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ALLUVIONI: I DISASTRI NASCONO QUANDO MENZOGNA E RUBERIE SOSTITUISCONO RAGIONE E CONOSCENZA

Frane, ponti crollati, fango, paura, macerie, un morto e due dispersi. Basta ormai una normale pioggia autunnale perché il Paese, indebolito da decenni di furti, rapine, tangenti e scelte speculative, si sfasci nel ripetersi di tragedie annunciate, assolutamente identiche e ripetitive. Né valgono per placare la crescente rabbia dell’opinione pubblica le falsità e le menzogne ripetute in modo quasi ossessivo dalla televisione italiana. E avanti con le piogge tropicali, che da noi non esistono, le bombe d’acqua, che altro non sono che normali acquazzoni e, ultime arrivate, anche le bombe di ghiaccio, banali grandinate autunnali. L’Italia, come è noto, ha uno dei climi più miti del pianeta ma, a sentire gli strumenti ufficiali d’informazione, è descritta come una landa inabitabile, maledetta da Dio e dagli uomini, sferzata da venti, tempeste e piogge di ogni genere. In pratica, in conseguenza delle ricorrenti alluvioni, sono decenni che si scrive lo stesso articolo, cambiano solo la data, il nome del fiume esondato, il numero dei morti e l’intensità delle distruzioni. Ogni volta è la stessa storia. Strade tagliate in collina prive di opere di controscarpa che sono crollate, permessi di fabbricazione concessi su frane in movimento, edifici criminosamente lasciati costruire sul greto dei torrenti, argini che hanno ceduto perché si è rubato oltre il dovuto, torrenti asfaltati e trasformati in strade che in caso di pioggia tornano ad essere quello che sono sempre stati. Se in superficie si è rubato tutto il rubabile, e ancora un po’, immaginate cosa può essere avvenuto sottoterra ove nessuno vede. Le fogne costruite in questi ultimi tempi hanno portate ridicolmente insufficienti, spesse volte con i tombini posti sotto il livello di piena dei fiumi ove sboccano, per cui anziché scaricarvi le piogge, l’acqua zampilla lungo le strade, come da allegre fontane. Per non parlare poi del criminale taglio delle piante e dei boschi, elementi naturali indispensabili per contenere le frane, abbattuti per ottenere terreni edificabili o, peggio ancora, per vendere di sottobanco il legno pregiato, come sta capitando con i viali di bagolari o di altre essenze con valori di mercato. Oggi Piacenza e Genova, ieri le Cinque Terre e Massa Carrara, e sono tutti disastri annunciati. E domani toccherà di nuovo a città come Alessandria in cui una demenziale bonifica, fatta per motivi speculativi, ha incanalato il corso del Tanaro con 400 chilometri di argini. Così le acque di piena che prima esondavano nelle campagne si riverseranno su Alessandria, trasformata in golena densamente abitata con effetti ben più distruttivi dell’ultima alluvione. Situazioni analoghe si trovano lungo tutto il bacino del Po. Durante la meravigliosa ed efficace bonifica effettuata tra la fine dell’800 ed il primo ‘900 (vedi la foto sopra) erano stati previsti 24 000 ettari di aree golenali. Aree ridotte a meno di 8 000 ettari in questi ultimi anni per essere trasformate in edificabili, che ospitano immobili residenziali magari rimasti vuote per mancanza di domanda come avvenuto ad “Alessandria 2000”. Quel che più fa rabbia è che l’idraulica e le bonifiche fluviali sono state una grandissima conquista della cultura e della scienza idraulica italiana, in particolare del Veneto e della Lombardia. E siamo stati noi del Nord Italia ad insegnare a tutta Europa, e persino agli Stati Uniti, la cultura della gestione dei fiumi e delle acque. Per secoli, mentre nel bacino del Po si costruivano argini, canali scolmatori, nel Sud durante le piene disastrose come quelle che oggi affliggono l’Italia, ci si limitava a portare sulla riva del fiume la statua del santo invocandone la protezione con preghiere e rosari. Delle meravigliose conoscenze idrauliche giunte a noi attraverso i secoli passando dagli Assiro-Babilonesi alla Cina, all’Egitto, ai Romani, al Rinascimento lombardo-veneto, oggi in Italia sembra essere rimasto ben poco, tutto divorato da una classe politica, purtroppo di tutti i partiti, tanto infame quanto miserabile che continua le sue rapine cinicamente indifferente alle conseguenze che ne possono derivare, ma cercando solo un rapido ed immediato guadagno. Operazione facilitata dal fatto che la nostra scuola non dà una conoscenza scientifica di base e di massa, e fondamentalmente è ancora rimasta quella medioevale degli Scolopi e dei Barnabiti. Tant’è vero che la nostra classe dirigente sa tutto su Inferno, Purgatorio e Paradiso secondo Dante e sulla concezione del mondo di Tolomeo, ma non è in grado di capire se la città dove abita e la sua stessa vita sono a rischio in conseguenza di eventi elementari come le piene.

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