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Per quei 49 milioni è la Lega la parte lesa

Red– Quei 49 milioni di euro erano rimborsi elettorali per la Lega, rimborsi che il ministero dell’interno ha distribuito a tutti i partiti. L’inchiesta giudiziaria prendeva le mosse dalle indagini della Guardia di Finanza dalle quali emergeva chiaramente che si trattava di truffa in quanto il tesoriere della Lega Francesco Belsito e Umberto Bossi (Belsito e Bossi – nella foto – si sono dimessi nel 2012) hanno ottenuto tutti quei milioni da Camera e Senato falsificando i rendiconti delle spese elettorali. Parte di quei soldi  era stata utilizzata dalla famiglia Bossi per scopi privati, mentre in questa storia sono stati coinvolti altri esponenti di spicco della Lega come Rosi Mauro, Roberto Calderoli e Francesco Speroni. La vicenda ha portato inoltre il figlio di Bossi, Renzo Bossi, a dimettersi dal Consiglio regionale della Lombardia. Nel maggio 2012 Bossi era iscritto nel registro degli indagati dalla Procura di Milano con l’accusa di truffa ai danni dello Stato, unitamente ai figli Renzo e Riccardo, al senatore Piergiorgio Stiffoni e a Paolo Scala. Nel novembre 2013 Bossi e i propri figli sono stati rinviati a giudizio. Il 10 luglio 2017 il tribunale di Milano ha condannato Umberto Bossi, il figlio Renzo e l’ex tesoriere Belsito.
È del tutto evidente che la parte lesa sia anche la Lega e non solo lo Stato, perché non ha potuto in gran parte utilizzare quei soldi in quanto qualcuno se li era messi in tasca.
Tuttavia nessuno, tra i leghisti, ha sporto denuncia contro i responsabili perché nessun leghista si sarebbe mai sognato di denunciare Umberto Bossi, il fondatore del movimento.
E qui sta la differenza fra il caso che riguarda la Lega e quello che ha riguardato la Margherita, quando il tesoriere si era messo in tasca otto milioni e fu lo stesso Rutelli a denunciarlo. Per la proprietà transitiva oggi dovrebbe essere Salvini a denunciare Bossi, ma Salvini non la farà mai. E allora? E allora, niente denuncia, tutti colpevoli, e la Lega ha preferito tacere e pagare.

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