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Cirio (Forza Italia) vince grazie ai voti della Lega

di Andrea Rovere – Cambio della guardia in Regione Piemonte. Dopo l’era Chiamparino toccherà ora ad Alberto Cirio di Forza Italia far fronte alle problematiche di un territorio dalle tante potenzialità e che tuttavia stenta a decollare.
Nato a Torino ma albese d’adozione e per ascendenza, Cirio è attivo nella politica dal ’95, prima fra le file della Lega e poi di Forza Italia.
Col 50% dei voti si pone nettamente in testa ad una classifica che vede medaglia d’argento proprio il presidente uscente, Chiamparino (Pd), e al terzo posto il candidato pentastellato Giorgio Bertola.
Il voto delle regionali in Piemonte sembra infatti, per certi versi, ricalcare quello delle europee, dove la Lega prende il volo (è il partito di Salvini con circa 700.000 voti ad aver fatto da traino alla coalizione in appoggio a Cirio) mentre la sinistra, pur sofferente, guadagna terreno rispetto ad un Movimento Cinque Stelle in caduta libera.
In Regione il centrodestra si presenta infatti con una maggioranza di rilievo, maggioranza che, tuttavia, non ha il colore del partito di Cirio, Forza Italia, bensì quello della Lega, vera artefice dell’affermazione del nuovo Presidente. Dei tre maggiori partiti della coalizione (Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia) è proprio il “carroccio” a fare il pieno, aggiudicandosi il 37% dei voti a dispetto del deludente 8% del partito di Berlusconi, ormai non così distante dai numeri di Fratelli d’Italia.
Ecco che allora le regionali piemontesi hanno davvero molto in comune con le tendenze registrate allo spoglio delle schede delle europee. Il 34.33% della Lega è un risultato che, se raffrontato al misero 17.07% del M5S, mostra come gli equilibri di Governo siano ora capovolti a favore del partito di Salvini. Un partito che, anche considerato il buon risultato della Meloni e dei suoi (6.46% a livello nazionale per le Europee), che in pratica raddoppiano i voti delle ultime elezioni nazionali, potrebbe persino ambire al colpaccio, ovvero ad una chiamata alle urne per formare una maggioranza sovranista proprio con Fratelli d’Italia. Giorgia Meloni, dal canto suo, già stanotte in conferenza stampa ha ammiccato ad una simile ipotesi, facendo presagire che i tempi per un taglio secco con il “Berlusca” (fermo all’8.79%), l’uomo del patto del Nazareno, già pronto per il “Renzusconi” prima del colpo di coda di 5stelle e Lega col Governo giallo-verde, potrebbero essere maturi.
In questa bagarre recupera qualcosa il Partito Democratico, che col suo 22,69% mette la testa ben fuori dall’acqua e tira un sospiro di sollievo. Così come la facile propaganda anti-immigrazionista di Salvini sembra aver dato i suoi frutti, quella anti-populista messa in campo dai piddini ha giovato a chi ormai, dal canto proprio, non può che attaccarsi allo spauracchio fascista per racimolare voti, aiutato in questo anche da un Movimento Cinque Stelle che ha pagato fortemente quella “liquidità” che lo caratterizza e che troppo spesso lo ha reso ondivago e contraddittorio nel proprio operato.

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