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Greta e i suoi gretini vanno ai Gay Pride: per la carità!

Roma (Lorenzo Zuppini) – Il mondo politically correct si sintetizza nella gestualità e nelle iniziative di una bambina svedese nota come Greta Thunberg, oggi famosa per aver iniettato in mezza umanità un’overdose di falsità ambientaliste, insensatezze e di cialtronaggine. Ha sedici anni e poco più, che vuoi che sia direte voi, eppure attrae il mondo patinato ex comunista che oggi è alla disperata ricerca di un’isola d’approdo per sfuggire alla tempesta dell’insipienza. Se ne andrà a New York, al vertice delle Nazioni Unite sul clima, con la barca Malizia II di Casiraghi, alla quale è stata stampata sulla fiancata lo slogan “climate action now”.
L’aereo inquina e fa aumentare il riscaldamento globale o qualcosa del genere, roba per cui poi i ghiacci si sciolgono e gli orsi polari vengono ripresi dalle telecamere tutti magri e denutriti. Bene. Chissà di cosa si ciberanno durante la traversata, se pescheranno dall’oceano i fratelli pesci o se faranno precedentemente scorta nel tempio del consumismo chiamato supermarket. Consumare meno per lavorare meno per inquinare meno e per essere, in definitiva, più felici tutti. Sembra un Di Battista qualunque, e il paragone è più calzante di quanto non sembri.
L’aria svampita, stralunata e pesantemente snob (“vadi Gveta, vadi”), tipica di chi non fa niente nella vita ma si crogiola in una ignoranza così seduttiva da risultare più convincente di chi ha la pessima abitudine di studiare e non divulgare idiozie. C’è poi quello sguardo perduto verso l’infinito, verso l’assenza di limiti (e di confini), girovagando per il mondo alla ricerca di risposte che il buon padre di famiglia consiglia di ricercare all’interno dei libri. Lontani, anche se per finta, dalla mondanità e dalle deprecabili abitudini cui siamo ormai soggetti tutti quanti. Nel frattempo verrà girato un documentario su Greta e chissà se poi finirà su Netflix o YouTube o qualche altro gigante del ventunesimo secolo che rappresenta quel progresso umano e scientifico osteggiato dal popolo dei gretini.
Greta, bontà sua, ha soli sedici anni, ma il resto di quella melassa antagonista è più che matura e si dimostra ancora una volta incapace di andare oltre la sciocca pretesa di avere un mondo fatto su misura senza ingiustizie né violenze, e un clima perfetto e una convivenza perfetta e l’amore universale. D’estate non può far troppo caldo e in inverno troppo freddo. Loro rivendicano il diritto di plasmare il clima sulla base della moda del momento, la quale è sempre e invariabilmente ostile all’uomo bianco e alla civiltà e al progresso che con fatica ha creato.
Una civiltà migliore sotto mille aspetti, ma che i gretini abiurano perché c’è sempre un po’ di fascismo latente e le coppie gay non sono parificate in tutto a quelle etero. Eggià, Gretina si è specializzata anche in questo genere di minchiate con il sostegno al gay pride di Stoccolma e avendo, mesi or sono, partecipato a una contromanifestazione in occasione del ritrovo di un gruppo identitario svedese. E così la narrazione continua indisturbata sulle note degli slogan scemi “contro ogni fascismo” e “love is love”, frasette fatte nel laboratorio della propaganda politicamente corretta ideata da uno sparuto gruppo di annoiati perdigiorno impegnati a garantire un futuro ecosostenibile a questa umanità allo sbando.

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