Press "Enter" to skip to content

L’ANOMALIA OMOSESSUALE E LE ADOZIONI CONTRO NATURA

di Andrea Guenna – “Generato, non creato” si legge nel Credo dei cattolici (nell’immagine una rappresentazione della Sacra Famiglia che è fatta da un padre, una madre e un figlio), a ribadire che Dio s’è fatto uomo nell’unico modo possibile, attraverso il parto di una donna, Maria. Non l’ha fatto tramite una creazione, per cui… puff, è spuntato dal nulla, nonostante sia l’Onnipotente. E questo, cioè nascere da una donna, si fa anche oggi, ma il Signore è anche cresciuto in una famiglia normale con un padre e una madre, e questo, almeno in molte parti del mondo, oggi, per volere non del diretto interessato ma di due sciagurati che decidono per lui, si può anche evitare di farlo. La sua è stata una scelta precisa per mandarci un messaggio preciso, univoco, che non si discute: si nasce da una donna e questa donna è la nostra mamma che ci farà crescere. Se non può farci crescere lei lo farà un’altra donna al posto suo che sarà la mamma adottiva, o la seconda moglie del papà, o il papà se non si risposa nel caso rimanga vedovo, ma non lo farà mai un “mammo”.
Dico questo perché si sta facendo una gran confusione mentre è in corso il dibattito in Parlamento per la votazione della legge sulle unioni gay e relativa stepchild adoption (adozione di un figliastro). Chi scrive è contro le adozioni gay perché ritiene che possano essere arsenico per una società già gravemente malata come la nostra. Per essere chiari, chi scrive ritiene che gli omosessuali siano un’anomalia e le adozioni da parte loro di incolpevoli bambini sia una violazione insanabile della libertà e dei diritti di chi non si può difendere. Anche gli omosessuali hanno avuto una mamma dalla quale sono stati coccolati ed amati. Forse anche troppo. E allora perché negano ai bambini, nel caso volessero adottarne, il diritto di avere una madre e un padre come li hanno avuti loro?
A fronte di trentamila famiglie normali (formate da marito e moglie) in attesa di poter adottare un bambino, qualcuno vuole a tutti i costi votare una legge per favorire qualche decina di famiglie anomale formate da due uomini o da due donne. In Italia sono 65 le associazioni nazionali per famiglie normali che chiedono di poter adottare figli e che si lamentano per le lungaggini burocratiche, per cui non si capisce come mai per gli omosessuali bisogna fare in fretta. Possono attendere. E io ribadisco che prima vengono le famiglie normali e poi… basta.
I bambini dichiarati adottabili in Italia sono poco più di 1.000 all’anno e si calcola che siano più di 10 le coppie normali disponibili per ogni minore adottabile. Questa situazione garantisce al Tribunale la possibilità di poter scegliere la famiglia più idonea per quel bambino. Tuttavia, e ciò costituisce una grave lacuna, manca in Italia una “Banca Dati Nazionale dei Minori Dichiarati Adottabili e delle coppie disponibili all’adozione”, benché siano trascorsi 14 anni da quando avrebbe dovuto essere operativa (entro il dicembre 2001); questo ritardo è particolarmente grave in quanto, non solo impedisce di avere dati aggiornati sui minori che, pur adottabili, non vengono adottati, ma rende difficile ottenere il miglior abbinamento per i minori, che si potrebbe avere mettendo in rete coppie adottanti e bambini adottabili di tutti i Tribunali per i Minorenni italiani. Inoltre risulta ancora inattuato il comma 8 dell’art. 6 della legge 149/2001 secondo cui “nel caso di adozione dei minori di età superiore a dodici anni o con handicap accertato ai sensi dell’articolo 4 della legge 5 febbraio 1992 n. 104, lo Stato, le Regioni e gli enti locali possono intervenire nell’ambito delle proprie competenze e nei limiti delle disponibilità finanziarie dei rispettivi bilanci, con specifiche misure di carattere economico, eventualmente anche mediante misure di sostegno alla formazione e all’inserimento sociale, fino all’età di diciotto anni degli adottati”.
Dobbiamo quindi registrare un gravissimo vuoto legislativo che lascia spazio a colpi di mano da parte di alcuni incoscienti per favorire l’approvazione d’una legge tutta a favore delle varie anomalie i cui effetti sono sconosciuti anche se non bisogna essere dei profeti per prevedere che, se fosse approvata, sarebbe veramente l’inizio della fine.
Poi c’è anche un aspetto politico curioso che è bene evidenziare, e cioè che il Partito Democratico, che dovrebbe difendere soprattutto i diritti dei proletari che sono tali in quanto hanno prole numerosa “fabbricata” regolarmente tramite un normale accoppiamento fra una donna e un uomo, vorrebbe approvare una legge, per pochi ricconi viziati e con un bel po’ di confusione in testa, che, fra le altre cose, permetterebbe anche l’adozione di chi è nato dopo inseminazione eterologa che costa circa 100.000 euro. Una cifra che Cipputi certamente non ha e che, anche se l’avesse, non la userebbe certo per comprarsi un figlio, perché Cipputi è un tipo di buon senso e sa che un figlio non è un elettrodomestico, un gioiello, un’automobile ma un essere umano che come tale deve essere rispettato e non si compra.
