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Da ieri il salvavita eCall diventa obbligatorio sui nuovi modelli: ma quello pubblico è diverso dal privato

 Milano (Alessandro Vai) – Da ieri, 31 marzo 2018, tutte le auto di nuova omologazione dovranno avere di serie il sistema eCall, cioè la chiamata automatica d’emergenza. Lo stabilisce la disposizione UE 2015/758 che era stata approvata tre anni fa e che ora diventa operativa, dopo aver dato il tempo alle Case automobilistiche di prepararsi. L’eCall diventa obbligatorio, come detto, sui modelli di nuova omologazione (cioè appena presentati dai costruttori), e non di nuova immatricolazione (cioè non su quelli targati per la prima volta).
Dal punto di vista tecnico il sistema è abbastanza semplice e ha un costo stimato, per il costruttore, di circa 100 euro. La eCall si attiva automaticamente quando i sensori dell’auto rilevano una decelerazione tale da essere causata da un incidente. In altre parole se si attivano i pretensionatori oppure gli airbag, parte la chiamata di emergenza. L’altro caso in cui la eCall si attiva è con l’intervento manuale del guidatore o di uno dei passeggeri dell’auto. Ma dopo che la chiamata parte, che cosa succede? La risposta è diversa a seconda di quale servizio sia installato nell’automobile. Sì, perché ci sono due tipi di servizio eCall, quello pubblico e quello fornito da terze parti (Tps).
La eCall pubblica, quella che tutte le auto omologate dal primo di aprile in poi dovranno avere, avviene attraverso una scheda Sim preinstallata nell’auto, che però rimane dormiente fino a quando non viene attivata automaticamente oppure manualmente. A quel punto dall’auto parte una chiamata al numero unico d’emergenza europeo, il 112, accompagnata dall’invio di una serie di dati che includono il numero di telaio della vettura e la cronologia delle ultime posizioni. La eCall “base”, dunque, fa a meno anche del Gps.
Tutt’altra cosa è la eCall fornita da terze parti, ovvero dalle stesse case automobilistiche. In questi casi il servizio di emergenza è inserito in un ecosistema più ampio che prevede una serie di servizi telematici e che in caso di incidente o richiesta d’aiuto inoltra la chiamata non al 112 ma a una centrale di emergenza privata.
Questa riceve l’esatta posizione Gps della vettura ma anche informazioni aggiuntive, come il numero delle persone rilevate a bordo, sulla base dei dispositivi di chiusura delle cinture di sicurezza scattati, e il senso di marcia dell’auto. La vettura stabilisce quindi una comunicazione vocale (nella lingua del proprietario e non del Paese in cui si trova) con la centrale d’emergenza e se a bordo non risponde nessuno, la centrale allerta immediatamente il più vicino servizio di pronto intervento.
Ma la vera differenza, che poi rappresenta anche il plus economico per la Casa costruttrice, è la possibilità di utilizzare i dati della vettura e del suo proprietario a scopi commerciali (previa autorizzazione). Opel e il suo servizio On Star, per esempio, mettono a disposizione una specie di congierce virtuale, a cui si può telefonare dall’auto per avere informazioni di ogni tipo e farsi anche prenotare un ristorante. Altri costruttori tedeschi, come BMW e Mercedes, offrono la eCall di serie su tutta la gamma già da diversi anni e dispongono di centrali di emergenza proprietarie.
Va da sé, che al di là dei lodevoli intenti della Commissione Europea – ridurre i tempi di azione dei soccorsi del 50% nelle zone rurali e del 40% in città, salvando 2.500 persone ogni anno – il fatto di avere un’auto tracciata e connessa con il mondo circostante, apre infinite possibilità di natura commerciale. I servizi di terze parti, infatti, sono già previsti a patto che la eCall sia sempre disponibile e che abbia priorità nell’utilizzo delle risorse. Largo alla sicurezza, dunque, ma anche a nuovi modelli di business tagliati su misura per ogni automobilista.

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