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Il paradosso dell’acqua che non c’è nella nostra provincia

Acqui Terme – Si avvicina la bella stagione, siamo a marzo inoltrato e non piove. E come sempre, quando la pioggia scarseggia e i livelli dei fiumi diventano, giocoforza, più bassi, spuntano i soliti allarmismi.
Su un noto quotidiano cartaceo piemontese è notizia di oggi che nell’acquese, patria dell’acqua sulfurea e delle terme rigeneranti, i sindaci hanno chiesto un incontro in Amag per scongiurare una crisi estiva che sarebbe simile a quella del 2017 quando si dovette ricorrere alle autocisterne per dare una mano ai vari paesi della zona rimasti a secco.
Possibile che nella Valle Bormida (nella foto), ma anche nelle Valli Lemme, Stura e Orba, dunque acquese ma anche ovadese e novese, che praticamente rappresentano una gigantesca falda acquifera, vi siano emergenze sempre così accentuate non appena arrivano i primi caldi? Un bel paradosso, in effetti, in un provincia, quella alessandrina, che di acqua è davvero ricca.
Colpa forse, o forse sarebbe meglio dire sempre, della siccità, del surriscaldamento globale, dei ghiacciai che si sciolgono facendo aumentare l’acqua etc…etc…
Proviamo a capirci di più.
Anche i bambini delle elementari sanno che il clima sulla Terra è cambiato innumerevoli volte nella storia del nostro pianeta, passando da glaciazioni a periodi più caldi ben prima che l’uomo e la società industriale potessero emettere la tanto vituperata CO2.
L’ultima grande glaciazione è sfumata gradualmente verso un periodo caldo circa 12.000 anni fa, provocando ad esempio l’estinzione dei mammut ed altre specie animali. A testimoniare l’evento del ritiro dei ghiacciai delle alpi abbiamo i laghi prealpini (Garda, Iseo, Maggiore, Como ecc.) nonché spettacolari vallate di origine glaciale come la Val D’Aosta, Valtellina, Valle dell’Adige.
La fine della glaciazione ha permesso ai nostri antenati di iniziare l’agricoltura e in conseguenza lo sviluppo della civiltà.
Riguardo allo scioglimento dei ghiacci e il conseguente innalzamento dei mari, è opportuno sottolineare che il completo scioglimento della calotta artica non porterebbe a nessun innalzamento del livello oceanico dato che si tratta di ghiaccio galleggiante. Se avete dubbi prendete un bicchiere, mettete un cubetto di ghiaccio e aggiungete acqua fino all’orlo. Lasciate sciogliere il ghiaccio e vedrete che l’acqua rimarrà al livello di partenza fino all’orlo senza straripare. Se si sciogliesse l’Antartide (polo Sud, che è un continente di terra) allora sì che influirebbe sul livello dei mari. Attualmente questa calotta è stabile e nell’emisfero sud i ghiacciai della Patagonia, come il Perito Moreno, sono in espansione.
I dati che abbiamo dicono che stiamo vivendo un periodo interglaciale con temperature tendenzialmente in aumento. Tutto ciò è già avvenuto innumerevoli volte. Certo, terre fertili potrebbero diventare deserti, e terre inospitali e gelide come la Siberia o il Canada settentrionale potrebbero diventare zone fertili e produttive. Negli USA, la Mesa Verde N.P. è un luogo dove si possono osservare abitazioni rupestri precolombiane che i nativi americani abbandonarono prima dell’arrivo degli spagnoli a causa di un cambiamento climatico che portò un lungo periodo di siccità. Innumerevoli altri luoghi nel mondo testimoniano come i nostri antenati hanno dovuto adattarsi a tali cambiamenti.
È dimostrato come dal 1940 al 1980, nonostante l’esplosione dei consumi energetici con combustibili fossili e la conseguente emissione di CO2,, non vi è stato nessun innalzamento delle temperature, anzi vi è stata una leggera diminuzione e ciò dovrebbe far nascere qualche scientifico nonché doveroso dubbio sui pilastri della teoria del riscaldamento globale di origine antropica e magari ad ammettere che sappiamo ancora molto poco di tutta questa materia prima di sparare apocalittiche previsioni. Stando alle ultime elaborazioni fornite da alcune università statunitensi, pubblicate sulla rivista PNAS, la CO2 assorbita dalle piante risulterebbe maggiore in virtù dell’aumento della dimensione stessa della vegetazione, legata proprio all’incremento di anidride carbonica nell’atmosfera. Un processo che porterebbe le foglie a trattenere quantità superiori di questo gas serra e per un periodo di tempo più esteso.
Secondo i ricercatori statunitensi la quantità di CO2 trattenuta dalle piante risulterebbe sottostimata dai precedenti studi nella misura del 16%. Una teoria che sembra spiegare gli andamenti attuali nell’incremento di anidride carbonica nell’atmosfera, inferiore rispetto alle previsioni sviluppate dai climatologi negli ultimi anni.
Quindi non esiste nessun cambiamento climatico ma semplici e regolari variazioni del clima. Perché meravigliarsi?
E allora, perché cadono gli alberi? Sono forse sbattuti a terra da tremendi uragani tropicali che si avventano minacciosi sulla povera Pianura Padana? No, cadono perché sono secchi e malati, e nessuno ha mai pensato di segarli come facevano una volta i bravi contadini. Essendo secchi infatti hanno radici indebolite che non tengono più e al primo vento un po’ più forte rovinano a terra (nella foto sono tantissime le conifere ingiallite e quindi seccate). E che dire, l’anno scorso, delle barche di Rapallo che sono finite sul lungomare? Più semplicemente erano attraccate male in un porticciolo non adatto e troppo vicino al centro abitato. Non c’entra un tubo la mareggiata, ma c’entra invece l’incuria dell’uomo e degli amministratori pubblici che non hanno previsto il divieto di attracco in quel punto.
E poi non dimentichiamoci mai che Annibale, 2200 anni fa, ha scalato le Alpi con gli elefanti, segno evidente che la neve, sulle Alpi, allora non c’era. Ma per questo non è finito il Mondo.

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