La psicologa Silvia Vegetti Finzi, docente di Psicologia Dinamica all’Università di Pavia, membro del Comitato Nazionale di Bioetica e dell’Osservatorio Permanente sull’infanzia e l’adolescenza, ha ricordato che Sigmund Freud definisce l’Edipo come “l’architrave dell’inconscio”, cioè “il triangolo che connette padre, madre e figlio. Entro le sue coordinate si svolgono i rapporti inconsci erotici e aggressivi, animati dall’onnipotenza, principio di piacere (voglio tutto subito) che coinvolgono i suoi vertici. Per ogni nuovo nato il primo oggetto d’amore è la madre ma si tratta di un possesso sbarrato dal divieto dell’incesto, la legge non scritta di ogni società”. La rivalità col padre, nell’immaginario, è automatica e termina per due motivi, “per il timore della castrazione, la minaccia di perdere il simbolo dell’Io, e per l’obiettivo riconoscimento della insuperabile superiorità paterna. Non potendo competere col padre, il bambino s’identifica con lui e sceglie come oggetto d’amore, non già la madre, ma la donna che le succederà”. Attraverso questo gioco delle parti, dunque, il figlio riesce a prendere “il posto che gli compete nella geometria della famiglia, assume una identità maschile e si orienta ad amare, a suo tempo, una partner femminile”. Noi abbiamo un corpo e non è trascurabile che esso sia maschile o femminile, e che il figlio di una coppia omosessuale non possa confrontarsi, nella definizione di sé, col problema della differenza sessuale. Per Vegetti Finzi “la psicoanalisi non è una morale e non formula né comandamenti né anatemi in quanto assume una logica non individuale ma relazionale, particolarmente idonea a dar voce a chi, non essendo ancora nato, potrà fruire soltanto dei diritti che noi vorremo concedergli”. E noi, oggi in Italia, che diritto abbiamo di negare i diritti fondamentali ad un bambino che non ha voce, totalmente indifeso, il cui destino è tristemente finito nelle mani di chi sembra dimenticarsi di lui e combatte una battaglia politica senza tener conto dell’aspetto etico e morale del problema.
Come liberale ripeto con forza che la libertà di ognuno finisce dove inizia quella degli altri, e la libertà degli adulti finisce dove inizia quella dei neonati e dei bambini. Il contrario è solo sopraffazione e soddisfacimento di meri desideri soggettivi.
E a chi obietta che alcuni esperti, di quale caratura poi non è dato sapere, affermano la bontà delle adozioni gay, Pietro Zocconali, presidente dell’Associazione Nazionale Sociologi (ANS), ha affermato che, pur essendo i bambini dotati di grande capacità di adattamento, tuttavia, sulla base della letteratura scientifica disponibile “vivono meglio quando trascorrono l’intera infanzia con i loro padri e madri biologici. Il bambino riconosce se stesso e il proprio futuro rispecchiandosi e relazionandosi al maschile e al femminile di una madre e di un padre, biologici o adottivi. In assenza di questa marcata differenza sessuale dei genitori il benessere del bambino è a rischio, come dimostra la stragrande maggioranza dei dati raccolti dalla più validata letteratura psico-sociale a livello mondiale e non da quattro sofismi artatamente richiamati dalla comunità gay e privi di riconoscimento scientifico”.
Non basta, perché il filosofo Giacomo Samek Lodovici ha dichiarato: “È ovvio che le coppie omosessuali non possono contribuire mediante la procreazione alla continuazione della società. Si obietta che potrebbero farlo adottando dei bambini ma, in realtà, dare dei bambini in adozione a queste coppie significa, quanto meno, privarli delle figure materna e paterna, che non possono essere surrogati. I dati che finora abbiamo a disposizione mostrano che i bambini affidati a queste coppie hanno una probabilità molto più alta di soffrire di gravi disturbi psicologici, di avere un’autostima bassa, una maggiore propensione alla tossicodipendenza e ad auto lesionarsi”. Tutto questo anche per la dimostrata brevità dei legami omosessuali, per la probabilità molto alta degli omosessuali di avere una salute peggiore degli altri, per il fatto che i bambini adottati hanno alle spalle già una storia di sofferenze per cui, al fatto di avere genitori adottivi – che già di per sé costituisce una difficoltà – si viene ad aggiungere quello che la coppia dei secondi non è analoga alla coppia dei primi.
La verità è che nel mondo la lobby gay sta lavorando con quella dei biologi e dei medici per osare di raggiungere lo scopo di produrre esseri umani in laboratorio. È la sfida dell’uomo a Dio, una sfida persa in partenza ma che mieterà vittime come la peste e costringerà l’umanità a ripartire con molta fatica.
Luce Irigaray, filosofa, psicanalista e linguista belga ha spiegato in un’intervista: “Se imbocchiamo la strada dell’abolizione della differenza sessuale non ci sarà futuro per l’umanità. L’annullamento delle differenze tra uomo e donna risponde al fenomeno della tecnicizzazione, che è un fenomeno contrario alla vita. Solo il mondo della tecnica è neutrale. La differenza uomo-donna è basilare per arrivare a costruire un modello democratico che regoli tutte le altre differenze”.
Corriamo il rischio di diventare un numero, la nostra identità naturale e storica sarà riassunta in un numero, in una definizione neutra.
E concludo con due frasi, una della Genesi: “Dio creò l’uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò; maschio e femmina li creò” (Genesi 1; 27), e una del Vangelo: “Non tentare il Signore Dio tuo” (Matteo 4; 7).

Be First to Comment

    Lascia un commento