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Per i russi sul disastro di Chernobyl c’è lo zampino della Cia

di Paolo Armelli (Wired) – La co-produzione Hbo-Sky Chernobyl, già andata in onda negli Stati Uniti e che debutterà invece da noi il 10 giugno su Sky Atlantic, non solo ha attirato grande apprezzamento da parte del pubblico e della critica ma ha anche riacceso l’interesse nei confronti di un evento tragico eppure dai contorni fumosi com’è stata l’esplosione nucleare dell’aprile 1986.
Ma non tutti sono d’accordo con la ricostruzione dei fatti contenuta nella miniserie. Pare che la reazione dei media in Russia non sia stata affatto favorevole.
Secondo le opinioni riportate da The Moscow Time, i giornali russi avrebbero parlato della serie americana come di una caricatura, pericolosa in quanto minerebbe la credibilità del paese in qualità di potenza nucleare (anche se i fatti risalgono a più di trent’anni fa). Gli osservatori locali sembrano sottolineare inoltre i numerosi luoghi comuni sparsi nel corso dei cinque episodi.
L’attenzione della ricezione russa quindi non sembra essere sull’eroismo di tantissime persone comuni ritratte nella serie, bensì su un ritratto ideologico poco lusinghiero di quello che fu il sistema di potere dell’allora stato sovietico.
La risposta però è subito pronta: pare infatti che il canale Ntv, di proprietà della Gazprom, la potentissima compagnia energetica pubblica, sia intenzionata a realizzare una nuova serie tv per dare la propria versione dei fatti.
In particolare la produzione russa, secondo quanto dichiarato dal regista Alexei Muradov, racconterà la teoria secondo cui a essere responsabile dell’esplosione sia stato in realtà un agente della Cia infiltratosi all’interno dello stabilimento di Chernobyl proprio nel giorno dell’esplosione. La guerra fredda, insomma, continua a colpi di serie tv.

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