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Migranti: Aquarius bloccata, Sanchez dice: “Venite da noi”; Salvini: “Alzare la voce paga”

Roma (La Repubblica) – La svolta – sul caso dell’Aquarius bloccata con 629 migranti a bordo – arriva nel primo pomeriggio. Quando il premier socialista spagnolo Pedro Sanchez annuncia a sorpresa: “L’Aquarius venga da noi, potrà attraccare a Valencia”. Il premier italiano Giuseppe Conte lo ringrazia: “Avevamo chiesto un gesto di solidarietà da parte dell’Ue su questa emergenza. Non posso che ringraziare le autorità spagnole per aver raccolto l’invito”. E aggiunge che agli incontri di venerdì e lunedì con Macron e Merkel, gia fissati da tempo, chiederà la modifica del regolamento di Dublino.
Matteo Salvini presenta la svolta come un successo del governo italiano. Parla espressamente di vittoria: “Alzare la voce paga. Il governo è rimasto sempre compatto, alla faccia di chi trovava spaccature tra Lega e Cinquestelle”. E riprende uno dei temi della campagna elettorale, le spese per i migranti da tagliare: “Uno dei fronti è quello dei costi che gli italiani devono sostenere per esercito di finti profughi. Stiamo lavorando sulla cifra 35 euro per ogni migrante”. E minaccia: “Con altre navi come Aquarius, adotteremo lo stesso atteggiamento”.
Nei confronti di Sanchez anche dall’Europa piovono grazie. Il commissario europeo Dimitris Avramopoulos su Twitter: “Diamo il benvenuto alla decisione del governo spagnolo di permettere a nave Aquarius di sbarcare a Valencia per ragioni umanitarie. Questa è la vera solidarietà messa in pratica, sia verso questo queste persone disperate e vulnerabili, che verso Stati membri partner”.
In mattinata Salvini era tornato a fare la faccia feroce: “Basta. Salvare le vite è un dovere, trasformare l’Italia in un enorme campo profughi no. L’Italia ha smesso di chinare il capo e di ubbidire, stavolta C’è chi dice no.#chiudiamoiporti”.

Danilo Toninelli ministro delle Infrastrutture, competente dunque sui porti – come Salvini festeggia: “Appena arrivati e c’è già un vento nuovo”. Ma nel Movimento emerge più di un malumore. L’intervento più deciso è stato quello del sindaco di Livorno, Filippo Nogarin, che ha pubblicato un post su Facebook per annunciare che il porto di Livorno era pronto ad accogliere i profughi. Un post rimosso un’ora dopo.
La linea ufficiale del Movimento 5 stelle, fedele alla posizione della Lega e di Salvini, è quella espressa su Twitter in mattinata dal ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture, Danilo Toninelli: “È necessario, stavolta, che tutti comprendano che il diritto internazionale non può prevedere un’Italia abbandonata a se stessa. Noi salveremo sempre le vite umane, ma Malta è la spia di un’Europa che deve cambiare”. Parlando a Sky Tg24, Toninelli si spinge fino ad affermare che le condizioni a bordo di Aquarius sono “buone”.

L’Unhcr, l’agenzia Onu per i rifugiati, intanto lanciava un appello ai governi coinvolti per rendere possibile uno sbarco immediato. “E’ un imperativo umanitario, le persone sono in difficoltà, stanno esaurendo le scorte e hanno bisogno rapidamente di aiuto”, sono state le parole di Vincent Cochetel, inviato speciale dell’Unhcr per il Mediterraneo centrale. Mentre la portavoce della Commissione Ue per la migrazione, Natasha Bertaud, chiariva: “Siamo in contatto con le autorità italiane e maltesi. Quello che la Commissione Ue può continuare a fare è investire tutto il suo peso diplomatico per trovare una soluzione veloce alla questione”.

Anche dalla Chiesa sono arrivati segnali alla politica. “Ero straniero e non mi avete accolto (Mt 25,43) #Aquarius”. Questo il tweet, con la frase dal Vangelo di Matteo cambiata in negativo, diffuso stamane dal cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, in relazione alla vicenda della Aquarius. Una frase che viene accolta da molti insulti sui social.

E la Comunità di Sant’Egidio chiede: “L’Italia continui a salvare le vite umane in pericolo e, al tempo stesso, i Paesi dell’Unione Europea si assumano la loro responsabilità: le navi, come l’Aquarius, possono attraccare nei porti italiani o in altri porti del Mediterraneo, ma i diversi Stati Ue, non solo l’Italia o la Grecia, dovrebbero condividere l’accoglienza facendosi carico, ognuno, di una quota di profughi”.

In attesa della soluzione del caso Aquarius, intanto, una nuova emergenza si apre per altri salvataggi effettuati nella notte al largo della Libia, nel Mediterraneo centrale. Si tratta di circa 790 persone che, secondo quanto si apprende, sono state recuperate da navi italiane e internazionali. Salvati non da navi umanitarie, dunque, ma da mezzi militari e da mercantili di passaggio. “Siamo a quota 1.420 – dice Flavio Di Giacomo dell’Oim – e ora questi 790 dove li facciamo sbarcare?.” Interrogativo a cui, in un briefing in corso in queste ore nella sala operativa della Guardia costiera a Roma, si sta cercando di dare una non semplice risposta visto che i porti italiani, in teoria, dovrebbero essere chiusi per tutti.
Dalla nave ong tedesca Sea Watch arriva in mattinata una precisazione e una replica ai tweet di Salvini: “La Sea Watch i trova in questo momento in acque internazionali, non è attualmente coinvolta in operazioni di ricerca e soccorso, non ha persone soccorse a bordo della propria nave”.
E intanto sull’Aquarius, l’attesa per i 629 migranti continua. Solo donne e bambini hanno potuto dormire sottocoperta mentre per alcune centinaia di persone non c’è stata altra possibilità che sistemarsi sul ponte dell’imbarcazione, all’addiaccio. Ma già dalle prime luci dell’alba, i migranti – che fino a ieri non avevano alcuna contezza di essere finiti al centro del braccio di ferro tra il governo italiano e l’Europa – si sono accorti che la nave è sostanzialmente ferma. Monta l’agitazione. “Che succede? Perché non ci muoviamo?”, cominciano a chiedere mentre l’equipaggio distribuisce pane e tè per la colazione.
La capacità della Aquarius è di 550 persone, a bordo ce ne sono 629 e, anche se nessuno versa in critiche condizioni di salute, il team medico di Msf, che è a bordo della nave di Sos Mediterranée, dice che si tratta comunque di persone provate da lunghi mesi di torture e violenza in Libia, alcune presentano ferite, altre ustioni da mix di carburante e acqua salata. A bordo ci sono sette donne incinte, 11 bambini piccoli e 123 minori non accompagnati.

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