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LUCI E OMBRE NEL BILANCIO DI ALESSANDRIA

Una delle tante novità della cosiddetta contabilità armonizzata operativamente in vigore negli Enti Locali dal 1 gennaio 2015 (legge dall’estate 2011) è la contrazione di alcune scadenze tradizionalmente dislocate in altri momenti della stagione amministrativa.
L’assestamento generale di bilancio, da tempo immemorabile fissato al 30 novembre di ogni anno, viene anticipato, un poco imprudentemente secondo me, al 31 luglio dell’esercizio in corso. Insieme a ciò si collega la ricognizione sugli equilibri di bilancio, precedentemente fissato al 30 settembre. L’uno è però un atto di previsione, l’assestamento, mentre il secondo, è un atto di pre-consuntivo. Due cose del tutto diverse che alla fine si ritrovano alla stessa data, così come è diversa la sanzione nel caso non si adottassero in tempi utili. Per la ricognizione infatti scatta il commissariamento del Comune se non la si approva.
Passaggio dunque delicato, ma che è necessariamente troppo a ridosso dell’approvazione del Bilancio triennale di previsione avvenuto il 20 maggio scorso. Nonostante tutto qualche novità è comunque emersa, come qualche ombra strutturale sulle condizioni economico-finanziarie del Comune capoluogo.
Già, ad esempio, a maggio mi era sembrata veramente troppo esigua la capacità di investimento dell’Amministrazione di sinistra: un complessivo di 3,2 milioni di euro di cui 2,5 milioni in mutui. La cifra totale è lontana anni luce da ciò che investivano sulla città le precedenti amministrazioni dei colori politici più diversi. Le cifre alle quali si era abituati andavano dai 10 ai 20 milioni l’anno, almeno in termini preventivi. Poi le realizzazioni erano minori, certamente, ma nemmeno troppo lontane dal previsto.
Ora il centrosinistra già partiva basso e con l’assestamento generale è andato a cancellare i 2,5 milioni di mutuo, lasciando i miseri 700 mila euro rimanenti agli investimenti. Dove si è tagliato? Sulla scuola, sullo sport, sulle strade (circa 1,7 milioni di euro) e sui cimiteri (- 400 mila euro).
A ciò si aggiunga che 916 mila euro sono stati sottratti all’entrata (e quindi poi alla spesa) e collocati nel Fondo Crediti di Dubbia Esigibilità. Un ulteriore depauperamento delle risorse a disposizione.
Ma non basta. La capacità di riscossione – l’assessore non ha chiarito se su esercizio o sul totale dell’accertato – del Comune di Alessandria è pari al 68/70%, largamente sotto media in Italia e in Piemonte. Cosa significa, che per ogni euro di tributi imposti dal Comune, se ne incassano solo 70 centesimi e, di conseguenza, se si vogliono mantenere gli equilibri, se ne possono spendere solo 70 centesimi. Segno ulteriore che l’aumento al massimo dei tributi non garantisce un maggior gettito e finisce, invece, per impoverire il Comune e il suo livello di servizi. Inoltre l’Ente continua a utilizzare un rilevante livello di anticipazione di cassa (altra battaglia clamorosamente persa dal sindaco).
Speravo meglio (pur partendo pessimista verso chi ha raccontato molto e fatto nulla), essendo questo l’ultimo bilancio serio su cui la Giunta Rossa potesse contare, visto che il prossimo, si fosse anche in grado di adottarlo entro il 31 dicembre 2016, non potrà che dar effetti nei soli primi 4/5 mesi del 2017. Invece il passo è ancora stato greve. Il Comune, pur non ancora in equilibrio, come hanno affermato i revisori, finisce per essere autoreferenziale. In questi anni ha utilizzato i fondi delle amministrazioni precedenti e qualche avanzo creato dai tecnicismi del dissesto, ma nulla di più. E la città ne ha sofferto gravemente.

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