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LA GRANDE TRUFFA DELLE MARMITTE CATALITICHE

Alcuni nostri lettori, che probabilmente si ricordano dei tempi in cui ci occupavamo di ambiente a tempo pieno, chiedono il nostro parere sui limiti UE alle emissioni inquinanti delle automobili recentemente raddoppiati per legge. Lo facciamo volentieri in quanto più volte in questi anni abbiamo scritto che gli attuali  limiti dati agli scarichi delle auto non erano in pratica realizzabili se non penalizzando in modo inaccettabile la resa dei motori e per di più con costi tali da stravolgere in negativo il mercato delle auto. Inoltre, dopo prove effettuate in diverse università americane ed europee, risultò anche la scarsa efficienza pratica delle tanto esaltate marmitte catalitiche. La riduzione della percentuale di inquinanti dello scarico avveniva solo se la marmitta funzionava a determinate temperature, ossia se l’auto percorreva in modo continuativo una strada rettilinea a velocità costante. Nel traffico urbano, specie quello delle ore di punta quando gli utenti in massa si recano al lavoro con l’auto o tornano a casa, le auto devono per forza fermarsi a causa dei semafori o degli ingorghi. Indi la marcia ricomincia con i motori in ripresa e la marmitta non fa in tempo ad andare in temperatura poichè si raffredda durante le soste e quando si preme l’acceleratore nelle riprese ed il motore funziona con miscela “più grassa” riduce di molto, sino quasi ad annullarla, la sua efficienza. Per ridurre l’inquinamento delle città dovuto alle auto c’era solo un sistema: accrescere la parte a verde e i giardini del nucleo urbano, allargare le strade per rendere meno convulso il traffico e favorire la circolazione dell’aria. Per ridurre il traffico era poi indispensabile incrementare la rete dei trasporti pubblici (tranvie, metropolitane, sopraelevate, ecc.). In città come Berlino un terzo del territorio urbano è a bosco e le sue strade e le sue piazze sono larghissime, ampliate per motivi di prestigio dalle amministrazioni del 700 e dell’  800. In Italia era avvenuto esattamente l’opposto, non c’ erano assolutamente metropolitane mentre giardini e parchi erano stati lottizzati ed edificati. Ad esempio, a Genova, ancora nel 1945, vi erano decine di parchi che scendevano dalla collina fino al mare, appartenenti un tempo a famiglie dominanti. I parchi venduti erano stati ricoperti da edifici sorti senza alcun criterio urbanistico. Spesse volte le improvvisate strade di cantiere erano diventate strade cittadine. Inoltre, lo ricordiamo benissimo, in Italia non si tenne praticamente conto dell’inquinamento provocato dagli scarichi delle fabbriche, a differenza di quanto avveniva nella civile Europa al di là delle Alpi. C’erano industrie che bruciavano nafte di scarto con percentuali di zolfo superiori al 6-7%. Lo stesso avveniva per il riscaldamento urbano. Mentre all’estero (ovviamente nei paesi civili) funzionava il teleriscaldamento con una sola grande centrale per interi quartieri, in Italia era frazionato in milioni di piccoli impianti familiari o di condominio, la cui manutenzione era assai approssimata, per non dire inesistente. Benchè queste cose si sapessero benissimo si decise con unanime consenso di ignorarle e di dare la colpa alle automobili i cui scarichi furono regolamentati con norme nel tempo sempre più severe. Il che conveniva a “tutti”. Ai politici, che per decenni non si erano occupati del problema, ai costruttori d’auto, che con le nuove regole sugli scarichi incrementarono le vendite. E così, mentre tutti sapevano tutto, si andò avanti per alcuni decenni in nome delle menzogne pseudoscientifiche più evidenti e palesi. Ed il tutto andò bene fino quando qualche costruttore americano di automobili, nel tentativo di limitare la concorrenza della Volksvagen, rivelò al mondo il trucco della marmitta catalitica disattivata quando l’auto era su strada. E così capitò come quando togliendo un mattone da un muro se ne incrina la resistenza sino a provocarne il crollo. Gli attuali limiti sugli scarichi stabiliti dalla UE, anche se certamente non piacciono agli ambientalisti, sono gli unici reali ed attuabili allo stato odierno della conoscenza tecnico-scientifica, con costi accettabili. Quando scoppiò lo scandalo degli scarichi della Volksvagen noi scrivemmo che l’unico intervento reale possibile, al di fuori di una facile demagogia ad uso degli ingenui e degli utopisti, era alzare i limiti stessi portandoli a livelli realistici. È esattamente ciò che è avvenuto. Ovviamente per ridurre l’inquinamento bisogna intervenire in tutti i settori, e non solo sull’auto. Ad esempio, in Germania l’inquinamento massimo accettato è inferiore a quello minimo di Milano. Un sogno in un paese come l’Italia in cui pagando adeguatamente di sottobanco è possibile eliminare ogni controllo e verifica.

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