spregiudicatezza difficilmente riscontrabili in un paese civile e moderno. Possibile che nessuno si stupisca e si ponga la domanda: che fine fanno i bambini non accompagnati sempre presenti in ogni spedizione dei novelli negrieri? A meno che qualcuno non dimostri che gli scafisti fanno parte di un’opera pia di protezione dell’infanzia. Bambini che spariscono nel nulla e nessuno si preoccupa di indagare. Tra le voci che circolano vi è persino quella che alcuni finiscono in “cliniche” ove vengono “smontati” dai mercanti di organi. Seconda cosa, nella tanto moralistica Italia nessuno si domanda che fine hanno fatto le migliaia di donne portate qui con lo stesso sistema benchè saperlo non sia difficile visto che stazionano lungo le principali strade del paese. Anzi, alcuni quotidiani ne hanno persino pubblicati i prezzi che, la “sovraofferta” ha reso molto bassi (per la cronaca, 5 euro le somale, 10 le eritree, 13 le nigeriane, in base ad un tariffario razziale). A trarre guadagno dall’offerta di manodopera di disperati sono poi gli agrari che, in tutta Italia, li fanno lavorare con stipendi da fame e nessuna tutela (nell’alessandrino alla cascina Spiota li pagavano due euro all’ora). Altri, specie nel Meridione, se di età molto giovane sono indirizzati alla prostituzione omosessuale. In ogni caso, l’abbondanza di offerta di manodopera in un paese in cui la disoccupazione ha superato il 12%, ha fatto diventare il “crumiraggio” (ossia chi è disposto per fame a lavorare a stipendi ridotti), un fatto normale. E, specie nel Sud, lo è pure anche il lavoro in nero e senza tutela. Nè vale a riguardo la giustificazione chiaramente razzista che “gli italiani non vogliono più fare certi lavori”, come se essere nati con la pelle bianca fosse un privilegio verso chi ce l’ha di un altro colore. Vi è poi chi, con la scusa dell’assistenza, si è inventato un’altra professione, il “mediatore culturale”, incaricato di gestire i nuovi immigrati. Anzi si sono persino inventati corsi professionali per diventare “mediatore culturale”. Quello che sta capitando è ciò che è sempre capitato riguardo ai soldi stanziati dagli enti pubblici e dallo Stato per l’assistenza, l’80-90% dei quali si “autoconsuma” per mantenere la complessa e farraginosa macchina privata dell’assistenza stessa, mentre all’assistito non va più del 10-20%. Ed il tutto in un paese in cui la disoccupazione giovanile, che è la più pericolosa ed imprevedibile di tutte, è arrivata a superare il 45%. In altre parole, per fare guadagnare qualcuno stiamo danzando sulla tolda del Titanic.

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