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Paure dei “fuochi” e altre superstizioni

Giusto Buroni 1 – Uno dei pochi amici (quello di oggi è un vecchio fisico della mia età che si fida ciecamente degli “scienziati” dell’IPCC) che non mi mandano direttamente al diavolo per le argomentazioni in favore della mia testarda convinzione che l’Umanità non sia così potente e influente e nemmeno così insensata da autodistruggersi per mezzo di supposti cambiamenti climatici da essa stessa provocati, mi invia queste lapidarie osservazioni, non prive di affermazioni scientifiche arbitrarie e ingiustificatamente pessimistiche; l’amico abita proprio a due passi dall’autodromo di Monza e non ha mai speso una parola per la sua eliminazione, al contrario di me, pur avendo più motivi di lamentarsi (i punti interrogativi sono miei): “L’inquinamento generato dall’uomo è fuori discussione nel senso che è un dato di fatto (?). L’uomo da quando ha acceso il primo fuoco (?) ha cominciato a inquinare. Circa le cause/evoluzioni naturali per ora l’uomo non è in grado di intervenire. Quindi (?), se vogliamo sopravvivere il più possibile su questo pianeta dobbiamo smettere seriamente e definitivamente di inquinare (?). Gli studi non servono a nulla (?). Disquisire su quali siano le cause del riscaldamento non aiuta (?), anzi non serve. Se la natura non la possiamo controllare, noi dobbiamo solo smettere di peggiorare la situazione. Azzerare l’inquinamento in brevissimo tempo (?). Sempre che serva e sperando di non aver superato il punto di non ritorno (?). Di più non possiamo fare. Tutto il resto (?) è solo una gran perdita di tempo e credo ce ne sia poco (?)”.
Rispondo, sperando di riscuotere un interesse più vasto di un solo interlocutore, dilungandomi e divagando, per sostenere con argomentazioni scientifiche (elementari) le mie affermazioni che si oppongono a chi non sa ancora distinguere fra scienza e ciarlataneria, nonostante la cultura universitaria e soprattutto l’esperienza che deriva dall’età avanzata.
Allora: “scoprire” il fuoco e intuirne l’uso e le applicazioni è stato certo più facile che “progettare” la ruota. Il “primo fuoco” ogni uomo l’ha trovato già acceso e ha preso nota dei mille modi in cui si produce, osservando l’effetto naturalissimo dei fulmini, dei vulcani, dei fuochi fatui da decomposizione di sostanze organiche e dell’autocombustione di piante (come l’eucalipto di decine di migliaia di anni fa). Si è accorto che, nonostante l’indubbia utilità, il fuoco scotta e fa altri danni e quindi si è limitato a fuocherelli o ha costruito protezioni; il fuoco tende a spegnersi, ed è una seccatura riaccenderlo, perciò si sono inventate le Vestali e altri artifici per mantenerlo acceso o riattizzarlo quando necessario. Oggi la specie di uomo chiamata immodestamente sapiens-sapiens, “gioca” tranquillamente col “fuoco”, conoscendone quasi tutte le caratteristiche, dopo essersi liberato (alcuni ci credono ancora) della credenza pre-aristotelica che esso sia uno dei quattro “componenti” dell’Universo, con acqua, aria e terra, concetto sostenuto tutt’oggi dai più ignoranti degli artisti (una gran maggioranza).
Anche la “combustione” è diventata per quasi tutti gli “studiosi” la responsabile dell’inquinamento atmosferico, e “perciò” del riscaldamento globale, e non sanno che questo è solo il nome del fenomeno chimico per cui un comburente si unisce a un combustibile, anche se non carbonioso, non “inquinante” e non immesso nell’atmosfera.
Se fosse nato solo un paio di miliardi di anni prima, l’uomo avrebbe padroneggiato, solo osservando la natura, la tecnologia della fissione nucleare: infatti esistono dalle parti di Oklo, nel Gabon (ex Congo Belga), le vestigia, scoperte nel 1972, del più giovane reattore nucleare “naturale” a fissione; la regione è una delle più ricche di uranio, ma, essendo esso sparpagliato più o meno in tutto il mondo (perfino in Val Seriana, dove una società australiana cerca invano di comprare una miniera già dotata di infrastrutture) e disciolto anche abbondantemente nell’acqua di mare, è lecito immaginare che reattori nucleari a fissione “naturali” siano esistiti un po’ ovunque e, se si fosse saputo dove, si sarebbe facilitato il lavoro, alla famiglia Curie-Joliot e ai Ragazzi di via Panisperna, e loro assistenti e allievi. Purtroppo però il reattore naturale del Gabon, e gli altri, sembra siano stati attivi, anno più, anno meno, durante mezzo milione di anni, circa 1,7 miliardi di anni fa, quando l’attuale genere umano degli Einstein, Curie e Fermi ancora non c’era; ed è un vero peccato, perché oggi non dovremmo sorbirci ancora le stupide prediche riguardanti il sacrilegio di aver voluto creare artificialmente un fenomeno fisico, la fissione nucleare, che non si pensava esistesse in natura e che quindi rappresenta il male assoluto, e avremmo più confidenza con l’uranio. Col nucleare a fusione, che pure è molto più difficile e pericoloso da usare, questo problema di “innaturalità” non c’è, perché i moderni adoratori del Sole ci dicono: “guarda il Sole e l’altre stelle, che sono Dèi buonissimi, che da miliardi di anni fanno solo fusioni nucleari a scopo benefico, e non avere paura: fra qualche secolo (si diceva il XX, ma come al solito si sono sbagliati, e per fortuna sono gli stessi “sapienti” che prevedono che veneziani e newyorchesi saranno affogati nel 2050) le riprodurrai dovunque ti serva una sorgente di energia”, sempre che nel frattempo le “bombe all’idrogeno” (di questo si tratta quando c’è in ballo la fusione nucleare), di cui sembra che anche la Corea abbia provato la prima il 2 settembre 2017, non abbiano distrutto veramente il Pianeta.
Tuttavia, non essendo nato scemo né autolesionista, checché ne pensino gli “studiosi”, che sono i primi a scansarsi in caso di pericolo (hanno persino inventato il “principio di precauzione” per quando “il pericolo non c’è, ma non si sa mai…”), l’Uomo ha sempre cercato di non farsi male, eccetto nei casi di quella pazzia collettiva, ma innescata da un paio di “mostri”, che è la guerra (continua).

 

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