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Conte, a noi!… quando serve

di Andrea Rovere – Il presidente dimissionario Conte saluta con piglio vagamente “romano”. Ogni riferimento è puramente casuale? Certo che sì. Si tratta di un normalissimo saluto. Niente di più. E tuttavia, freudianamente, potremmo dire che chi oggi lavora per scongiurare un prossimo ricorso alle urne sa bene, in fondo a sé, di agire più similmente di altri a coloro che il braccio lo tendevano in modo non casuale, e assai perentorio, un’ottantina d’anni fa.
Ora, sgombriamo il campo da ogni possibile equivoco: qui nessuno sta dando ed intende dare del fascista a nessuno. Ciò che semmai si vuole sottolineare è il fatto che, se tutta una schiera di sedicenti antifascisti lo fa ad ogni tremar di foglia, salvo poi tirarsi indietro davanti all’opportunità di ricorrere allo strumento democratico per eccellenza (il voto) per timore che la gente gli preferisca l’avversario, allora qualcosina non torna. Chi oggi auspica infatti un Conte bis con 5stelle e Pd al Governo, o qualunque altra soluzione pensata ad hoc solo per scongiurare le elezioni, magari col pretesto di un governicchio di scopo che porti a termine alcuni interventi urgenti, agisce di fatto come colui che inneggia alla democrazia fin tanto che ciò può fargli comodo, essendo poi disposto a rinnegarla laddove scorga seri pericoli, non certo per la democrazia stessa o per il Paese, come alcuni vorrebbero far intendere, ma per il proprio deretano.
Del resto, la stessa narrazione che alcuni giornaloni vanno da tempo a costruire è la seguente: il popolo è allo sbando, incattivito, irresponsabile. C’è il rischio che la plebaglia barri la casella sbagliata, che vincano i populisti. È nostro dovere, in quanto democratici, antifascisti, illuministi e depositari delle più alte virtù civiche e morali salvare il popolo da se stesso. Alle urne ci si tornerà a tempo debito, quando il pericolo sarà passato.
Ma questa, che lorsignori vogliano ammetterlo o meno, non è democrazia. Una simile narrazione non equivale a ragionar da democratici. È mera ipocrisia, è doppiopesismo, è opportunismo, è vigliaccheria. Esistono delle regole democratiche e anche un’etica democratica. Ebbene, se si è davvero democratici, tutto ciò merita rispetto. Altrimenti si getti la maschera. Si dica la verità, per una volta. I sedicenti paladini della democrazia sono ad oggi coloro ai quali tale sistema va più stretto, poiché non può più premiarli stando alle regole che esso stesso presuppone. Non a caso, ormai da decenni, la democrazia occidentale (all’americana, per intenderci) è mero formalismo. Manovre sotterranee si susseguono affinché i risultati, prima o dopo, siano di un certo tipo a prescindere dalla volontà popolare, poiché il punto è sempre e solo uno: la lotta fra gruppi di potere per la supremazia.
Altro che popolo sovrano.

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