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LA TRATTA DEI CLANDESTINI E DEI BAMBINI: UNA STORIA ITALIANA E MAFIOSA DI INFAMIA E SFRUTTAMENTO

Titolo a piena pagina de La Stampa di Torino: “Gli scafisti forzano i tempi, temono blitz sui loro porti”. Vero! Ma perchè non si è fatto proprio nulla per fermare il traffico dei novelli schiavi? Anzi, con motivazioni di tipo umanitario, se ne è agevolata  in ogni modo la traversata con le navi della Marina Militare Italiana a favorire la tratta raccogliendo i clandestini a poche miglia dalla costa libica e trasportandoli in Italia anzichè sbarcarli sulla vicina riva da dove erano partiti. E nessuno avrebbe impedito che ciò avvenisse perchè in Libia non c’è più un governo di alcun genere. La risposta è molto semplice e comprensibile a tutti. La tratta dei clandestini rende assai più dello stesso traffico di droga. A dirlo non siamo noi, ma un indiscusso esperto di settore, Salvatore Buzzi, numero uno della cooperativa “29 giugno” e braccio operativo dell’organizzazione che, intercettato al telefono, ha detto a Pierina Chiaravalle: “Tu c’hai idea quanto ce guadagno sugli immigrati? Il traffico de droga rende meno”. E poi i conti sono presto fatti. Un barcone con 1000 clandestini rende, al lordo, circa 3 milioni di euro a viaggio che si effettua in un paio di giorni. Quel che conta è che il pagamento avvenga prima dell’imbarco per cui non ha importanza come va a finire il trasporto. Ugualmente nessuno si è mai preoccupato di dare un’occhiata per controllare qual è il carico reale dei camion frigoriferi, che vanno avanti e indietro per i nostri confini provenienti dai paesi balcanici, per verificare se la carne che ufficialmente stanno trasportando non sia carne umana.
Mentre sotto le coperture e le menzogne di una propaganda rozza e interessata prosegue e prospera allegramente il traffico dei novelli schiavi e, sempre sulla Stampa di Torino, un altro titolo a piena pagina prepara l’opinione pubblica a novelle imprese neocoloniali: “Iran più pericoloso dell’ISIS. Europa ed Usa non si illudano”. Ma questi sono gli stessi discorsi, le stesse identiche parole già usate per giustificare la guerra contro la Libia, contro la Siria e prima contro l’Iraq. Sono le guerre, origine della catastrofe politica ed economica che ha travolto il Medio Oriente, che l’Italia ha fiancheggiato o, peggio ancora, alle quali ha partecipato direttamente, come in Libia, causando morte e distruzione e dando origine all’attuale esodo di disperati. Per la Libia, l’Italia ha pure stabilito un non invidiabile record: è la prima volta nella storia dell’uomo, dall’età della pietra ad oggi, in cui una nazione partecipa ad una rapina a casa propria. La Libia era a tutti gli effetti una nostra colonia. Le vendevamo il 96% delle sue importazioni, estraevamo e compravamo il suo gas, nostre imprese costruivano le sue strade, le  sue scuole, i suoi acquedotti ed i suoi principali edifici. Gli ufficiali del suo esercito venivano talvolta preparati nelle nostre accademie e spesso erano italiani i piloti dei suoi aerei. Quando le cose in FIAT andavano malissimo le abbiamo dato ordine di comperare le sue azioni ad altissimo rischio e quando le cose andavano bene gliele abbiamo fatte vendere. E Gheddafi ha ubbidito. Anche l’immigrazione clandestina non è cosa nuova. Abbiamo scritto tre anni fa il nostro primo articolo per denunciare lo sfruttamento disumano degli immigrati clandestini. Il farlo non è stato difficile poichè avevano una pelle di colore diverso dalla nostra ed affollavano a decine le tenute agricole anche dell’alessandrino. Quindi tutti sapevano tutto e nessuno può dirsi innocente. In questi anni in cui la tratta ha prosperato, qualcosa è stato fatto: hanno inventato ed addestrato i cosiddetti “mediatori culturali”, moderni kapò, custodi dello sfruttamento sistematico, della gigantesca macchina dell’assistenza che ha trasformato conventi e seminari abbandonati da anni in autentiche miniere d’oro. Per concludere, una domanda alle Forze dell’Ordine: visto che gli scafisti non sono un’opera pia, che fine fanno i bambini non accompagnati che spariscono nel nulla subito dopo lo sbarco?

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