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Palazzo Rosso: bilancio “criptico”, ed è di nuovo scontro tra la dottoressa Bistolfi ed il sindaco Cuttica

Alessandria (a.r.) – Il passivo del Comune di Alessandria è peggiore del previsto? In realtà no, perché i 75 milioni di debito per i quali alcuni fan finta di sorprendersi erano già stati conteggiati dall’attuale Amministrazione e si spiegano facilmente. Il debito reale, ovvero i soldi che si devono ai creditori, ammonta a 46 milioni di euro ed è cosa vecchia. Son sempre quelli da circa vent’anni. Poi ci sono 23 milioni relativi ai ratei di mutui, finanziamenti e obbligazioni, per i quali bisogna ringraziare le amministrazioni Scagni, prima, e Rossa dopo, e infine arriviamo ai crediti cosiddetti inesigibili, pari a circa 6 milioni di euro, che lo sono talvolta di fatto e altre volte perché le strategie di riscossione attuate non risultano efficaci. Non è infatti un caso che a fine anno la responsabile tributaria del Comune (le entrate), Cristina Bistolfi, lascerà il proprio incarico di dirigente amministrativo a causa di frizioni man mano accentuatesi proprio in virtù della scarsità dei risultati ottenuti.
Frizioni che vengono da lontano in quanto la dirigente alessandrina già l’anno scorso aveva avuto modo di scontrarsi col sindaco Cuttica per la vicenda delle mense.
Nel maggio 2018 il sindaco di Alessandria, dopo ripetute richieste da parte del consigliere Marica Barrera (Lista Rossa), sollevava dall’incarico la dottoressa Bistolfi “colpevole” di volere assicurazioni su ulteriori risorse finanziarie per procedere con la gara per le mense scolastiche. La musica non è cambiata perché Bistolfi, oggi, chiede lumi su un bilancio scassato, ma la risposta non c’è stata. Abbiamo un rendiconto (bilancio consuntivo) con circa 75 milioni di buco, di cui 68 da spalmare in vent’anni, come da piano concordato, e 7 circa da tirar fuori in 3. Da qui l’esigenza di un piano di riequilibrio da varare entro il 17 agosto, altrimenti scatterebbe di nuovo il dissesto.
Ma come si sta regolando l’Amministrazione? Per ora, l’unica certezza è il periodo di vacche magre (più magre del solito) che si profila per i cittadini, poiché, di fatto, non ci sono soldi. Lo dimostra il probabile rincaro degli abbonamenti dei mezzi pubblici intorno al quale si dibatte da alcuni giorni, chiaro sintomo dello stato di sofferenza delle casse comunali, nonché campanello d’allarme per gli evasori circa il prossimo giro di vite che dovrà necessariamente coinvolgerli se non si vuol costringere l’intera collettività ad ulteriori sacrifici. Il punto cruciale è infatti proprio questo: i cosiddetti crediti inesigibili.
Poco sopra dicevamo che detti crediti sono realmente inesigibili solo in certi casi. Se uno i soldi non li ha, o se prenderglieli comporterebbe gettarlo sul lastrico, è chiaro che ci sia poco spazio di manovra. Se però è la macchina amministrativa a non funzionare, nel senso dell’incapacità di strutturare un piano d’azione efficace per contrastare l’evasione, da un lato, e per riscuotere ciò che è possibile riscuotere, dall’altro, allora è ovvio che tocchi impegnarsi al massimo per risolvere il problema.
Ma risolvere il problema non significa semplicemente lotta agli evasori e maggiore efficacia nelle strategie di riscossione crediti, bensì qualcosa di più complesso ma imprescindibile: rimettere in moto l’economia alessandrina. Creare ricchezza attraverso un piano strategico di rilancio della città dovrebbe essere l’obiettivo principe attorno al quale far gravitare tutte le iniziative dell’amministrazione. Ad Alessandria, ormai da decenni, manca una visione a medio-lungo termine, e senza di questa non si potrà andare da nessuna parte. I bravi ragionieri sono indispensabili, ma qui, ad oggi, abbiamo bisogno soprattutto di bravi economisti, di gente in grado di strappare il capoluogo ad un destino di perenne irrilevanza sullo scacchiere nazionale restituendogli, certo nei tempi necessari, quella posizione di rilievo che la sua stessa collocazione geografica suggerisce quale orizzonte naturale.

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