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LA LOGISTICA ALESSANDRINA DIPENDE DALLE SCELTE SU GENOVA

Alessandria (Andrea Guenna) – Non c’è niente da fare: i nodi vengono sempre al pettine. Nel senso che, se non si fanno i lavori quando devono esser fatti, si finisce per realizzare opere inutili buttando via un sacco di soldi. Così come sta succedendo per il Terzo Valico e l’Interporto di Rivalta che pagano il mancato adeguamento del porto di Genova per essere competitivo con quello di Rotterdam. Dopo il convegno di Novara sulla logistica dello scorso fine settimana, presenti il ministro Delrio e i governatori Toti, Chiamparino e Maroni in rappresentanza delle tre regioni del Nord Est (Liguria, Piemonte e Lombardia), al termine del quale è stato firmato il protocollo d’intesa per potenziare il nodo novarese, nella nostra provincia ci si chiede ancora che ruolo debba avere l’interporto di Rivalta Scrivia. Il dibattito è in corso, anzi divampa in quanto i tempi stringono e bisogna fare in modo che un progetto superato (sono trent’anni che si dibatte senza venirne a una) come quello del Terzo Valico torni d’attualità.
Tutto il mondo (meno qualche nostro politico) sa che il Porto di Genova è totalmente inadatto per l’attracco di grandi navi, cargo o petroliere, che pescano ormai oltre i venti metri, mentre nel capoluogo ligure non si va oltre i 18 metri. Per scendere ancora bisogna sbarcare a Vado Ligure (Savona) dove la profondità del mare raggiunge i 25 metri. Ecco spiegato il motivo per cui la A.P. Møller – Mærsk, nota soprattutto come Maersk, il colosso danese con attività in diversi settori del trasporto marittimo, energia e cantieristico navale, oltre ad essere il più grande armatore di navi mercantili del mondo, sta investendo 300 milioni per realizzare nel porto di Savona un terminal per l’ortofrutta di importazione. Per questo a Torino si parla perfino del potenziamento dell’interporto di Orbassano previsto nel quadro d’un programma che vede la Regione Piemonte trasformarsi in un’enorme piattaforma logistica per tutto il Nord Ovest. A questo proposito si è pronunciato tempo fa il governatore Sergio Chiamparino che ha annunciato l’avvio entro l’anno del primo treno merci sperimentale da Vado che servirà a collaudare la linea in via di ultimazione. Il governatore ribadisce che “il Nord Ovest nel suo insieme è una piattaforma logistica con grandi potenzialità competitive rispetto a quelle del Nord Europa come Rotterdam e Anversa” che comprende le opere di lungo periodo, come la Torino-Lione, il corridoio Est-Ovest dell’Alta Velocità e il collegamento con la Svizzera tramite la nuova galleria del Gottardo da ben 57 chilometri, la più lunga del mondo.
E il nostro Terzo Valico? Qui l’incertezza è tale per cui lo stesso Bruno Binasco, presidente di Slala, la fondazione voluta da Fabrizio Palenzona nel 2003 che si occupa di logistica nella nostra provincia, ieri mattina, nella riunione congiunta di cda e assemblea a Palazzo Monferrato, ha fatto sapere che, se entro il 30 giugno non sarà chiarita la situazione della logistica nell’alessandrino, la fondazione si scioglierà.
Le perplessità sono molte proprio perché tutto dipende dal porto di Genova che così com’è non serve a niente e rende inutile anche il Terzo Valico. Al punto che nel luglio scorso, ad un incontro promosso dal gruppo Pd della Commissione Trasporti del Senato, lo stesso Fabrizio Palenzona ha dichiarato che se non si svecchia un po’ il porto, Terzo Valico è superfluo.
Sì ma cosa bisognerebbe fare allora? Quello che han hanno fatto a Rotterdam (foto sopra), realizzando una penisola che si insinua al largo fin dove il pescaggio non raggiunge e supera i trenta metri per dare la possibilità alle supernavi di attraccare. Questa è la vera sfida per andare avanti con un piano che possa funzionare.
Altrimenti è meglio stare ai primi danni e lasciar perdere il resto.
E ha ragione Binasco.

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