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PER IL MAESTRO SECHI LA MUSICA È UN AFFARE DI FAMIGLIA

Acqui Terme (AL) Andrea Guenna – “Mio bisnonno era maestro di flicorno soprano. Mi sa dire cos’era?”.
“Era una tromba leggera dai toni morbidi che oggi si suona molto meno di una volta”.
Ho iniziato con questa domanda un po’ strana l’intervista al maestro Luigi Sechi, classe 1929, un genovese trapiantato ad Acqui, che ha insegnato per anni al coservatorio Vivaldi di Alessandria. Molti lo rimpiangono, senza nulla togliere agli attuali docenti, ma Sechi, oltre che un musicista di rango, era anche un validissimo pedagogo, sapeva prendere gli allievi per il verso giusto e valorizzarli. D’altronde non può essere una coincidenza il fatto che molti di loro siano diventati autentiche star della musica, da Tamiati prima tromba della Scala, a Bergamasco prima tromba del Carlo Felice, a Paravagna, un alessandrino, tromba del Regio di Torino. Oltre che maestro di tromba e “pedagogo”, Sechi, che è stato per anni tromba del Carlo Felice, ha anche scritto il primo manuale in Italia sugli armonici in Si bemolle nella tromba, ed ha spiegato i segreti dello strumento più antico insieme al flauto ad Alessandria, al conservatorio di Brescia, alla scuola di perfezionamento di Saluzzo, collaborando con Armando Ghitalla prima tromba della Boston Symphony Orchestra.
“Professore, cosa risponde a Sandro Verzari, uno dei massimi maestri di tromba italiani, che l’ha definita più volte come un degno rappresentante della scuola trombettistica del nostro paese”?
“Ringrazio l’amico e collega Verzari, ma io mi sento solo un maestro che ha cercato di trasmettere ai suoi allievi tutto ciò che ha imparato nella sua lunga carriera. Solo questo”.
E non è poco. Si potrebbe tagliar corto e dire che professori così non ce ne sono più. Non sarebbe un luogo comune in quanto questa è la verità poiché quelli come Sechi insegnavano al conservatorio ma suonavano anche in grandi orchestre acquisendo un’esperienza impossibile da far propria in altro modo. Oggi la legge vieta il doppio incarico per cui, o si suona o si insegna. Senza nulla togliere agli ottimi docenti di oggi, non si può ignorare il fatto che, da questo punto di vista, siamo di fronte ad un impoverimento dei conservatori che non possono più vantare i grandi maestri del passato. Il maestro d’orchestra ha senz’altro più carisma, trasmette quel qualcosa in più di un pur ottimo e scrupoloso insegnante. Ciò perché le passioni sono contagiose e quella per la musica si tramanda, come Luigi Sechi ha fatto con suo figlio Roberto, 45 anni, vincitore di un Prìde Vinuosìtè al Consevatoire Superieur de Geneve (CH), così, tanto per gradire. Allievo di Alberto Casabona della scuola di Sevcik e Capet, di Franco Gulli del Musikkonservatorium Luzern, di Cristiano Rossi, di Giulio Franzetti, vincitore di numerosi concorsi, ha al suo attivo concerti in Europa, Asia, Sud Amerìca, anche e soprattutto come solista (Mozart, Bruch, Mendelshonn, Paganinì, Tchaikowsky, Beethoven). Corrado Romano, già maestro di Uto Ughì, lo ha definito come “uno dei più interessanti talenti italiani”.
E la domanda sorge spontanea: fuoriclasse della musica si nasce o si diventa? Un po’ l’una un po’ l’altra cosa, specialmente se si impara da un altro fuoriclasse come Luigi Sechi.

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