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Linea Casale-Mortara: mentre ci impongono la Tav, ci tolgono le linee intermedie

Casale (Gianni Patrucco) – È certo ormai da alcuni giorni che la riattivazione della ferrovia Casale-Mortara, programmata per il 31 marzo prossimo, subirà un ulteriore slittamento. A questo punto, la domanda nasce spontanea: quanto dovrà ancora aspettare la signora Pina di Casale per andare a trovare il figlio trasferitosi a Milano per lavoro senza fare il giro del globo? E chi lo sa. I più facoltosi potrebbero magari recarsi a Delfi per interrogare l’oracolo, ma in un Paese normale non dovrebbe esserci bisogno di tanto per avere simili risposte. Anche perché, la situazione disastrosa di pendolari e viaggiatori comuni nell’Italia di oggi non ce la siamo certo inventata noi, ma a quanto pare, populismo o non populismo, le cose sembrano destinate a restare le stesse.
E come siano queste cose è presto detto: basta collegarsi al sito di Trenitalia, scegliere Alessandria come partenza e Milano Centrale come destinazione, indicare le sette del mattino di un qualsiasi lunedì del mese, e premere “invio”. Il primo treno, quello delle 7.08, è un diretto che impiega (teoricamente) 1 ora e 29 minuti. Costo, 9 Euro e 45 centesimi. Si parla dunque di un’ora e mezza di viaggio per fare circa novanta chilometri.
Ma se quel giorno non mi suona la sveglia e ritardo? Attenzione perché qui viene il bello: i due treni successivi sono infatti rispettivamente alle 7.25 e alle 7.35. Il primo, impiega 1 ora e 49 minuti con cambio a Milano Porta Genova, mentre il secondo, la bellezza di 2 ore e 13 minuti col medesimo cambio. Costo di entrambi, 8 Euro e 10 centesimi. Che, se può apparire un prezzo onesto, è comunque il prezzo che l’utente pagherà per un tragitto di novanta chilometri da effettuarsi in circa due ore. Non proprio regalato, dunque, anche perché, a dirla tutta, il prezzo finale non è nemmeno quello. Prima di selezionare una di queste due opzioni si dovrà infatti tenere presente un dettaglio di un certo rilievo, ovvero che in realtà non si stia acquistando il biglietto per recarsi a Milano Centrale, come sembra, ma alla stazione dell’ipotetico cambio, ovvero Milano Porta Genova. Cambio che è appunto ipotetico in quanto a Porta Genova non si cambia un tubo, ma si esce dalla stazione e si prosegue con bus o metro a spese proprie. Quindi, in questi due casi, io che sto programmando uno spostamento a Milano Centrale, in realtà acquisto un biglietto per Milano Porta Genova, e, una volta là, mi arrangio. È scritto nero su bianco nello spazio dedicato al numero del convoglio (che però non c’è): “Comprende la tratta urbana Milano Porta Genova – Milano Centrale non inclusa nel prezzo”.
Ora, va bene che gli elettori siano ormai considerati alla stregua di sacchi dell’immondizia da riempire con scorie propagandistiche ad alta tossicità, ma non stiamo un po’ esagerando?
Per alcuni, evidentemente no, visto che a fare un giretto dell’Italia sul web, programmando spostamenti in treno lungo l’intera penisola, ci si accorge che casi come quello descritto non siano delle rare eccezioni, ma pilastri di un’architettura che non a caso si mostra, oltre che grottesca, fatiscente.
Se ne ricorderà il Ministro dell’Interno, che tanto dice di tenere agli ultimi ma non di rado favorisce i primi?

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