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TORTONA E ACQUI LOTTANO PER TENERSI I LORO OSPEDALI

Alessandria (a.g.) – Se a Casale il comitato spontaneo Presidio Sanità è sulle barricate per difendere l’ospedale Santo Spirito in fase di declassamento da parte della Regione Piemonte, a Tortona e ad Acqui Terme siamo addirittura alla mobilitazione popolare. Nella città del sindaco Gianluca Bardone è partita una raccolta di firme contro la paventata chiusura dell’ospedale altrimenti i tortonesi chiederanno l’annessione alla Lombardia, terra d’elezione dove la sanità, si dice, è la migliore d’Europa. I firmatari citano un episodio emblematico, quando una signora di Tortona colpita da ictus, a causa della scarsa capienza di letti, personale e attrezzature adeguate per ricevere tutti i pazienti, è stata ricoverata a Novi, quindi ad Alessandria e poi a Casale, dove è morta. Ad Acqui Terme, dove il sindaco Enrico Bertero (nella foto durante una manifestazione) e i suoi cittadini difendono coi denti e con le unghie soprattutto il reparto di cardiologia, siamo addirittura alla class action promossa da un centinaio di acquesi che si sono rivolti ad un noto legale di Alessandria. L’iniziativa fa seguito alla  decisione da parte della Regione Piemonte, e dell’assessore Antonio Saitta in particolare, di ridimensionare l’ospedale Galliano e, in particolare, il reparto di Cardiologia destinata a svolgere un ruolo ambulatoriale. Il problema maggiore è la distanza di Acqui dal capoluogo, per cui se qualcuno ha un infarto, prima che arrivi ad Alessandria potrebbe morire in autoambulanza. Sarà subito inviata una diffida alla Regione e all’Asl dove si chiede di fare un passo indietro e ritirare la determina di depotenziamento della Cardiologia ad Acqui. Se entro sessanta giorni non ci sarà la risposta, partirà la class action vera e propria con un primo ricorso al Tar.

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