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CHI CONFONDE LA PROPAGANDA CON LA STORIA È DESTINATO AD ESSERE SCONFITTO

È mai possibile, destra o sinistra al potere, che in Italia non sia mai cambiato nulla! L’Italia, all’interno dei paesi sviluppati che dominano il mondo, continua  ad essere considerata un Paese di serie B, inaffidabile e per molti motivi risibile, anche se la nostra propaganda di regime, qualsiasi esso sia, sostiene il contrario. Purtroppo è così, anche se è amaro il dirlo. Recentemente, anche se il fatto è stato occultato dalla efficacissima censura ufficiale, Renzi ha chiesto di poter tenere una “lectio magistralis” in una importante università americana, al pari di altri grandi statisti europei. La risposta è stata un “no secco”, seguito dalla irrisione: “Se Renzi vuole proprio parlare negli Stati Uniti può sempre farlo a Disneyland”. E c’è di peggio. Il giudizio di cui sottovoce l’Italia gode negli ambienti diplomatici internazionali riguardo alle sue imprese coloniali è il seguente: “L’Italia è entrata in Africa come un cinghiale affamato e ne è uscita come prosciutto e salcicce”. La conquista dell’Etiopia, praticamente disarmata, che i dirigenti italiani dell’epoca pensavano di risolvere in meno di un paio di mesi, si prolungò di gran lunga oltre il dovuto. Quasi subito gli autocarri dell’esercito, costruiti in autarchia, si sfasciarono sulle dissestate strade etiopi. E così pure le scarpe dei soldati. Mussolini, per evitare una sconfitta inaccettabile comperò scarpe, autocarri ed altri equipaggiamenti di qualità negli Stati Uniti. Lo dimostrano e lo certificano le fotografie dell’epoca, le  uniche in cui i soldati italiani appaiono ottimamente equipaggiati. Per pagare queste forniture, visto che le casse dello Stato erano vuote avendo speso fino all’ultima lira per questa tardiva guerra coloniale, Mussolini dovette vendere i giacimenti petroliferi dell’Iraq, allora scoperti e di proprietà dell’ENI. In altre parole, come scrissero i giornali stranieri, scambiò, come fece la talpa della favoletta per bambini, gli occhi con la coda. I giacimenti dell’Iraq si rivelarono tra i più ricchi del Pianeta mentre l’Etiopia, scartata dalle imprese coloniali del 1800, era un paese privo di ricchezze minerarie, agricole o energetiche e per di più abitato da tribù estremamente bellicose e coraggiose che già avevano sconfitto l’Italia ad Adua. Arrivati a questo punto ci chiediamo perché l’Italia non può imparare dall’Inghilterra, nazione che ha vinto tutte le guerre che ha fatto. L’Inghilterra non ha mai confuso la retorica della propaganda con la Storia, come la nostra storiografia ufficiale è solita fare. Gli storici inglesi, per loro stessa dichiarazione, sono soliti parlare 90 volte delle proprie sconfitte in battaglia per capire dove si è sbagliato e solo 10 volte delle proprie vittorie. Nella loro storiografia di alto livello sono rare le parole: eroi, gloria, sacrificio, patria, coraggio che invece abbondano in quella italiana. Per dare un’idea di quanto detto, basta pensare alle parole con cui l’ammiraglio Nelson incitò i suoi uomini al combattimento prima della battaglia navale di Trafalgar: “L’Inghilterra si aspetta facciate il vostro dovere”. Le conseguenze della mancanza di stima internazionale di cui gode l’Italia le paghiamo ogni giorno. Come abbiamo provato a fare la voce grossa, vedi l’India per le vicende dei due maro’ trattenuti, abbiamo ottenuto l’effetto opposto. E così pure sta capitando con l’Egitto. Non si può continuare come in passato e poi illudersi di fare parte delle dieci potenze dominanti il Pianeta. Speriamo solo non si facciano gli stessi errori anche con la Libia in cui sembriamo aver confuso la storia inquinata dalla propaganda non solo con il reale, ma anche con il sognato.

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